Diario della settimana

La via maestra per la procedura di impeachment è stata intrapresa con il voto alla Camera del Rappresentanti del 10 gennaio: dieci repubblicani si sono uniti ai democratici per sancire il secondo impeachment lanciato contro D. Trump. Il senatore M. McConnell, leader della maggioranza repubblicana sino al prossimo arrivo dei due democratici eletti in Georgia, non si è detto pregiudizialmente contrario alla procedura, ma non la farà discutere sino al 19 gennaio, alla vigilia dell’inaugurazione. Condannare un presidente non più in carica sarebbe non solo un atto inusitato, ma anche controverso, esposto a numerose insidie giuridiche e procedurali.

Sul Washington Post del 11 gennaio, Bruce Ackerman (Yale Law School ) e Gerard Magliocca (Università dell'Indiana) hanno proposto un’alternativa costituzionalmente orientata. La sezione 3 del 14 ° emendamento, inibisce le cariche federali a persone che abbiano "partecipato a insurrezioni o ribellioni contro" la Costituzione. Approvato alla fine della guerra civile il 9 luglio 1868, l’emendamento era parte della legislazione volta a pacificare la nazione ponendo regole per sanzionare i ribelli. È stato utilizzato l'ultima volta per rimuovere dal Congresso Victor Berger, rappresentante del Wisconsin, contrario all'ingresso degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale. Il caso finì anche davanti alla Corte Suprema, ma solo sotto il profilo del pregiudizio del giudice che aveva presieduto il processo (Berger v. United States, 255 U.S. 22 1921).

La procedura prevede che le due camere si pronuncino con la maggioranza semplice, e il voto di entrambe le camere interdirebbe ogni futuro politico per Trump di candidarsi alla Casa Bianca. Una maggioranza decisamente alla portata del Partito Democratico. L’interdizione potrebbe essere revocata ma solo con il voto di entrambe le Camere, e con maggioranza dei 2/3, una circostanza improbabile.

Sin qui la teoria. Nella pratica come sempre in politica i numeri sono la condizione per realizzare qualsiasi cosa, e per la condanna di Trump al senato, secondo la procedura ordinaria, servono 67 senatori, quindi 17 repubblicani dovrebbero unirsi ai democratici. I repubblicani sono divisi e indecisi, fra fedeltà a Trump, alle istituzioni e alla loro storia. L'opposizione dei repubblicani all'impeachment deriva dalla convinzione profonda e costante che i membri della tribù politica avversaria vogliono la loro distruzione, al di là dell'intenzione di punire Trump per la sua aggressione al Congresso. In questo senso, i repubblicani istintivamente percepiscono l'impeachment come un tentativo di colpirli facendoli apparire complici dei rivoltosi del Campidoglio, anche a causa del sostegno di 147 di loro alle follie di Trump il 6 dicembre. (Politico – 14 01 2021 – Ben Shapiro). Che la polarizzazione possa far passare i limiti, è peraltro confermato dall’articolo di Paul Krugman, fervente democratico, che coinvolge nella responsabilità dell’insurrezione tutti i repubblicani da Reagan in poi.

Alla fine, dovrebbe prevalere l’interesse di bottega, che per il GOP si concretizza in una scelta: affidarsi ancora a Trump, oppure cancellarlo dalla scena politica con un voto che ne assicuri l’interdizione. La seconda opzione dovrebbe finire per prevalere, anche se non è impossibile che, pur abbandonato dal partito e colpito da interdizione, Trump potrebbe svolgere un ruolo di disturbo, attraverso i figli o un erede politico.

Secondo B. Woodward, ex del Washington Post, intervistato da El Pais prima dell'assalto al Congresso,  “Trump ha parlato duramente, a volte, in un modo che mette a disagio i suoi stessi sostenitori. Ma non ha imposto la legge marziale né sospeso la Costituzione, nonostante le previsioni dei suoi avversari. Lui e il suo procuratore generale, William Barr, hanno contestato più volte lo stato di diritto. Inutilmente. Usare il sistema giudiziario per favorire gli amici e punire i nemici è meschino e nixoniano. Il sistema costituzionale può essere sembrato a volte instabile, tuttavia, la democrazia ha resistito. Ad aver fallito è stata la leadership autoritaria". E' presto per dire se la profezia del vecchio cronista sia avverata, perché la democrazia americana sembra ancora sotto attacco interno.

Dalla prossima settimana Donald Trump potrebbe diventare, se non argomento per i libri di storia, quanto meno una variabile poco significativa nella costruzione della politica americana.  Le code della procedura di impeachment rischiano però di occupare per qualche settimana la scena che andrebbe riservata interamente alla nuova amministrazione di Joe Biden. Le aspettative sono altissime dopo quattro anni di propaganda populista vuota di contenuti.

Materiali

https://www.washingtonpost.com/history/2021/01/11/14th-amendment-trump-insurrection-impeachment/

https://www.law.cornell.edu/constitution/amendmentxiv#:~:text=No%20state%20shall%20make%20or,equal%20protection%20of%20the%20laws.

https://supreme.justia.com/cases/federal/us/255/22/

https://www.nytimes.com/2021/01/11/opinion/republicans-democracy.html

https://edition.cnn.com/2021/01/12/politics/cheney-supports-impeachment/index.html