06 Dicembre 2020 Un pizzico di Milano nella Washington di Biden
L'Agenzia Giornalistica Italia serve un'interessante dessert nel menu delle notizie dagli USA sull'elezione di J. Biden.
"Se vuoi vedere e cogliere lo spirito di Washington, devi stare al tavolo del Cafe Milano. Il suo inventore si chiama Francesco Nuschese, un italiano con l'accento campano-washingtoniano, lo sguardo svelto di chi coglie il guizzo, tra un suo silenzio e l'altro s'intuisce il romanzo. Franco è il passepartout per aprire molte porte di Washington, tutte le strade portano al Café Milano, anche se vai contromano."
A margine del ritratto mondano del brillante chef e imprenditore campano, c'è una notazione politica interessante. Trump non ha mai legato con la capitale, l'ha rifiutata in blocco, dal ceto politico al "mondo di mezzo" che gli ruota intorno, venendo cordialmente ricambiato. Questo spiega i rapporti sempre burrascosi con la burocrazia della capitale, che come tutte le burocrazie del mondo vede convivere al suo interno grandi competenze e squallide rendite di posizione.
Non è un caso se nel collegio elettorale del District of Columbia, J. Biden è stato plebiscitato con il 92,9% dei voti. Proprio come se a Washington Trump fosse del tutto sconosciuto; oppure troppo ben conosciuto.
La capitale non è rappresentativa della nazione, e in questo caso è evidente la netta separazione fra Washington e la periferia dell'America, che ha invece premiato Trump. Ma come emerge da più parti, per il successo della Presidenza Biden, sarà decisiva la capacità di fare funzionare la macchina amministrativa nell'era post-pandemia.