Crisi istituzionale al Campidoglio 1 - Dall'estremismo al caos
Le istituzioni democratiche sono in difficoltà in tutto il mondo, con l'indebolimento di istituti come la partecipazione e la rappresentanza. Si avverte un generale incapacità delle istituzioni di garantire equità nella crescita economica e nel venire incontro alle esigenze dei cittadini. Questo avviene proprio nel momento in cui la nuova competizione globale é fra sistemi democratici e totalitari. Non a caso una delle argomentazioni più spesso ripetute da V. Putin per difendere il suo sistema di potere riguarda proprio le numerose incrinature delle istituzioni democratiche.
L'ultimo episodio in ordine tempo riguarda la rimozione dello speaker della Camera dei Rappresentanti USA, Kevin McCarthy, nominato solo lo scorso 7 gennaio, dopo le elezioni di mid term, al termine di 15 estenuanti votazioni (un record). McCarthy aveva dovuto sormontare la resistenza dell'ala radicale filo trumpiana del Partito Repubblicano, che pretendeva garanzie su una conduzione dei lavori parlamentari durissima nei confronti della minoranza democratica e della Casa Bianca. Il rappresentante della Florida M. Goetz, uno dei ribelli di gennaio, ha introdotto il 2 ottobre una "motion to vacate" per rimuovere lo speaker. Già criticato per avere concesso troppo margine di manovra alla Casa Bianca sugli aiuti militari all'Ucraina, il 30 settembre McCarthy ha permesso un accordo per consentire al governo di evitare quello che viene definito "governement shutdown", il blocco della spesa pubblica. Nel sistema federale americano il governo ha tutta la responsabilità della spesa pubblica, ma deve ottenere l'approvazione generale e puntuale del Congresso. I fondatori nel delineare il sistema costituzionale di "pesi e contrappesi", avevano infatti bilanciato gli ampi poteri esecutivi della presidenza, con gli altrettanto ampi poteri di controllo del parlamento. L'intento era di equilibrare così gli interessi particolari rispetto all'interesse generale, favorendo compromessi virtuosi, ma l'obbiettivo si è progressivamente allontanato a causa della radicalizzazione delle posizioni dei partiti.
Il casus belli è davvero sostanziale. Il blocco della spesa é davvero totale solo dal 1980, quando venne imposta un'interpretazione restrittiva della legge (Anti-Deficiency Act del 1884) che regola la spesa pubblica. Dopo un primo episodio nel 1981, altre dieci volte il conflitto fra esecutivo e legislativo ha bloccato l'erogazione di servizi federali, l'ultima per oltre un mese fra dicembre 2018 e gennaio 2019. Pur garantendo alcuni servizi pubblici essenziali, durante lo "shutdown" restano bloccati la quasi totalità dei finanziamenti e persino il pagamento degli stipendi ai dipendenti federali, con l'eccezione dei militari. Politicamente il blocco indebolisce in particolare la presidenza, che subisce la temporanea interruzione della sua azione di governo, e vede intaccata l'immagine del Presidente.
La mozione di Goetz é stata posta in votazione e approvata dopo solo 48 ore, sollevando immediatamentelo lo speaker dal suo incarico con 216 contro 210. Il Partito Democratico, che con una sorta di astensione tecnica avrebbe potuto salvare McCarthy (la norma richiede la maggioranza dei votanti), ha scelto di votare per la destituzione dello speaker insieme a otto deputati repubblicani di estrema destra (Andy Biggs - Arizona, Ken Buck - Colorado, Tim Burchett - Tennessee, Eli Crane - Arizona, Matt Gaetz - Florida, Bob Good - Virginia, Nancy Mace - Sud Carolina, Matt Rosendale - Montana). I tempi rapidissimi della procedura di rimozione hanno impedito allo speaker McCarthy di organizzare una difesa, quanto meno raccogliendo i consensi necessari per demandare il voto ad una commissione apposita, come il regolamento parlamentare avrebbe permesso.
I democratici hanno quindi scelto ancora una volta di favorire l'ala estremista del GOP, ritenuta più facile da contrastare nel duello elettorale diretto. Già nelle elezioni di mid term 2022 questa linea era risultata vincente, impedendo ai Repubblicani la conquista della maggioranza al Senato. Dopo la liquidazione di McCarthy sarà agevole per i candidati democratici chiedere agli elettori repubblicani: volete farvi governare da un partito che non riesce a governare nemmeno sè stesso?
Il Partito Repubblicano è ostaggio dell'estremismo sin dalla discesa in campo di Trump, che controlla i voti dell'elettorato più radicale, ma spaventa una parte consistente dell'elettorato moderato. Così come è stato ostaggio in parlamento di 8 deputati estremisti, che hanno votato con la minoranza democratica. Ma quando per affermare una linea politica si erode la credibilità delle istituzioni, è difficile mantenere una credibilità ampia.
Al di là della dinamica politica, la rimozione dello speaker della Camera rappresenta una seria crisi istituzionale senza precenti. rIn un meccanismo costituzionale ossessionato dalla necessità di assicurare la continuità, esta scoperta la terza carica del stato, seconda nella linea di successione al Presidente. Lo speaker provvisorio Patrick McHenry, avrebbe pianificato entro una settimana un dibattito fra i candidati seguito da un voto. E in più si è voluto distinguere come intransigente (ma ominicchio) con il suo primo provvedimento: ha fatto ordinare all'ex spekaer Pelosi (bloccata in California per i funerali della senatrice Duianne Feinstein) di sgombrare dalla sera alla mattina l'ufficio che come tradizione aveva mantenuto in Campidoglio. Ma l'eventuale efficenza del deputato con il papillon, lui stesso uno dei papabili, non può far dimenticare che il nuovo speaker si troverà subito (entro il 17 novembre ) a dover risolvere il problema dello shutdown, che è costato la poltrona a McCarthy. E non risolve certo la situazione di stallo nel Partito Repubblicano. Come ha scritto John F. Harris, fondatore ed editorialista di "Politico", "Il partito sceglie capi senza alcuna capacità di guidare deputati che non hanno nessuna intenzione di essere guidati".