13 Dicembre 2020 Cause elettorali in corso. Aggiornamento.
Il processo elettorale ha superato il primo punto di non ritorno martedì 8 Dicembre, data alla quale gli stati devono certificare i risultati delle elezioni, che saranno confermati dai Delegati nella riunione del prossimo 14 dicembre. Questo intervallo serviva originariamente per permettere ai delegati di raggiungere la capitale, rito obsoleto nell’era moderna, e modificato dall’attuale pandemia.
Il 7 Dicembre la Corte Suprema ha respinto all’unanimità la richiesta di esaminare con urgenza la richiesta dei legali della campagna di Trump di rovesciare le sentenze statali sulle elezioni in Pennsylvania, e con esse l’esito del voto in quello stato. I giudici supremi non hanno riscontrato alcuna prova delle pretese condotte illegali che possano avere permesso al candidato Biden di ottenere più voti di quelli liberamente espressi. Niente è stato dimostrato, scrivono i giudici, che possa minare la certezza del risultato elettorale ( /https://www.nytimes.com/2020/12/08/us/supreme-court-republican-challenge-pennsylvania-vote.html).
Il giorno successivo è stata annunciata una nuova istanza alla Corte Suprema: il procuratore generale del Texas, il Repubblicano Ken Paxton, in questi mesi oggetto di un’inchiesta federale per corruzione, ha citato in giudizio davanti alla Corte Suprema gli stati Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Secondo il querelante le regole varate per il controllo dalla pandemia hanno condizionato le libere le elezioni di novembre in quegli stati, favorendo una diffusa frode elettorale. La richiesta è stata sostenuta da Trump stesso, da una dozzina di procuratori generali statali repubblicani e da 126 parlamentari del GOP (fra cui 17 che hanno così contestato la loro stessa elezione, essendo stati eletti negli stati convenuti), ma non dal Dipartimento della Giustizia.
Con procedura d’urgenza la Corte ha respinto venerdì 11 Dicembre il ricorso del Texas: “per difetto di legittimazione ai sensi dell'articolo III della costituzione. Il Texas non ha dimostrato legalmente di essere portatore di un interesse apprezzabile a giudicare il modo in cui un altro Stato conduce le sue elezioni. Tutte le altre mozioni pendenti vengono respinte” (https://www.supremecourt.gov/orders/courtorders/121120zr_p860.pdf). I lievi distinguo registrati dai giudici Alito e Thomas non hanno compromesso l’unanimità, voluta dal Chief Justice J. G. Roberts, per sbarrare definitivamente la strada ai tentativi incostituzionali del Presidente uscente di arrivare alla vittoria elettorale per via giudiziaria. Roberts aveva già lasciato intendere il suo pensiero quando aveva ammonito che non ci sono giudici repubblicani o democratici, ma solo giudici, contrariamente a quanto sperava D. Trump.
In diritto, benché teoricamente l’istituto della "original jurisdiction" faccia rientrare i conflitti fra stati nella competenza esclusiva della Corte Suprema, non c’è alcun motivo legale per affermare il diritto del Texas di sindacare i sistemi elettorali degli altri stati. L’azione è stata giudicata dai più teneri commentatori come un tentativo disperato dei più zelanti cortigiani del Presidente Trump. Il prof. R. Hansen, della UCLA Law School, più recisamente ha definito l’azione del Texas “un comunicato stampa mascherato da atto giudiziario” ( https://electionlawblog.org/?p=119395).
Il dibattito legale si estende anche a aspetti strettamente personali: i due legali di D. Trump, R. Giuliani e J. DiGenova, sono stati attaccati in una lettera da 1.500 avvocati, che invocano sanzioni professionali contro di loro. Fra i molti interventi di accademici indipendenti, spicca quello del giurista Austin Sarat, vice rettore del Amherst College, alma mater del 30° Presidente C. Coolidge e di Harlan Fiske Stone, il più longevo e influente giudice nella storia della Corte Suprema, che oltre a rimarcare i comportamenti contrari all’etica professionale da parte dei due legali, ha affermato che gli avvocati di Trump hanno “…screditato la loro professione e danneggiato la democrazia che per non essere indebolita, richiede integrità e rispetto” (https://verdict.justia.com/).
Mentre D. Trump continua a dichiarare che la battaglia è ancora aperta, gli occhi sono tutti puntati su Washington per la riunione del Collegio elettorale di lunedì 14 Dicembre.
SITUAZIONE NEGLI STATI IN CONTESTAZIONE
DAL 07 12 AL 11 12 2020
STATO |
Situazione |
Data limite certificazione |
ARIZONA |
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Voto per Biden certificato |
GEORGIA |
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Voto per Biden certificato
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MICHIGAN |
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Voto per Biden certificato
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NEVADA |
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Voto per Biden certificato
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PENNSYLVANIA |
La Corte Suprema ha rifiutato di esaminare il ricorso del deputato Kelly che chiedeva di ribaltare la sentenza della Corte suprema dello stato sull’ammissibilità del voto postale
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Voto per Biden certificato
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WISCONSIN |
Il Senatore Repubblicano Ron Johnson, presidente della Commissione interni del Senato, ha convocato un’udienza speciale dell’ex Procuratore Ken Starr, che presiedette l’inchiesta per l’impeachment di Bill Clinton. La motivazione ufficiale è una testimonianza sulla correttezza delle procedure elettorali del 3 novembre scorso. Appare molto probabile che si tratti in realtà di una mossa ulteriore nella strategia di delegittimazione del Presidente eletto Biden. L’udienza verrà boicottata dai membri democratici della commissione. Anche il Senatore Repubblicano M. Romney ha annunciato che non parteciperà all’udienza.
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Voto per Biden certificato
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