Brenda Andrew deve morire ?

In quanto orgogliosi concittadini di Cesare Beccaria, leggiamo con un misto di orgoglio e compassione le cronache della pena di morte, in una nazione di grande civiltà giuridica come gli Stati Uniti. Negli ultimi giorni, dapprima il Presidente degli Stati Uniti ha ritenuto di dover, appena insediato, rimettere al lavoro il boia federale. In contemporanea la Corte Suprema si è occupata del ricorso contro la sentenza capitale inflitta a Brenda Andrew, condannata nel 2004 da una giuria dell'Oklahoma per l'omicidio del marito, Rob Andrew.

Il 20 novembre 2001, Rob Andrew fu assassinato a colpi di pistola nel suo garage, e la moglie, a sua volta colpita al braccio, raccontò alla polizia che a sparare erano stati due sconosciuti. Andrew spiegò inoltre che era separata dal marito e che usciva con James Pavatt, ma che lei e Rob continuavano a vedersi per la gestione dei loro due figli. La vedova e il suo nuovo partner pochi giorni dopo partirono per il Messico, mentre la polizia sospettava che fossero coinvolti nell'omicidio. Pavatt finì per confessare di essere l'autore del delitto, sostenendo però che Andrew non era coinvolta. Successivamente il Procuratore dell'Oklahoma accusò i due di omicidio e una giuria dichiarò colpevole Pavatt e lo condannò a morte. Nel separato processo contro Andrew, l'accusa cercò di dimostrare che questa aveva cospirato con l'asssasino reo confesso, un agente assicurativo, e che il movente era l'incasso di una polizza di assicurazione sulla vita.

Durante questo secondo processo l'accusa cercò di dimostrare la colpevolezza della donna non tanto in base a prove dirette, ma ai precedenti della sua vita privata. I giurati dichiararono Brenda Andrew colpevole, e la condannarono a morte. I legali di Andrew dopo la condanna presentarono una richiesta di habeas corpus che ha interrotto il conto alla rovescia dell'esecuzione, sostenendo che la condanna era stata motivata da prove pregiudizievoli estranee alle accuse, in violazione della clausola del giusto processo.

Seguirono venti anni di appelli e ricorsi, in cui dapprima la Corte d'appello dell'Oklahoma ha confermato la condanna, dichiarando che per quanto le incursioni nelle vita privata dell'accusata non fossero pertinenti, il loro uso era stato un errore minore. Due successivi corti federali (Corte d'Appello federale e Decimo Circuito, entrambe con sentenza collegiale) a maggioranza hanno negato la riforma della sentenza, sostenendo che il principio invocato dalla difesa di Andrew non é espressamente stabilito in una legge federale.

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha esaminato il caso e ha stabilito che il Decimo Circuito ha commesso un errore nella sua interpretazione. L'alta Corte ha ricordato di essersi già pronunciata più volte in passato sulla questione (sentenze Payne vs Tennessee 501 US 808 -  Booth v. Maryland , 482 US 496 e South Carolina v. Gathers, 490 US 805) definendo i criteri di ammissibilità di prove non circostanziali nei casi passibili di applicazione della pena capitale. Per l'alta corte la clausola del giusto processo si applica specificamente all'indebita presentazione di prove pregiudizievoli che rendono un processo penale iniquo. La Corte Suprema ha quindi rinviato il caso al tribunale di primo grado per ulteriori valutazioni sulla rilevanza delle prove presentate.

Il punto di fatto é che negli Stati Uniti, la pena di morte può essere richiesta solo per crimini di particolare gravità. Brenda Andrew, incensurata prima del fatto, è stata condannata per l'omicidio del marito per motivi di interesse, malgrado i dubbi sulle circostanze in cui l'uomo venne colpito e la mancanza di prove dirette sulla complicità della moglie con l'assassino.

Legittimo è sembrato quindi il dubbio che la condanna a morte sia stata pronunciata principalmente per la decisione del Procuratore distrettuale di insistere sui caratteri della personalità dell'imputata e sui suoi precedenti non penali, ma comportamentali.

Durante il processo alcuni testimoni dell'accusa infatti vennero chiamati per descrivere come Andrew fosse ossessionata dal sesso, indossasse sempre vestiti attillati, scollati e provocatori, intrattenendo relazioni con altri uomini oltre al marito. Alcune delle relazioni menzionate risalivano a diciassette anni prima del crimine.

La giudice Arlene Johnson della Corte d'appello dell'Oklahoma, nell'esprimere un parere dissidente dalla maggioranza dei suoi colleghi, aveva inutilmente sostenuto che Brenda Andrew era stata condannata a morte sulla base di "prove che non hanno altro scopo se non quello di ribadire che é una cattiva moglie, una cattiva madre e una cattiva donna... Alla giuria è stato permesso di considerare tali prove... in violazione della regola fondamentale secondo cui un imputato deve essere condannato, per il crimine contestato e non per il fatto essere una cattiva donna".

Brenda Andrew é nata e cresciuta a Enid, in Oklahoma, in una famiglia di classe media molto religiosa. A 21 anni, sposò Rob Andrew e con lui si trasferì dapprima per lavoro in Texas, per poi tornare in Oklahoma e diventare un'insegnante della scuola parrocchiale. I difensori hanno potuto quindi descrivere la donna come un'ottima madre, gentile e premurosa, e attiva anche nell'assistenza di parenti e vicini di casa affetti da malattie e disabilità. Anche un suo ex datore di lavoro ha testimoniato sulle sue qualità.

Tutto questo quantomeno contraddiceva la narrazione dell'accusatore pubblico che nell'arringa finale oltre a definire Andrew deviata e promiscua, é arrivato a mostrare la biancheria intima della donna sequestrata dopo il delitto, per domandare enfaticamente alla giuria "una vedova in lutto mette in valigia il  perizoma per andare a dormire in una stanza d'albergo... con il suo fidanzato?". Probabilmente il Procuratore distrettuale con questa retorica aveva pensato di garantirsi contro eventuali falle nelle prove contro Andrew, rendendo la giuria ostile verso una moglie bugiarda, infedele e irresponsabile, creando invece le premesse per la censura della sentenza.

Brenda Andrew è nel braccio della morte da più di vent'anni, e senza l'intervento della Corte Suprema lo stato dell'Oklahoma avrebbe potuto eseguire l'iniezione letale nei prossimi mesi, sulla base di pregiudizi e stereotipi basati sul genere. Ma come rilevano gli studiosi di diritto penale, in tutto il sistema legale americano è frequentissimo l'uso della teoria della "donna cattiva", diretta conseguenza del persistente sessismo in parte della società americana.

https://supreme.justia.com/cases/federal/us/604/23-6573/
https://supreme.justia.com/cases/federal/us/501/808/