La questione "agricoltura" nella campagna elettorale USA
Nel dibattito elettorale americano, dopo l'immigrazione, l'economia occupa il posto d'onore nelle opinioni dei cittadini. E fra i temi economici un'importanza speciale riguarda la questione dell'agricoltura. Si tratta di un tema che coinvolge da un lato i produttori, e dall'altro i consumatori, risultando trasversale a buona parte della società americana. Non è in gioco la conquista del consenso del mondo agricolo, visto che nelle ultime due elezioni Donald Trump ha raccolto un vasto consenso nell'America rurale, ma di vedere se Kamala Harris riuscirà a fare breccia in questo mondo complicato, fortemente ancorato a valori conservatori, ma stretto fra una struttura di mercato soffocante e problemi legati alle politiche ecologiste.
Non è in dubbio l'identità rurale, sostanzialmente bianca basata e su tradizioni vicine ai valori patriottici reclamati da D. Trump, impermeabile alla galassia di diversità urbane, che dal femminismo al multiculturalismo saranno dalla parte di Harris. Si tratta di vedere se la novità Harris riuscirà a riscrivere un copione che abbiamo visto funzionare anche in Francia e in Italia nelle ultime tornate elettorali: il contadino radicato sul territorio "nazionale" schierato contro la globalizzazione senza bandiera, difeso dall'estrema destra in chiave identitaria.
Una strumentalizzazione della questione rurale che finisce per impedire di arrivare al fondo della più ampia una crisi del sistema, che è al tempo stesso ecologica ed economica.
Negli Stati Uniti negli ultimi otto anni sono state applicate due politiche diverse: con Donald Trump i sussidi governativi agli agricoltori sono aumentati a livelli mai visti prima, da 11,5 a 32 miliardi di dollari. Ma questo ha reso la politica agricola una delle ragioni per l'aumento della tassazione federale, che è un tabù per la destra repubblicana. Poi nei tre anni e mezzo di Biden, sono diminuiti i sussidi, e nel contempo si è allentata la pressione sui prezzi e per le aziende agricole si é riaperta la possibilità di fare investimenti.
Le promesse del candidato Trump sono oggi più moderate delle politiche che aveva messo in atto dal Trump presidente. Una delle più forti lobby di "farmers", American Farm Bureau Federation, che ha regolarmente accolto Trump come ospite d'onore, ha recentemente richiamato il Congresso ad un'azione bipartisan. La preoccupazione nasce dalle 140.000 aziende agricole che hanno chiuso fra il 2017 e il 2022, logorate da scarsi investimenti e inflazione alta, che sembra avere moderato anche le richieste corportive più radicali. In questo quadro la AFBF ha reso pubblico il questionario inviato a Trump ed Harris in vista del dibattito televisivo:
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ARGOMENTO |
TRUMP |
HARRIS
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1 |
Politica e programmi agricoli |
afforzamento dei programmi di assicurazione sui raccolti e di gestione del rischio, nonché il supporto agli agricoltori e agli allevatori alle prime armi. Ha evidenziato gli sforzi della sua precedente amministrazione, tra cui la firma di un "imponente Farm Bill" che ha migliorato i programmi agricoli e aumentato i limiti di prestito per gli agricoltori |
difesa dei programmi che consentono agli agricoltori e agli allevatori di prosperare, criticando i tagli proposti da Trump ai programmi agricoli essenziali. Ha sottolineato l'importanza dell'assicurazione sui raccolti e degli strumenti di gestione del rischio. |
2 |
Problemi normativi |
impegno a tagliare le normative che soffocano l'agricoltura e aumentino i costi. Ha citato gli sforzi della sua precedente amministrazione per tagliare le normative, sostenendo che hanno fatto risparmiare agli agricoltori e ai contribuenti centinaia di milioni di dollari all'anno |
Impegno ad una generale riduzione della burocrazia eccessiva mantenendo le necessarie protezioni |
3 |
Sul lavoro |
Sostegno all'immigrazione basata sul merito |
Riforma dell'immigrazione a vantaggio dell'economia e degli agricoltori. |
4 |
Problemi ambientali |
Visto l'aumento della produzione di etanolo e la riduzione delle normative EPA, ha promesso di porre fine alle politiche di emissioni nette zero di Biden |
Obiettivo primario l'acqua pulita e la conservazione dell’ambiente |
5 |
Politica commerciale |
Combattere le barriere alle esportazioni e come nella sua precedente amministrazione, incluso l'accordo di Fase 1 con la Cina |
Guerra alle pratiche commerciali sleali, in particolare dalla Cina, senza generare costi per gli agricoltori e i contribuenti americani |
6 |
Endangered Species Act |
Programmi basati su incentivi per il recupero delle specie, criticando l'efficacia della legge attuale. |
Favorire iniziative cooperative che considerino tutti gli americani, compresi gli agricoltori e i proprietari di ranch, negli sforzi di conservazione |
La presidenza da Biden non ha cambiato in modo radicale il rapporto difficile fra i democratici e gli agricoltori (solo il 12% vota regolarmente per i candidati del partito democratico), ma i recenti risultati dalle elezioni di medio termine del 2022 in avanti, hanno indicato una ripresa del sostegno al partito democratico nell'America rurale. In Pennsylvania, Michigan Arizona e Ohio, i democratici hanno progredito fra gli agricoltori, arrivando oltre il 15%, secondo l'analisi di Third Way, un think tank pro-partito democratico. Non è estranea a questa evoluzione la dinamica dei redditi agricoli durante l'amministrazione Biden, che sono aumentati grazie all'assistenza governativa e all'aumento della domanda di prodotti agricoli. Da notare che l'eliminazione del terzo partito impersonato da R. Kennedy jr rappresenta un sollievo per Trump, che rischiava di veder erodere da destra i suoi consensi fra questa fascia di elettori.
La questione agricola ha però un altro versante che è quello dei consumatori: secondo le ricerche più stratificate, gli americani hanno al centro delle loro preoccupazioni l'aumento dei costi delle derrate alimentari. Le politiche commerciali aggressive di Trump si sono già dimostrate in passato l'anticamera di aumenti dei prezzi anche dei generi di prima necessità. Una rinnovata politica di alti dazi non migliorerebbe la posizione delle aziende agricole, che però rischierebbero un effetto negativo indiretto qualora l'effetto sui prezzi a livello nazionale portasse alla perdita di posti di lavoro legati alle aziende importatrici. Inoltre D. Trump non perde occasione per proclamare la sua fede isolazionista, e la sua visione della necessaria svalutazione del dollaro. L'effetto inflazionistico di questa misura porterebbe necessariamente ad un aumento dei prezzi al consumo ed a costi elevati per le aziende importatrici. Con il rischio aggiuntivo che un dollaro più debole possa inasprire le guerre commerciali con effetti imprevedibili.
Gli agricoltori rappresentano il 2% del corpo elettorale americano, con 1,9 milioni di fattorie per il 95% gestito da famiglie, che realizzano il 90% del valore totale della produzione agricola americana. Con un meccanismo che non è diverso dal resto del mondo occidentale, gli agricoltori incassano in media 15 centesimi su ogni dollaro di costo al dettaglio dei loro prodotti, mentre 85% rimane "beyond the farm gate": salari, materiali per la produzione, commercializzazione, il trasporto e distribuzione. Nessuno dei due candidati può promettere di cambiare quello che è il vero nodo gordiano del mondo agricolo in tutto l'occidente capitalista.
https://thecounter.org/rural-trump-vote-democrat-farm-policy/
https://www.politico.com/news/2020/07/14/donald-trump-coronavirus-farmer-bailouts-359932
https://www.pewresearch.org/politics/2024/09/09/economic-ratings-and-concerns/
https://www.dairyherd.com/news/policy/where-do-harris-and-trump-stand-ag-policy-issues
https://www.thirdway.org/memo/2024-battleground-state-preview-arizona