La crisi alimentare colpisce ovunque un mondo globalizzato
Nel mercato economico planetario, le crisi dovute ai successivi sconvolgimenti della pandemia e della guerra in Ucraina, hanno fatto esplodere alcuni dei paradossi cresciuti negli ultimi venti anni di costante allargamento di commercio e interdipendenza.
La crisi del grano causata dalla guerra in Ucraina, che preoccupa marginalmente i paesi ricchi, rischia di diventare un'emergenza apocalittica per oltre un miliardo di persone, e non si limita all'area critica dell'est europeo. Ucraina e Russia insieme rappresentano un terzo della produzione mondiale di grano (220 / 230 milioni di tonnellate nel 2021), ed esportavano la maggior parte della loro produzione. Oggi é venuto meno quasi integralmente l'export di Kyev, dopo che l'invasione russa ha colpito larga parte del territorio ucraino, bloccato i porti sul Mar Nero e danneggiato macchinari e terreni. Allo stesso tempo l'export russo (18% dell'export mondiale) si è bruscamente ridotto, chiudendo i flussi anche verso nazioni amiche nell'area di influenza di Mosca, oltre che verso le nazioni non allineate, tradizionali clienti della Russia. Fra queste ultime, alcune dipendono integralmente dal grano russo ( Eritrea, Somalia, Tanzania), o in misura critica (61% per l'Egitto, primo importatore mondiale). Il mercato europeo si è concentrato su sé stesso, scontando un immediato aumento dei prezzi, arrivati vicini al raddoppio (da 275 a 450 euro alla tonnellata). Il grano é divenuto accessibile solo ai paesi ricchi, al punto che persino Egitto e Turchia, che dipende dall'import, ha rinunciato ad acquistare grano in Europa ai prezzi correnti. Il futuro sembra ancor più temibile: pesano la prospettiva di una guerra lunga, l'incertezza su qualità e volume dei prossimi raccolti, e la crisi logistica post pandemia, complicata dalla guerra. Se il pane resta l'alimento base in particolare per le nazioni meno sviluppate, la crisi alimentare si estende anche, ad esempio, alla produzione di pollame in India e estremo oriente, e ha colpito persino gli Stati Uniti.
La crisi dell'approvvigionamento di latte in polvere negli USA, la nazione più industrializzata al mondo, appare sorprendente, ma se vista da vicino risulta essere più la conseguenza dell'accumularsi di false certezze e ideologie economiche miopi, dallo sviluppo inarrestabile al liberismo assoluto, che hanno costruito un meccanismo perverso, che è entrato in stallo.
Questo mercato negli ultimi venti anni negli USA ha progressivamente perduto ogni flessibilità, irrigidito dalla ricerca ossessiva del prezzo marginale da parte dei tre maggiori produttori, e dai controlli federali e statali sui meccanismo di distribuzione. Meccanismi nati con ottime intenzioni, ridurre i costi da un lato e verificare qualità e rispetto delle regole dall'altro, dopo pandemia e guerra sono entrati in crisi per un piccolo incidente.
Nel 2021 il mercato USA del latte in polvere era dominato da tre marchi fornitori del 90% del prodotto finale:
Le restrizioni federali ed il meccanismo delle aste bloccate, comportano che solo i tre gruppi maggiori sono accettati dal Governo federale all'interno del programma Special Supplemental Nutrition Program for Women, Infants and Children, (WIC), che veicola il 52% della produzione complessiva, e si occupa anche di rifornire gratuitamente le famiglie a basso reddito. Dagli anni 90 del secolo scorso WIC ha operato con un c. d. "contratto a fonte unica", per realizzare economie di scale, attualmente stimate in $ 1,7 miliardi ogni anno. Il WIC rimborsa ai tre più grandi produttori il 15% del valore delle forniture all'ingrosso, che sono distribuite principalmente attraverso ipermercati e supermercati (92% del prodotto WIC).
I maggiori produttori finiscono per accettare di vendere al governo sottocosto, pur di mantenere l'oligopolio: in tutti gli ospedali viene infatti inizialmente fornito il prodotto "federale" delle tre major, che hanno così un accesso privilegiato ai nuovi clienti, riducendo drasticamente solo per le major i costi di acquisizione dei clienti, grazie alla generalizzata fedeltà al primo marchio.
La pandemia di COVID-19 ha dapprima causato un'impennata (2020 - 2021) degli acquisti di latte artificiale negli Stati Uniti, con le corse parallele al prodotto di alta qualità, ritenuto più adeguata dai genitori per la protezione dei neonati, ed alle scorte per possibili riduzioni della produzione. Si è anche registrato lo sviluppo di piattaforme online di telemedicina e e-commerce che hanno ulteriormente aumentato la domanda di prodotto, introducendo elementi di novità solo a livello di distribuzione finale, che non hanno inciso sulla struttura del mercato.
Due anni dopo, in contemporanea con l'emergere di un mercato alternativo di alimenti e bevande biologici, il mercato è entrato in una fase di crisi dell'offerta per un banale, quanto drammatico, incidente. Il 20 febbraio 2022 Abbott Nutrition ha dovuto chiudere il suo stabilimento a Sturgis, nel Michigan, per quattro casi di una rara infezione batterica, che ha causato due vittime. La società è stata anche costretta a richiamare numerosi lotti, alimentando il panico nei consumatori. La riapertura dell'impianto è avvenuta il 5 giugno, dopo aver superato i controlli della Food and Drug Administration, ma il blocco avrebbe causato la riduzione del 15% della produzione nazionale su base annua.
Non c'è bisogno di raffinate analisi economiche per rendersi conto che un sistema progettato per compensare gli interessi della grande industria con quelli generali, è entrato in crisi profonda. E questo nella maggiore economia del mondo, colpendo come sempre con particolare durezza le fasce svantaggiate della popolazione, e causando l'ennesima diseguaglianza sociale. Il Congresso ha stanziato 28 miliardi di dollari di fondi d'emergenza per la crisi attuale, ma dovrà affrontare il nodo sistemico di un meccanismo contrattuale nato per regolare il mercato, che ha finito per incepparlo. Superando anche altri problemi puramente politici: i Repubblicani sono restii a collaborare fino in fondo nell'estendere un sistema che in definitiva è identico a quello della contrattazione dei prezzi dei farmaci all'interno del programma Medicare, che combattono per motivi ideologici.
Pur combattuta da un fronte ostile ben attrezzato ma orientato da pregiudizi ideologici, la globalizzazione dimostra proprio con queste situazioni di essere un fatto irreversibile in un mondo rimpicciolito dalla velocità dei trasporti e dalla comunicazione immediata. Dalle nazioni meno sviluppate alla più potente economia industriale dell'occidente liberale, nessuno è esente dalle conseguenze del biennio trascorso, e dall'accoppiata "pandemia/guerra". Un mondo globalizzato richiede però azioni coordinate a livello globale, per evitare che i più deboli continuino a pagare per tutti il conto degli errori del passato.
https://www.fao.org/3/cb4477en/online/cb4477en.html
https://www.alliedmarketresearch.com/us-baby-infant-formula-market-A10849
https://www.politico.com/news/2022/05/19/baby-formula-shortage-federal-contracts-00033581