Come mettere insieme USA e UE nella sfida high tech alla Cina
Uno dei fili rossi che segnano le direzioni nell'evoluzione storica delle relazioni fra Stati uniti ed Europa, già delineato nel quarto capitolo del libro "Euramerica", riguarda la necessità della collaborazione transatlantica in materia digitale.
E' constatazione universalmente accettata che il mondo sta vivendo una fase di transizione tutt'altro che indolore; la descrizione e qualificazione di questa transizione è oggetto di diverse interpretazioni. Secondo la classificazione a metà fra l'antropologico e il politico, di Regis Debray, stiamo vivendo l'affermazione del "homus digitale" dopo quella del "homus economico", che per i duecento anni della rivoluzione industriale aveva soppiantato la lunga era del "homus religioso". Considerando l'accelerazione nel consumo di tempo della nostra era, possiamo aspettarci che questa transizione si compia in pochi decenni e non duri alcuni secoli.
Non è facile cogliere nel clamore quotidiano le linee di sviluppo di questo cammino, ma è opportuno cercare di farlo, per non svegliarci all'improvviso in un mondo nuovo e sconosciuto, sprovvisti degli strumenti culturali necessari per comprenderlo, finendo così in una forma di alienazione digitale.
Negli Stati Uniti il dibattitto culturale è in corso, questo blog ne ha dato ripetutamente conto, che è stato rilanciato da una proposta di legge riguardante la leadership democratica nella strategia e nello sviluppo tecnologico è stata presentata al Senato. I proponenti appartengono tanto alla maggioranza che all'opposizione attuali, capeggiati da due influenti presidenti di commissioni senatoriali: Mark R. Warner (Democratico), Presidente del Committee on Intelligence, e Bob Menendez (Democratico), Presidente del Senate Foreign Relations Committee. Insieme a loro i senatori democratici Chuck Schumer e Michael Bennet, e i repubblicani John Cornyn, Marco Rubio, Ben Sasse, e Todd Young. L'obbiettivo è di impegnare l'amministrazione in carica attuale, e quelle future, a sviluppare una partnership strategica tra nazioni democratiche per competere contro la crescente forza tecnologica cinese, percepita come pericolosa perché viene basata sul regime totalitario del Partito Comunista Cinese. Una nuova agenzia governativa verrebbe istituita, nelle intenzioni dei proponenti, presso il Dipartimento di Stato, per coordinare tutti gli uffici governativi nello stabilire standard e norme internazionali, condurre ricerche congiunte e coordinare i controlli delle esportazioni e lo screening degli investimenti su tecnologie emergenti e critiche.
La premessa dell'iniziativa è che la capacità di controllare le nuove tecnologie sarà determinante nei prossimi decenni per definire i nuovi rapporti di forza universali. Dal punto di vista americano è un pericolo non tanto il fatto di avere nella Cina un concorrente globale, ma la specifica struttura politico economica della Repubblica popolare cinese. La singolare combinazione di un'economia capitalista gestita da un partito unico comunista, permette infatti allo stato di finanziare le aziende cinesi, fare massicci e univoci investimenti in ricerca e sviluppo, e controllare il mercato interno, con una serie di vantaggi competitivi rispetto alle democrazie imbrigliate dalle loro stesse regole, già definite molti anni fa da G. Tremonti un "rischio fatale". L'abile sfruttamento diplomatico da parte cinese di questo vantaggio in termini di alleanze con altre nazioni affamate di nuove tecnologie, e l'accorto sfruttamento delle istanze della diplomazia multilaterale negli anni del neo isolazionismo di Trump, hanno reso ancor più evidente la superiore velocità della Cina rispetto ai concorrenti occidentali.
Ciò che esplicitamente reclamano i senatori americani, è la collaborazione fra gli Stati Uniti e gli altri governi democratici per contrastare i vantaggi politici della Cina. Riprendendo anche la retorica del tradizionale messaggio americano, si tratta di un'alleanza per garantire che le nuove tecnologie promuovano istituzioni, norme e valori democratici, contribuendo alla pace e alla prosperità globali. Ovviamente si può obbiettare che si tratta di una pace e di una prosperità principalmente americani, ma la storia della seconda metà del Novecento autorizza a guardare al progetto non con acritica fiducia, ma con costruttiva partecipazione.
Visto dal lato europeo, questa linea di sviluppo è vista in chiave critica da numerosi analisti, imprenditori e politici, non necessariamente iscritti al fronte anti americano. Per tutti si può ricordare Franco Bernabé, preliminarmente scettico perché l’Europa non ha l’apparato militare e di intelligence proprio di una superpotenza, e senza la spinta che questi settori danno allo sviluppo tecnologico, non ci potrebbero essere in Europa risorse sufficienti per contribuire al progetto di alleanza tecnologica. Secondo Bernabé non si tratta solo dell'assenza di un credibile piano di integrazione europea a livello politico, economico e strategico, ma di una diversità culturale di fondo fra Europa e America, che emerge in modo dirompente a livello di nuove tecnologie. Come esempio pratico l'ex AD di ENI ricorda quando nella costruzione del mondo WEB, al congresso della Internet Engineering Task Force nel 1992, dovendo scegliere il protocollo web da adottare, fra Tcp/ip targato USA e Iso/Osi, targato EU, la scelta per il sistema americano fu accompagnata dalle profetiche parole “Il metodo Tcp è descrittivo, il metodo Iso è prescrittivo, uno è adatto alla tecnologia, l’altro alla teologia”.
L'Europa non è condannata alla sola teologia, ma ha un ruolo importante in considerazione del contributo dei ricercatori europei all'evoluzione tecnologica, oggi come in passato. Non è quindi solo wishful thinking ritenere che ci siano ampie aree di possibile convergenza e collaborazione, basate sulle radici culturali comuni fra Stati Uniti ed Europa, che si concretizza nella comune adesione al sistema politico democratico.
Infatti lo stesso Bernabé ritiene che la strada maestra per l'Europa, pur afflitta da un eccessiva di forme di controllo e regolazione burocratica, che rischiano di soffocare lo sviluppo della tecnologia, sia un’alleanza più forte con gli Stati Uniti, che esalti il contributo europeo in termini di privacy, gestione dei dati, e interoperabilità.
https://www.executivegov.com/tag/democracy-technology-partnership-act/