La vita e la morte di Billy Sothern contro la pena capitale
Una storia dalla caotica realtà americana. Non prodotta dalla fantasia di uno scrittore di legal thriller come Scott Turow o John Grisham, ma dalla vita vera come la si incontra nelle strade americane e nelle aule di tribunale. Una storia senza lieto fine, ma con tanta leggerezza e profondità di contenuti.
William Martin Sothern Jr., per tutti Billy, nasce il 15 febbraio 1977 a Norwalk, città di 90.000 abitanti del Connecticut, nota per essere sede dell'organismo che elabora i principi contabili internazionali. Seguendo i frequenti cambiamenti di lavoro del padre cresce nell'area che gravita su New York, fra Long Island e Manhattan, dove frequenta la Stuyvesant High School, centenario istituto che conta quattro premi Nobel fra i suoi ex allievi.
Ha poi frequentato il St. John's College di Annapolis, Maryland, dove ha ottenuto un doppio diploma in filosofia e storia della matematica e delle scienze. A questo periodo risalgono alcuni fondamenti della sua successiva attività professionale in particolare per quanto riguarda la giustizia sociale, E' poi entrato nella scuola di giurisprudenza presso la New York University, dove si é laureato per arruolarsi subito nella ONG Equal Justice Initiative, a stretto contatto con il fondatore Bryan Stevenson. Per Equal Justice si è trasferito a New Orleans negli anni '90, per "fare un lavoro di giustizia sociale nelle crepe dell'edificio eretto sulla scia del movimento per i diritti umani." Ha fatto parte parte del Louisiana Capital Assistance Center e nel 2004 è andato a lavorare per la sua filiale, Capital Appeals Project, come vicedirettore. Nel 2006 ha lasciato le ONG per iniziare l'attività professionale come avvocato penalista, rappresentando clienti indigenti a spese dello stato.
In quindici anni di carriera forense Sothern si è reso protagonista dell'appassionata difesa in alcuni dei casi più eclatanti della recente storia giudiziaria della Louisiana.
La sua prima vittoria significativa fu nel caso di Ryan Matthews, che era stato condannato a morte per l'omicidio nel 1997 di un droghiere di New Orleans, Tommy Vanhoose, in base a semplici indizi e senza la conferma della prova del DNA trovato nel passamontagna usato dall'assassino. Sothern, frequentando il carcere raccolse la vanteria di un detenuto che sosteneva di essere colpevole di quell'omicidio, e condusse personalmente il prelievo del DNA che portò alla condanna del vero assassino. Successivamente Sothern ottenne la cassazione della sentenza di condanna a morte di Matthews.
In altri due casi Sothern si attirò la riprovazione della maggioranza ben pensante della Louisiana, quando difese Travis Boys, poi condannato all'ergastolo per aver sparato all'agente di polizia di New Orleans, Daryle Holloway (2015), e nella primavera di quest'anno invocando l'infermità mentale per Benjamin Beale, accusato di avere fatto a pezzi e nascosto in un congelatore il cadavere della sua amica, Julia Dardar. Sothern ha anche rivelato i dettagli della sua complicata relazione con Shon Miller, che nel 2000 aveva ucciso la moglie, il figlio di 2 anni e Vaniaro Jackson, giovane diacono della sua chiesa. La difesa di Sothern evitò a Miller la pena capitale, tramutata in ergastolo, sulla base di un'accusa frettolosa e della sua complessa personalità dell'accusato, una vita martoriata da almeno un tentativo di suicidio e numerose gravi malattie. In quell'occasione Sothern mise sul banco degli accusati la permissività nel sistema di vendita delle armi: “Miller era in un momento di crisi assoluta ed evidente. Era psicotico. Tutti sapevano quanto fosse pericoloso e cosa avrebbe fatto se avesse trovato una pistola. E gli abbiamo dato una pistola", disse Sothern.
Da almeno tre punti di vista l'attività di Billy Sothern é andata ben oltre la capacità tecnica di agire in tribunale dalla parte tecnicamente svantaggiata rispetto ai mezzi dell'accusa e spesso moralmente insostenibile a causa dell'atrocità dei delitti: per i clienti diventava un amico, entrando nelle loro famiglie e rimanendo presente anche dopo la conclusione, positiva o negativa della vicenda giudiziaria; per la comunità di New Orleans è diventato un punto di riferimento, riadattando una vecchia casa in rovina nella quale organizzava frequenti eventi in cui Sothern esibiva le sue doti di narratore e poeta; ha scritto "New Orleans è un'isola strana, culturalmente e quasi geograficamente, e cerco di vivere ogni giorno qui come se fossi un naufrago in questo posto"; nel movimento per i diritti civili le opinioni di Sothern, raccolte nel libro "Down in New Orleans: Reflections From a Drowned City" e apparse su giornali liberal come "The Nation", hanno formato una generazione di giovani legali contrari alla pena di morte. La penna di Sothern colpiva sia la pena capitale in sé - "è importante focalizzare il dibattito sulla cruda realtà che la pena di morte estingue la vita di esseri umani che respirano, scherzano, sono imperfetti e del tutto umani" - che i metodi violenti e disumani di applicazione della pena - "anche se i mezzi per togliere quelle vite fossero delicati come toccare la fronte di un condannato, la sfida finale alla nostra umanità sarebbe vivida come una forca, una ghigliottina o un plotone di esecuzione. I metodi di esecuzione ci costringono ad affrontare la brutalità di ciò che stiamo facendo, ed esprimono sia la rabbia della società contro il crimine che la brutalità delle sue conseguenze."
Sfibrato dalla tensione dei processi e dalla pressione dell'opinione pubblica della Louisiana, Sothern è stato doppiamente attaccato nel fisico, prima da un cancro alla tiroide e poi dal Covid, sprofondando in uno stato di acuta depressione. Ritiratosi con la la moglie, Nikki Page, conosciuta all'università, a Great Barrington, nel Massachusetts, a soli 45 anni lo scorso 30 settembre si è suicidato nella sua casa, lasciando oltre la moglie, due figlie adolescenti.
Insieme al suo "potente idealismo" e alle sue " doti legali impressionanti" (New York Times), sarà ricordato per avere saldato tanto nella pratica professionale che nella ricerca teorica i due elementi di dubbio permanente sulla pena di morte: la visione di ogni assassino come un essere umano, e l'evidenza che, al di là dei tecnicismi su responsabilità e ruolo della malattia mentale, ogni condanna a morte rappresenta un fallimento per il sistema di controllo sociale. In attesa che editori e registi coraggiosi si impadroniscano della sua storia, per raccontarla alle generazioni future.
https://www.nytimes.com/2022/10/08/us/billy-sothern-dead.html?searchResultPosition=8
https://www.nola.com/news/article_ddc75e04-4361-11ed-ba31-d71dd98cbe74.html