Diario della settimana - Ultime ombre di Trump su Washington
I passi formali per la seconda fase dell'impeachment retroattivo contro D. Trump sono stati compiuti e tutto è pronto per l’inizio del procedimento martedì 9 Febbraio. La battaglia si annuncia incerta, anche se appare estremamente difficile che i democratici riescano a trovare 17 senatori repubblicani disponibili ad esporsi alle ritorsioni di un ex Presidente che oltre tutto siede su una montagna di dollari raccolti negli ultimi mesi.
I legali della Camera hanno presentato la loro mozione in supporto della delibera dei Rappresentanti, mentre i nuovi legali di Trump hanno presentato le loro contro deduzioni. La battaglia, oltre che sulla retroattività della misura, sembra concentrarsi sulla possibilità di considerare il discorso di Trump del 6 gennaio come un esercizio della libertà di parola garantito dal Primo emendamento. Su questo argomento il campo democratico rischia di dover superare qualche contraddizione, per la tradizione garantista nata degli anni cinquanta del secolo scorso contro il fenomeno maccartista. Per molti democratici l’incitamento alla folla di Trump benché fatto con parole forti e inappropriate, è comunque protetto dal Primo Emendamento (The Hill).
Il partito Repubblicano appartiene a Trump ? La questione è sempre aperta, mentre crescente il malcontento da parte di numerosi parlamentari del GOP, timorosi per la loro posizione alla prossima scadenza elettorale. Dopo il forte, anche se inutile, sostegno alla mozione di incostituzionalità della procedura di impeachment, bloccata la scorsa settimana dalla maggioranza democratica supportata da una quindicina di repubblicani, il 3 Febbraio il caucus repubblicano ha rinnovato la fiducia a Liz Cheney, messa sotto accusa per il voto contro Trump alla Camera. Il risultato della votazione è stato netto: 145 repubblicani hanno sostenuto Cheney, mentre solo 61 hanno votato contro. Una delle principali ragioni sembra essere stato il voto a scrutinio segreto: molti colleghi che hanno attaccato Cheney in pubblico, hanno finito per sostenerla nel segreto dell’urna, senza timore di ripercussioni. Questo potrebbe indicare che al di là di molte dichiarazioni di sostegno a Trump, rilasciate per lusingare l’elettorato di estrema destra, si va consolidando nel GOP una maggioranza che respinge l'idea dell'egemonia di Trump nel partito. E che potrebbe essere tentata dall’ipotesi di eliminare l’ex Presidente dalla scena politica.
In un'altra tappa della redenzione repubblicana, è andato in scena il voto sulla proposta democratica di rimuovere dalle commissioni parlamentari la rappresentante della rappresentante repubblicana della Georgia Marjorie Taylor Greene, a causa delle sue affermazioni violente e minacciose contro gli avversari politici. Il 3 febbraio nella riunione del caucus di partito Taylor Greene si è difesa rinnegando le sue posizioni estremiste e fanatiche, attribuendole a un momento difficile della sua vita, ciò che le è valso la simpatia dei colleghi di partito. Il giorno successivo la Camera, fallito il tentativo di trovare un compromesso, ha votato l’estromissione della Taylor Greene con 230 voti contro 199, quindi con il sostegno di 11 repubblicani. In passato i caucus del partito in rari casi avevano rimosso i propri membri come misura disciplinare, mentre con il voto di ieri per la prima volta il partito di maggioranza ha imposto l’allontanamento di un membro dalla minoranza. Vero che non si ricorda di deputati che abbiano proferito minacce di morte i loro colleghi o negato l’esistenza di attentati e stragi definendoli delle “commedie”.
Non che in casa democratica manchino gli argomenti divisivi: sembra ripetersi rapidamente la situazione di dieci anni fa, quando la sinistra liberal perse fiducia in Barack Obama accusandolo di avere tradito, una volta in carica, le premesse antisistema. I progressisti che hanno appoggiato Biden sin dalle primarie, oggi pur senza essere stati premiati nella squadra di governo, aspettano di ricevere segnali più concreti nella gestione dei primi provvedimenti di carattere economico della nuova amministrazione.
Il 3 febbraio di leader dei due partiti al Senato hanno raggiunto un accordo per una risoluzione che formalizza il metodo di lavoro che permetterà la gestione dei lavori parlamentari senza bloccare il flusso legislativo. La risoluzione, che riprende i termini dell’analoga ordinanza del 2011, permette fra l’altro di insediare le commissioni, nominarne i presidenti e regola l’attribuzione dei loro bilanci.
Il 4 febbraio il Senato ha approvato (51 – 50) la risoluzione di bilancio contenente il piano di aiuti per il coronavirus da 1,9 miliardi di dollari; decisivo il voto del vicepresidente Harris che ha rotto l’equilibrio. Biden incontrerà i leader democratici per fare in modo che l'approvazione del piano non metta a rischio le altre priorità economiche, che premono alla sinistra del partito democratico. Il timore dei liberal è che avendo impegnato il 15 per cento del PIL, sarà più difficile aumentare gli investimenti su infrastrutture, istruzione prescolare ed energie rinnovabili.
Sempre il 4 Febbraio la filiale americana di Deutsche Bank, il maggior creditore della Trump Corporation, ha reso noto di avere accettato lo scorso 31 dicembre le dimissioni di Rosemary Vrablic e Dominic Scalzi, i due dirigenti che avevano negoziato nel 2016 il prestito da 100 milioni di dollari a Trump. I due dirigenti avrebbero comprato due appartamenti di lusso al 715 di Park Avenue, dalla società Bergel 715 Associates, anch’essa cliente della banca, di cui è azionista il genero di Trump, Jared Kushner. Le modalità dell’acquisto hanno violato le regole della banca, tanto per l’operazione in sé, che per la mancata comunicazione alle autorità di vigilanza. La notizia non fa che confermare il modo disinvolto con il Presidente che ha predicato “legge e ordine” ad esempio contro gli immigrati, interpretasse le leggi quando riguardavano la sua attività privata.
La società Smartmatic, specializzata nella gestione tecnologica delle elezioni, ha intentato una causa civile contro Fox News, alcuni ospiti della rete e due degli avvocati di Trump, Sidney Powell e Rudolph Giuliani, per aver guidato quella che il deposito ha definito una "campagna di disinformazione" contro la società. La causa Smartmatic segue le cause per diffamazione che Dominion Voting Systems ha presentato il mese scorso contro Giuliani e Powell. Supera ormai il miliardo di dollari il risarcimento richiesto per i danni derivanti dalle argomentazioni prive di supporto probatorio. Trump e i suoi alleati e legali hanno sostenuto pubblicamente, che la società fosse stata coinvolta in un complotto per sovvertire i risultati manipolando le sue macchine per il voto durante le elezioni del 2020.
https://edition.cnn.com/2021/02/04/business/trump-bankers-deutsche-bank/index.html
https://thehill.com/opinion/judiciary/537282-the-house-impeachment-brief-endangers-freedom-of-speech
Questo post è stato aggiornato il 8 febbraio 2021.