Diario della settimana. Primi passi di Biden e divisioni repubblicane

Lunedì 25 gennaio l’articolo di impeachment approvato dalla Camera dei Rappresentanti è stato trasmesso al Senato, che aveva in precedenza confermato l’accordo dei due partiti per iniziare il procedimento di accusa il prossimo 8 febbraio. Dopo le molte voci contrastanti, è stato confermato anche che a presiedere le sedute del procedimento quale Presidente Pro Tempore sarà il decano del Senato, Pat Leahy Democratico del Vermont. L’ottantenne senatore dopo qualche piccolo malessere, è stato sottoposto a un breve check up, che non ha evidenziato seri problemi in atto.

Il Senato ha quindi respinto con 55 voti contro 45 l’ordine del giorno repubblicano di considerare non costituzionale il processo di impeachment contro un ex Presidente. Se il voto non ha fermato il procedimento, ha però posto dubbi sulla capacità della maggioranza democratica di attrarre altri 12 voti per realizzare il quorum necessario per l’incriminazione. Il capo della minoranza McCarthy è volato in Florida per conferire con Trump. I Repubblicani sembrano sempre più prigionieri del ricatto dell’ex Presidente, che tuttavia ostenta lontananza dal progetto di creazione di un nuovo partito conservatore. Progetto che appare invece di sicura realizzazione se il GOP volterà le spalle a Trump, anche se il successo di una tale iniziativa è altamente incerto.

A livello statale il partito si è diviso in Arizona, Kentucky e Oregon sulla questione della lealtà a Trump, ma la vera linea di frattura sono le ambizioni personali dei singoli leader locali GOP: ciascuno deve scegliere quale cavallo sia favorito e migliore per supportare le prossime scadenze elettorali. E l’assenza di potenziali aspiranti alla corsa presidenziale del 2024 finisce per congelare la situazione.

Mitch McConnell, ex leader di maggioranza, che mantiene una certa autorità sui suoi senatori, avrebbe espresso la convinzione che il presidente Trump avesse commesso reati il 6 gennaio, e che fosse opportuno rimuoverlo dal partito. La mancata conferma ufficiale di questa posizione e l’esito del voto del 28 gennaio, hanno fatto tornare la maggioranza del partito ad un clima di scontro ideologico con i democratici. La difesa di Trump viene confusa con la difesa del GOP, ormai dimenticando che gli invasori del 6 gennaio hanno assalito i parlamentari senza distinzioni di partito. La moderazione di McConnell sembra essere stata emarginata dall’irrompere nello stesso  parlamento delle stesse forze populiste che hanno sconvolto l'America. Personalità dell’estrema destra come la Rappresentante della Georgia Marjorie Taylor Greene usano lo stesso linguaggio dei terroristi e minacciano con equità i democratici e i repubblicani moderati.

Mentre si avvicina il processo a D. Trump per avere incitato i suoi sostenitori ad assalire il congresso, i moti del 6 gennaio hanno fatto altre due vittime: due agenti della Capitol Hill Force coinvolti nella difesa del Campidoglio si sono suicidati. Le inchieste si occuperanno di capire il perché di queste due vite perdute, ma la sequenza appare in sé una conseguenza.

Sul fronte della sciagurata campagna di delegittimazione delle elezioni, il principale consulente legale di D. Trump, l’ex sindaco di New York  R. Giuliani, ha ricevuto una citazione in giudizio per diffamazione da parte della società Dominion Voting System. Negli oltre 60 ricorsi presentati di fronte ai tribunali di 9 stati nell’intento di impedire la certificazione dei risultati delle elezioni presidenziali, Giuliani aveva ripetutamente accusata Dominion di avere congiurato per alterare i conteggi. Un portavoce della società ha affermato che si tratta della seconda citazione presentata, dopo quella contro l’avvocato Cindy Powell, e che è previsto che altre azioni legali seguiranno. La società lamenta, fra l’altro, di aver dovuto spendere oltre mezzo milione di dollari per proteggere i propri dipendenti dalle minacce dei sostenitori dell’ex Presidente Trump, aizzati dalle affermazioni diffamatorie dei legali. Su Giuliani pende anche la proposta di un’azione disciplinare presso comitato etico dell’ordine degli avvocati, sempre per le modalità con cui ha condotto i ricorsi per conto di Trump, e per il discorso indirizzati ai dimostranti il 6 gennaio, con cui ha rafforzato l’incitamento di Trump a usare la forza contro il Congresso.

Il primo colloquio telefonico fra Joe Biden e Vladimir Putin, al netto delle differenti versioni fornite dai rispettivi uffici stampa, sì chiuso con un accordo " in linea di principio" per estendere per altri cinque anni il trattato sulle armi nucleari noto come New START di cinque anni. Un altro ritorno allo status quo ante Trump, che andrà aggiornato e coordinato con i mutamenti dell’ordine internazionale.

Il neo segretario di stato A. Blinken ha evidenziato il cambio di atmosfera partecipando in prima persona alla conferenza stampa inaugurale a Foggy Bottom. Senza sbilanciarsi sui principali temi proposti dai giornalisti, la disponibilità e la cortesia che hanno improntato il colloquio sono lontane anni luce dall’atmosfera di scontro violento riscontrata solo due settimane fa per l’addio di M. Pompeo (https://www.state.gov/secretary-antony-j-blinken-at-a-press-availability/). Nei due giorni successivi Blinken ha fatto seguire misure concrete, sospendendo le forniture militari all’area del Golfo con un richiamo al tema dei diritti umani, e il riaffermato sostegno a Filippine e Giappone a fronte dell’aggressività cinese nell’area.

Nel fact checking, il rapporto sul controllo dei fatti relativi alle attività della prima settimana alla Casa Bianca di Biden, il New York Times riporta che su 20 affermazioni fatte dal presidente tre non sono risultate accurate. L’analisi delle argomentazioni del Presidente dimostra, secondo il quotidiano indipendente di New York, il suo rispetto per i fatti fondamentali, ma anche una certa propensione a sbagliare quando parla a braccio.

La squadra di governo ancora non è stata completata. Sono stati confermati dal Senato solo 4 dei 24 membri del gabinetto: Janet Yellen al Tesoro, Avril Hines capo della National Intelligence, Antony Blinken al Dipartimento di Stato e Lloyd Austin alla Difesa. Il Senato ancora non ha messo in calendario l’audizione del candidato a una delle cariche più delicate e importanti, l’Attorney General / Ministro della giustizia. L’ex giudice Merrick Garland, già impallinato dall’ostruzionismo repubblicano alla fine della presidenza Obama, deve aspettare che passi il periodo di cortesia tradizionalmente lasciato ai senatori per documentarsi sul candidato. In questo periodo la stampa repubblicana sta diffondendo l’idea che Garland non sia abbastanza indipendente dal suo Presidente; nessun riferimento ai tre ministri della giustizia bruciati da D. Trump perché non abbastanza fedeli.

Materiali

https://www.nytimes.com/2021/01/25/us/politics/rudy-giuliani-dominion-trump.html?action=click&module=Top%20Stories&pgtype=Homepage

https://www.nytimes.com/2021/01/25/us/biden-transgender-ban-military.html?action=click&module=Spotlight&pgtype=Homepage

https://www.nytimes.com/2021/01/30/us/politics/fact-checking-biden-first-week.html?action=click&module=Top%20Stories&pgtype=Homepage