I temi della presidenziale USA: l'economia
L'economia è il terreno su cui, ad ogni latitudine, i candidati in cerca di consensi sono meno credibili quando fanno promesse slegate da programmi organici basati su coperture finanziarie certe. L'argomento economia è però fra i più sentiti dall'elettorato, o almeno da qualla parte di elettori decisi a votare per difendere i propri interessi. Una visione complessiva dei prgrammi ufficializzati (o solo annunciati) dei due canditati alla presidenza può dare un'idea delle differenze fra le due proposte politiche.
Il piano di Trump, in diretta continuità con il mandato 2016/2020, è basato sulla premessa che l'economia americana ha un nemico da sconfiggere, anzi da sbaragliare, la Cina, la cui politica commerciale secondo Trump "mette a rischio di estinzione la classe media americana". Il metodo Trump in caso di vittoria sarebbe ancora affidato all'esercizio del potere esecutivo presidenziale, per evitare imboscate congressuali. E prevede di neutralizzare il potere della FED, perché Trump ha sostiene che che "il presidente dovrebbe avere almeno voce in capitolo" sulle decisioni della Fed. A parte alcune sortite fantasiose che non hanno alcuna possibilità di essere messe in atto (la deduzione fiscale per i prestiti relativi ad acquisti di auto o l'abolizione dell'imposta sul reddito con i proventi dei dazi), il resto il programma di Trump è di riprendere dove aveva finito nel 2020: introduzione di dazi vertiginosi sulle importazioni dalla Cina. E dazi aumentati per tutti gli altri partner commerciali. La politica dei dazi implica un aumento dei prezzi per i consumatori americani, e dei costi per le aziende americane importatrici. Martin Wolf sul Financial Times ha sostenuto che "per valutare la proposta di Trump bisogna valutare i costi delle misure proposte, la portata dei presunti benefici e, soprattutto, se queste misure sarebbero il modo migliore per raggiungere gli obiettivi desiderati. Purtroppo i costi sono enormi, i benefici dubbi e le misure inferiori alle opzioni alternative". In ogni caso gli esperti sono concordi nel prevedere in caso di vittoria di Trump una ripresa della tendenza inflazionistica, a fronte di una ridotta crescita del PIL. Visto che l'economia, se non si vuol definire globalizzata, non si può non considerare interdipendente, é molto probabile che si andrebbe verso ad una nuova revisione di alcune funzioni essenziali del ciclo economico, come ad esempio le catene degli approvvigionamenti, con conseguente rimodulazione delle pratiche del commercio internazionale.
La vicepresidente Kamala Harris ha un piano economico meno assertivo, e forte di risultati dell'amministrazione uscente quali il quasi recuperato pieno impiego, si batte per conquistare con misure concrete l'elettorato della middle class americana. Le proposte di Harris sono:
Credito d'imposta per le piccole imprese: detrazione fiscale di $ 50.000 per le nuove piccole imprese, dieci volte più degli attuali, fissando un obiettivo di 25 milioni di nuove domande per piccole imprese nei primi due anni del suo potenziale mandato presidenziale;
Prezzi dei generi alimentari: divieto nazionale di "speculazioni sui prezzi" per i prodotti alimentari, dando alla Federal Trade Commission e ai procuratori l'autorità di perseguire le aziende che si ritenga abbiano speculato sui prezzi,
Costi degli alloggi: fornire un sussidio di 25.000 $ per l'acconto per gli acquirenti di prima casa e la creazione di tre milioni di nuove unità abitative entro i prossimi quattro anni, grazie a un credito d'imposta per i costruttori di case "base" oltre a un investimento federale di 40 miliardi di $ in un "fondo per l'innovazione" per affrontare la carenza di alloggi. Il credito d'imposta andrebbe anche agli immobiliaristi che costruiscono unità abitative in affitto a prezzi accessibili;
Credito d'imposta per figli: alle famiglie un credito d'imposta di $ 6.000 per i neonati nel loro primo anno di vita e un credito d'imposta di $ 3.600 per figlio per le famiglie della classe media e bassa, già sperimentato nel periodo della pandemia;
Sistema fiscale: espandere il credito d'imposta sul reddito da lavoro per i lavoratori con lavori a basso reddito, il che ridurrebbe le tasse fino a $ 1.250, oltre a mantenere la politica del presidente Joe Biden di non aumentare le tasse sulle famiglie americane che guadagnano $ 400.000 o meno all'anno; la misura riguarderebbe più di 100 milioni di contribuenti.
Prezzi dei farmaci: imporre tetto a singoli prezzi (35 $ per l'insulina) e un tetto massimo di 2.000 $ all'anno per le spese dei farmaci prescritti, puntando a negoziazioni rigide sul prezzo dei farmaci in regime Medicare continuando la repressione fatta dall'amministrazione Biden delle pratiche anticoncorrenziali nell'industria farmaceutica;
Ferie pagate: una proposta impopolare perché estranea alla cultura americana, e che fa sorridere gli europei, quella del congedo retribuito, dopo che già Harris da vice presidente aveva sostenuto un'analoga proposta della senatrice democratica Patty Murray;
Salario minimo: l'aumento del salario minimo ha fatto capolino in alcuni discorsi, ma non è stata ufficialmente inserita nel programma della candidata Harris;
Indipendenza della Fed: Harris ha giurato di mantenere l'indipendenza della Federal Reserve in aperto conflitto con Trump
Un istituto indipendente di studi economici (Committee for a Responsible Federal Budget) ha valutato l'impatto sul bilancio federale dei programmi dei due candiati: secondo questa stima il piano del vicepresidente Harris aumenterebbe il debito americano di 3,5 miliardi di dollari entro il 2035, mentre il piano del presidente Trump aumenterebbe il debito di 13,5 miliardi di dollari. Ovviamente i diretti interessati fanno stime diverse.
https://www.ft.com/content/92a2e8b9-198e-4e92-8a57-5043bfd1eedf
https://kamalaharris.com/wp-content/uploads/2024/09/Policy_Book_Economic-Opportunity.pdf
https://www.crfb.org/papers/fiscal-impact-harris-and-trump-campaign-plans