Ancora sangue in nome della libertà di portare armi
Voci dall'America

Ancora sangue in nome della libertà di portare armi

L'ennesima sparatoria di un folle armato con un fucile d'assalto che ha ucciso 18 persone scelte casualmente nel Maine, ha catalizzato l'attenzione della stampa di tutto il mondo. Si tratta solo dell'ennesimo episodio di un conflitto che sembra sempre più simile ad una guerra civile dichiarata dai sostenitori del libero uso di ogni tipo di arma.

Come noto, e spesso descritto in questo blog (vedi riferimenti negli "Approfondimenti"), la Corte Suprema sostiene l'interpretazione originalista e meta giuridica del 1° e 2° emendamento della costituzione americana: alla fine del '700 la libertà di parola era minacciata dal sovrano, e le armi un fattore di salvaguardia nella vita quotidiana. Benché la costituzione limiti la libertà di armarsi "entro una milizia" statale, ancora oggi una parte consistente della popolazione americana pretende di poter portare ovunque armi anche automatiche, e di poter assimilare una minaccia proferita armi alla mano alla libertà di parola.

Associazioni come Gun owners of America, non apertamene legate ai produttori di armi, bloccano ogni tentativo governativo di imporre controlli nella vendita di qualsiasi tipo di arma. Secondo il credo di questa lobby, acquistare una mitragliatrice che spara centinaia di colpi al minuto è un "diritto concesso da Dio". Un diritto che si concretizza nella vendita di 22 milioni di armi ogni anno, che causano oltre 40.000 morti all'anno negli Stati Uniti.

I sociologi sono mobilitati per cercare di razionalizzare la logica che orienta questa scelta di vita, e alcuni casi emblematici aiutano a capire come ogni episodio finisca per aumentare la distanza fra sostenitori del controllo e del diritto di armarsi.

Craig Robertson era un ultra settantenne pensionato, abitava in un piccolo centro dello Utah, Provo; elettore registrato come repubblicano e sostenitore dell'ex Presidente Trump, più volte aveva avuto problemi per l'abitudine di proferire minacce di morte. Oggetto delle minacce di Robertson da ultimo erano i magistrati che si occupano dei processi contro Donald Trump, e gli uomini politici democratici in generale e in particolare quelli attivi nel richiedere il controllo delle armi. E ovviamente aveva più volte minacciato di morte il Presidente Joe Biden. Sono disponibili sul web filmati di Robertson che nel 2018 accoglie due agenti del FBI armi alla mano in occasione di una denuncia perché aveva minacciato di sparare a due tecnici di Google che stavano lavorando su un palo della luce. Quando il 9 agosto scorso, alla vigilia della vista di Joe Biden nella vicina Salt Lake City,  gli agenti federali sono tornati in forze per un controllo, il pensionato ha aperto il fuoco e nella successiva sparatoria è stato ucciso.

L'accaduto è tuttora sotto esame da parte della Divisione Ispettiva del bureau ma pur dando per scontato che gli agenti abbiamo agito secondo procedure autorizzate e collaudate, anche i meno faziosi fra i commentatori si chiedono se un uomo meriti di morire per averene minacciato un altro. E quale sia il limite della libertà di parola sui canali internet che veicolano un aumento della violenza verbale che troppo spesso diventa concreta e fisica. E' solo di un anno fa ma sembra dimenticato l'episodio dell'aggressione al marito della speaker della Camera Nancy Pelosi, alimentato dai violenti attacchi personali della destra estrema da Donald Trump in giù. E lo stesso Trump ha poche settimane fa scritto sui social che per il generale M- Milley, alto ufficiale dell'esercito USA, incaricato di negoziati con la Cina, "per un atto così eclatante,  in passato, la punizione sarebbe stata la morte” , scatenando una tempesta di minacce contro il generale sul web.

Ha scritto Rowan M. Gerety: "Se c’è una lezione costituzionale che si può trarre nell’uccisione di Craig Robertson, è che se si spingono troppo oltre i confini del Primo e del Secondo Emendamento, alla fine non si può che creare conflitti. .....La nostra è un’epoca in cui la linea sostenuta dalla Corte Suprema è che che é lecito dire tutto quello che si vuole e portare ogni tipo di arma, ovunque si voglia. Un secolo fa invece, il giudice costituzionale Oliver W. Holmes Jr. definì il limite delle protezioni del Primo Emendamento come qualcosa di diverso dal gridare falsamente al fuoco in un teatro. Internet é il teatro in cui tutti urliamo in continuazione, senza poter vedere la fiamma o annusare il fumo". L'uso e l'abuso dei mezzi di comunicazione non fa che alimentare nella razza umana la naturale tendenza degenerativa a fare violenza ai propri simili.

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Per approfondire

Su questo blog
14/02/2021 Costituzione e originalismo, un dibattito forse noioso, ma attuale            06/06/2021 Controllo delle armi: buone intenzioni, realtà preoccupante
25/06/2022 La Corte Suprema impone una svolta conservatrice

Sul web
https://www.politico.com/news/magazine/2023/10/27/craig-robertson-fbi-shooting-utah-00123483
https://www.newsweek.com/who-craig-robertson-man-killed-fbi-threatening-biden-1818703
https://www.gunowners.org/     https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2023/09/trump-milley-execution-incitement-violence/675435/

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