La Costituzionalità dei dazi al vaglio della Corte Suprema USA

La facoltà di applicazione dazi per aumentare le entrate del governo federale è stata al centro di uno dei primi grandi dibattiti fra i Padri Costituenti degli USA. , All'epoca la materia era considerata inerente i rapporti fra gli Stati appartenenti all'Unione, e solo successivamente é stata attratta nella sfera della politica economica e della politica estera americana.
All'epoca il protezionismo non era molto popolare, visto che lo stesso movimento rivoluzionario nacque in reazione alle politiche protezionistiche britanniche, come la mille volte citata concessione da parte del Parlamento Londra alla Compagnia delle Indie Orientali del monopolio del tè. I dazi erano talmente odiati che Thomas Jefferson in una lettera a James Madison scrisse che la proposta di usare i dazi per "promuovere il benessere generale" era contraria allo spirito della Costituzione.

Non sorprende quindi che come effetto del dibattito fondativo, il potere di imporre dazi venne attribuito al Congresso: l'articolo I, sezione 8 della Costituzione recita: "Il Congresso avrà il potere di stabilire e riscuotere tasse, dazi, imposte e accise, ... ma tutti i dazi, le imposte e le accise saranno uniformi in tutti gli Stati Uniti". Più avanti, nella sezione 10 dello stesso articolo si legge "Nessuno Stato, senza il consenso del Congresso, stabilirà imposte o dazi su importazioni o esportazioni, eccetto ciò che può essere assolutamente necessario per l'esecuzione delle sue leggi di ispezione". Criterio integrato nel 1913 con la ratifica del 16° emendamento alla Costituzione: "Il Congresso avrà il potere di imporre e riscuotere tasse sui redditi, da qualsiasi fonte derivino, senza ripartizione tra i vari Stati e senza riguardo ad alcun censimento o enumerazione".

L'interpretazione sarebbe progressivamente cambiata nel Novecento, dapprima con il principio che il Congresso potesse delegare al Presidente la decisione sulle politiche tariffarie, e la Corte Suprema fu presto chiamata a valutare la liceità di quelle deleghe. Nella sentenza sul caso J. W. Hampton, Jr. & Co. vs US (1928) la Corte presieduta da quello che era stato il 27° Presidente USA, William Taft, aveva confermato la capacità del Congresso di delegare i suoi poteri in materia tariffaria all'esecutivo, perché espressamente previsto dalla legge approvata dal Congresso. Inltre, stabilì la Corte, il Congresso quando delega i suoi poteri al presidente deve farlo in base a una motivazione ben chiara  (intelligible principle) . Quella motivazione che molti giuristi non ravvedono nell'attuale dinamica fra Congresso e Governo, che vede l'esecutivo agire in modo autonomo e incontrollato.

In un'epoca di maggior rispetto della separazione dei poteri, nel 1934, il Congresso approvò il Reciprocal Trade Agreements Act, conferendo al Presidente Roosevelt la possibilità di modificare le aliquote tariffarie del 50% e negoziare accordi commerciali bilaterali senza ulteriore approvazione da parte del Congresso. Malgrado ciò quando lo stesso Roosevelt decise di soccorrere la Gran Bretagna attaccata dalla Germania nazista, lo fece aggirando i poteri del Congresso con la nota legge "affitti e prestiti" (Land Lease Act 1941).

Da ultimo, il Trade Act del 1973 conferì al presidente il potere di modificare le tariffe senza preventiva approvazione del Congresso, ma solo in casi limitati, e previa un'adeguata indagine.

Sui primi dazi dell'era Trump nel 2018,  la Corte ha deciso di non doversi pronunciare sul caso dell'importazione di alluminio. Ma potrebbe esprimersi in un futuro non lontano anche sulle tariffe proclamate dal Presidente Trump questa settimana, perché in Florida già è stata presentato ricorso. L'oggetto sono i dazi imposti sulle importazioni di medicinali (in particolare il Fentanyl) dalla Cina in base alla legge International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977 che conferisce al Presidente il potere di affrontare una "minaccia insolita e straordinaria" . Il ricorrente, un importatore di farmaci, non contesta la dichiarazione di emergenza, ma sostiene che "non esiste una connessione 'necessaria' tra il dazio generalizzato e il problema degli oppioidi" e che "la normativa IEEPA non autorizza un presidente a imporre dazi". Anche perché Inoltre "se si consentisse al Presidente di utilizzare quella legge per aggirare il procedimento ordinario relativo ai dazi, al Presidente verrebbe dato un potere illimitato ben oltre quello conferito dal Congresso".

Gli studiosi liberal invocano un intervento chiarificatore della Corte Suprema, pur temendo un'interpretazione partigiana in contraddizione con lo stretto originalismo imposto dai giudici conservatori che da un decennio controllano la Corte di Washington.

https://constitution.congress.gov/browse/article-1/section-8/
https://www.wsj.com/opinion/trump-tariffs-lawsuit-ieepa-simplified-supreme-court-83cd70f9