La crisi del Partito Democratico lascia campo libero a D. Trump
Voci dall'America

La crisi del Partito Democratico lascia campo libero a D. Trump

A novembre 2024, i democratici sono stati sconfitti nelle elezioni presidenzali, non solo perché non hanno saputo convincere i pochi indecisi, ma perché hanno perso una parte importante del loro elettorato tradizionale. I primi studi sui flussi elettorali suggeriscono che Trump ha fatto il pieno nella classa media lavoratrice, e tra le famiglie con un reddito inferiore a 100.000 $, e tra gli elettori senza una laurea. Harris, al contrario, ha dominato tra professionisti ed elettori con redditi nella fascia dei 200.000 $. I repubblicani dopo cinquanta anni hanno riconquistato l'elettorato sindacalizzato, e convinto anche gli elettori cattolici, due segmenti a lungo vicini al Partito Democratico.

In queste settimane la minoranza democratica ha esaminato le nomine di Trump con un attegiamento spesso costruttivo, da ordinaria amministrazione. Così mentre il Presidente Trump emette ordini esecutivi a valanga, e i suoi alleati di big tech come ha scritto il NYT cercano di costruire un trust di aziende con un unico cliente miliardario (il governo), solo pochi giudici e organizzazioni per i diritti civili fanno sentire voci di dissenso. Il Partito Democratico, alle prese con una crisi di identità profonda, si comporta come se tutto fosse normale. Al Congresso la minoranza democratica sta esaminato le nomine di Trump senza alzare barricate, contrariamente a quanto fecero i repubblicani quattro anni fa. Sei governatori democratici (JB Pritzker Illinois, Maura Healey Massachusetts, Tim Walz Minnesota, Andy Beshear Kentucky, Kathy Hochul New York, Laura Kelly Kansas) hanno invitato il leader della minoranza al senato Schumer a reagire, accusando i senatori di eccessiva condiscendenza nel processo di approvazione delle nomine presidenziali. La difesa imbarazzato di Schumer è stato un ulteriore indizio dell'attuale disorientamento dei veritici del Partito Democratico.

Il  Partito Democratico é sotto schiaffo per le nomine di Trump, anche per la presenza di un ex compagno di strada dal nome iconico: Robert F. Kennedy jr, sino a qualche anno fa iscritto al Partito Democratico, poi per un breve periodo indipendente e oggi Ministro della Sanità di Trump in pectore. Il senatore Bernie Sanders, leader di quel che resta della sinistra democratica, ha sorpreso i suoi compagni di partito, dichiarando che le idee di RFK sull'industria alimentare, orientata più al profitto che alla salute del popolo americano, "sono sostenzialmente corrette". Al tempo stesso Sanders ha anche definito "pericolose" le opinioni di Kennedy in mteria di salute pubblica, argomento su cui RFK  ha fatto della sua organizzazione non-profit, Children's Health Defense, il principale divulgatore delle posizioni pseudoscientifiche sulle vaccinazioni, specialmente per quanto riguarda l'autismo.

Un altro segnale utile segnale ai Democratici su come e perché l'America sia cambiata, viene dalla traiettoria politica e dal dibattito sulla nomina di Tulsi Gabbard a Direttore e coordinatore di tutte le agenzie dell'Intelligence americana. Dopo avere occupato un seggio di deputato democratico per le Hawaii al Congresso per quasi un decennio (2013-2021), Gabbard si è dapprima dichiarata indipendente, e poi allineata dietro Donald Trump. Secondo Daniel McCarthy, opinionista di Compact, Gabbard ha però fatto solo scelte coerenti, perché ha cambiato casacca ma non la sua visione della politica estera. Mentre Trump conquistando il Partito Repubblicano, ha imposto un'agenda politica anomala, nuovi costumi elettorali, e nuovi (o antichissimi se si vuole) modi di governare, il Partito Democratico sembra fermo al post 900 di Hillary Clinton, Joe Biden e Kamala Harris.

Nel 2016 il New Yorker, alla vigilia della prima elezione di Trump, il New York publicò, insieme alla copertina (qui mostrata) che ammoniva esplicitamente contro i legami fra Putin e Trump, alcune analisi sul mancato aggiornamento della linea politica dei democratici sia in politica estera che in politica interna. E su come ampi segmenti dell'America lavoratrice bianca avesse finito per votare contro il suo presunto interesse di "classe". Otto anni son passati da allora e neanche la Presidenza Biden ha permesso al Partito Democratico di elaborare una ricetta da contrapporre alla "profonda ostilità contro la politica come professione, forte antipatia per le élites tecnocratiche e disincanto nei confronti dei valori liberal" che dal 2016 ad ggi continua a caratterizzare il trumpismo. Che pure si è trasformato in una professione politica, sempre alla ricerca di uno "squilibrio più avanzato", per parafrasare una vecchia formula politica nostrana.

Il Partito Democratico visse la sua ultima riforma dopo l'elezione di Richard Nixon fra il 1968 e il 1972. Venne allora varata una commissione speciale per rivedere le forme della rappresentanza coll'intento di allargare la base a giovani, donne e minoranze. La commissione McGovern-Fraser identificò regole valide ancora oggi per le primarie democratiche, che privilegiano la partecipazione degli attivisti in supporto ai candidati alle primarie. Proporzionalità, trasparenza e politiche attive (affirmative action) , ebbero il merito di promuovere l'inclusione delle minoranze nella guida del partito, e fecero parlare per almeno un decennio di un "populismo democratico", espressione che fa sorridere a fronte di quello che è successo negli ultimi dieci anni. E' un mondo che se non è stato spazzato via dall'era digitale, sembra avere smarrito la capacità di attrarre consenso verso il Partito Democratico.  Non dimenticando che si tratta di spostare una frazione di elettorato fra il 2 e il 5%, perché questi sono i margini di vittoria nelle ultime tre elezioni presidenziali.

Sabato 1 Febbraio il Democratic National Committee si riunisce a National Harbor (Maryland), per eleggere i nuovi leader del partito. I favoriti al momento sembrano Ben Wikler,  e Ken Martin, capi del partito in Wisconsin e Minnesota. Ma l'unità del partito è lontana, tanto che l'ultima riunone tenuta a Georgetown (WA), é stata interrotta da numerosi manifestanti ecologisti, che rimproverano troppa timidezza al partito.

Si potrà sostenere che i partiti sono forme di organizzazione del consenso e della politica destinate a scomparire. Tuttavia non si può trascurare il positivo contributo dato dai partiti alla formazione del sistema democratico USA, per la loro utile funzione di fitro e orientamento della pubblica opinione. E considerando che già Donald Trump ha fatto sparire il Pertito Repubblicano, ci si deve interrogare su quale futuro attenda la politica se anche il Partito Democratico diventasse una forma vuota.  

https://crsreports.congress.gov/product/pdf/IF/IF11546
https://www.inspectorsgeneral.org/files/2023/10/AIG-Principles-and-Standards-Effective-7.1.2024pdf.pdf
https://www.nytimes.com/2025/01/29/opinion/democrats-trump-resistance.html

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