Transizione alla Casa Bianca = riallineamento a Washington
Il calendario istituzionale previsto per le elezioni presidenziali USA entra nella sua fase conclusiva. Il prossimo mercoledì 11 dicembre le liste dei delegati destinati ad essere elettori presidenziali saranno certificate dal governatore di ogni stato. Poi il martedì successivo, 17 dicembre, i 538 membri del Collegio elettorale esprimeranno, dal loro domicilio, il loro voto indicando formalmente Donald Trump.
I risultati finali hanno leggermente aggiustato la situazione numerica emersa il 5 novembre scorso: Donald Trump ha ottenuto il 50% dei consensi, pari a 76.651.112 voti e ottiene 312 delegati, lasciando Kamala Harris al 48.3%, con 74.104.019 voti e 226 delegati. Interessante che il terzo posto, primo fra gli indipendenti, vada alla candidata di parte della galassia verde, Jill Stein (770.927 voti pari a 0,5%), medico ambientalista, che fa meglio di Robert Kennedy jr (741.883 voti), che però esce come vincitore e va al Ministero della Sanità.
Ci sono anche i numeri finali del nuovo Congresso che si riunirà il 6 gennaio 2025: al Senato la maggioranza repubblicana è 53/47, mentre alla Camera dei Rappresentanti è 219/215, con un seggio già vacante dopo le dimissioni di Matt Gaetz, per pochi giorni ministro in pectore della giustizia. Nella prassi politica nostrana le dimissioni non si danno mai, e l'esperienza di Gaetz illustra bene il perché.
A Washington e dintorni è cominciato il grande riallineamento, perché se i super trumpiani si contendono le poltrone, tutti gli altri si preparano a quattro anni di sopravvivenza. Alcuni esempi:
- il procuratore federale Jack Smith ha annunciato la fine dell'inchiesta sui documenti sottratti da Trump, ufficialmente perché essendo presidente eletto è di nuovo immune; in realtà, al di là dei costi processuali di oltre 90 milioni di dollari, sino a pronuncia della Corte Suprema resta irrisolta la questione costituzionale dell'immunità;
- il giudice Juan Merchan che il 30 maggio scorso ha condannato il Presidente eletto Donald Trump nel processo di New York sui pagamenti in nero per coprire le sue avventure galanti, ha rinviato la data della sentenza. Gli avvocati di Trump premono perché la condanna penale venga cancellata "per facilitare la transizione ordinata del potere esecutivo". La più moderata delle passate dichiarazioni di Trump sul giudice Merchan lo definiva “un uomo che sembra un angelo ma in realtà è un diavolo”.
- Walmart ha revocato tutti i programmi sulle pari opportunità (Diversity, equity, and inclusion), annunciando tempi duri, per meglio dire "ancora più duri", per le minoranze di ogni tipo; Walmart è l'ultima, ma la più grande per dimensioni, fra le aziende USA che hanno messo in pratica le indicazioni della sentenza della Corte Suprema che ha vietato l'azione affermativa nelle ammissioni universitarie, innescando una corsa all'indietro nel tempo a protezione della vessata maggioranza bianca.
- Claudia Sheinbaum presidente del Messico, propone a Donald Trump un accordo per escludere il Messico come destinazione finale delle deportazioni di migranti dagli Stati Uniti. Il vice di Trump, J. D. Vance, ha ventilato la possibilità di deportare 1 milione di persone all'anno.
- Huawei ha lanciato un telefono con un sistema operativo made in China, (Mate 70), che offre un'alternativa ad Android di Google o iOS di Apple. I produttori cinesi nel rendersi autonomi dai sistemi made in USA, anticipano l'effetto della guerra dei dazi che Trump ha annunciato, che in qualche modo ridisegnerà il mercato delle tecnologie e dei microchip.
- A seguito delle intemerate del neo Presidente sulla necessità che gli alleati smettano di approfittare della spesa militare americana, sono forse partite prove tecniche di indipendenza anche in Italia. Ha avuto un'eco limitata l'accordo stretto fra Giappone e Italia per la cooperazione in materia di difesa (ACSA - Acquisition and Cross-Service Agreement). Fra i rispettivi eserciti aumenterà lo scambio di materiali e servizi, ed inoltre la collaborazione verrà allargata alla progettazione, insieme con il Regno Unito, di un nuovo jet da combattimento.
La politica delle fughe in avanti e delle spacconate che sostituiscono le dichiarazioni politiche, dopo aver dato un buon risultato presso l'elettorato, sta costringendo sulla difensiva tutti quanti con Trump inevitabilmente avranno a che fare.