Trump 2 - La nuova mappa del potere a Washington

Il secondo mandato di Donald Trump si annuncia nel segno del dominio dei falchi sulla capitale americana, grazie al completo, benché risicato, controllo del Congresso e al possibile ampliamento della presenza conservatrice della Corte Suprema nei prossimi quattro anni.

Al Senato i Repubblicani hanno una maggioranza (53/47, contro 49/51 del 2022-2024) che della lealtà a Trump ha sin qui fatto il proprio salvagente elettorale. Ma i senatori che dovranno affrontare le elezioni di metà mandato nel 2026, dovranno oscillare fra fedeltà al Presidente e umori dell'elettorato, per non rischiare di perdere il seggio. Anche alla Camera dei Rappresentanti la maggioranza repubblicana (al 22 novembre 219 a 213 con 3 seggi ancora da assegnare) avrà un margine stretto ma confortevole, malgrado qualche pur significativo successo democratico nelle corse decise nell'ultima settimana dai conteggi finali (vedi nota 1).

La lealtà assoluta è il criterio che Trump sta usando per lo staff della Casa Bianca: dietro Trump lavorerà Susie Wiles, artefice della strategia repubblicana degli ultimi anni, dopo una militanza che dura dagli anni 70 del secolo scorso (a sostegno di Jack Kemp, Ronald Reagan, Rick Scott e Ron DeSantis). Abituata a lavorare nell'ombra, Wiles non rischia di entrare in conflitto con i repentini cambi di tattica del suo dominus. Uno dei più intransigenti avversari della Cina al Congresso, Mike Waltz, è annunciato per il ruolo chiave di Consigliere per la sicurezza Nazionale. I ruoli relativi alla sicurezza saranno completati dalla governatrice del Sud Dakota, Kristi Noem, che, oltre alla lealtà verso il Trump e alla durezza verso il politicamente corretto,  nella gara a chi letteralmente la spara più grossa, ha spopolato raaccontando di avere assassinato il suo cane. Sempre la lealtà al neo eletto presidente caratterizza, Lee Zeldin (alla EPA -Environmental Protection Agency) e Stephen Miller, Consigliere per gli affari politici, che dovranno applicare il programma negazionista in materia ambientale dettato nel Project2025 della Heritage Foundation.

Anche la squadra di governo che si delinea conferma la tendenza a trascurare le competenze per premiare la fedeltà: per il ruolo di Segretario di Stato è confermato il nome di Marco Rubio, senatore ed ex enfant prodige della Florida, senza alcuna esperienza di governo; oltre alla fedeltà ci vorrà molta pazienza, perché Trump sarà il segretario di stato di sè stesso. Alla Giustizia è saltata la nomina del controverso ma fedelissomo Matt Gaetz, ed è subentrata un'avvocata della squadra legale di Trump. Pam J. Bondi.  Al Pentagono Trump manda Pete Hegseth, il cui curriculum militare nella Guardia Nazionale é piuttosto scarno, ma che seguirà Trump, tanto all'estero, con la nuova declinazione del sostegno militare a Ucraina e Israele, che all'interna, con il coinvolgimento dell'esercito nella lotta all'immigrazione. Hegseth si era distinto come commentatore di Fox News, schierandosi per il perdono dei militari accusati di crimini di guerra e contro la riduzione delle disuguaglianze di genere nelle forze armate. Dai microfoni della Fox, Hegseth ha chiesto la rimozione del generale Charles Quinton Brown, un afro americano nativo del Texas, che è stato nominato Capo degli Stati Maggiori Riuniti nell'ottobre 2023. Motivo della polemica, le dichiarazioni di Brown contro gli eccessi della polizia all'epoca dell'omicidio di George Floyd. Ma questa nomina potrebbe incontrare qualche difficoltà in sede di approvazione da parte del Senato. Anche Sean Duffy, ex rappresentante repubblicano del Wisconsin, scelto per guidare il Dipartimento dei trasporti, ha un passato televisivo dentro Fox, come conduttore di Fox Business. Il carisma elettorale di Trump beneficia anche chi nelle urne è stato battuto, come Robert Kennedy jr, candidato indipendente e negazionista senza seguito popolare, mandato a guidare il Ministero della Sanità, benché il 76% degli americani affermi invece di credere nella scienza (https://www.pewresearch.org/science/2024/11/14/public-trust-in-scientists-and-views-on-their-role-in-policymaking/). Accanto avrà alla testa dell'agenzia che supervisiona i programmi di assicurazione sanitaria che coprono oltre 150 milioni di americani (Centers for Medicare and Medicaid Services) Memhet Oz. Il controverso medico, sconfitto nella tornata senatoriale del 2022 dal democratico Fetterman, è noto non per il curriculum scientifico, inesistente, ma per quello televisivo, avendo condotto. All'Economia andrà Scott Bessent, finanziere miliardario, sostenitore delle criptovalute, che ha una pecca nel curriculum  in quanto a lungo collaboratore di George Soros. Besset é poi divenuto generoso contributore delle campagne di Trump, cui avrebbe suggerito il programma: aumento a tutti i costi del Pil, inversione di tendenza nell'aumento del deficit federale, ritorno all'investimento nella produzione di energetica tradizionale da fonti non rinnovabili. Besset sarà affiancato al cruciale Office of Management and Budget da Russell T. Vought, estensore in Heritage Foundation della parte economica del Project 2025.

A metà fra eminenza grigia e inviato speciale, nella nuova Casa Bianca si muoverà l'esuberante Elon Musk. Formalmente dovrà, insieme a Vivek Ramaswamy, coordinare l'azione federale per ridurre la burocrazia e quindi la spesa pubblica. Un ruolo simile, ma con diverse premesse ed obbiettivi, a quello svolto durante l'amministrazione Obama al giurista Cass Sunstein, il cui credo e il cui stile (Nudge - La spinta gentile) rappresentano l'assoluta antitesi del "Musk pensiero". Il rapporto Trump-Musk é pieno di incognite per l'imprevibilità dei due, e per i potenziali conflitti di interesse che oggi li accomunano, ma domani potrebero dividerli. Musk si è pagato l'ingresso nella stanza dei bottoni, mettendo a dsposizione della campagna vincente di Trump tutta la potenza di uno dei principali social media (X - ex Twitter), e versando 200 milioni di dollari di finanziamenti. Per questo Musk reclama un'influenza sull'amministrazione che va al di là del ruolo che gli è stato assegnato, come dimostrato dalle dichiarazioni a tutto campo rilasciate dal magante, che comunque si è garantito che la nuova amministrazione cambierà politica sulla produzione di energia elettrica, condizione necessaria per lo sviluppo dell'industria che Musk dirige.  Completamente nell'ombra si muoverà, come ha sempre fatto, Rupert Murdoch, il magnate delle comunicazioni che è il vero padrino di Trump, cui ha fornito la maggioranza dei collaboratori e numerosi ministri, agendo non solo da cassa di risonanza delle tematiche populiste, ma vera e propria agenzia di selezione del personale. L'interesse di Murdoch è di consegnare al figlio un impero mediatico che sia ancora il perno della macchina propagandistica della principale forza politica americana, garanzia di perennità per le aziende del magnate.

Tanto Musk che Murdoch, in quanto nati all'estero, non sono candidabili per la successione a Trump, per cui il conto alla rovescia è già cominciato, ma rischieranno di entrare in rotta di collisione con quanti nel cerchio magico presidenziale tenteranno di subentrare. Uno dei problemi con cui Trump dovrà probabilmente fare i conti, infatti, sarà la lotta sotterranea per l'avvicendamento del presidente, non rieleggibile per la terza volta. Almeno allo stato della normativa costituzionale americana (No person shall be elected to the office of the President more than twice - 22° emendamento). Difficile ipotizzare che possano verificarsi tentativi di modifica costituzionale sul punto, visto che per essere approvata dovrebbe ricevere l'appoggio di due terzi di entrambe le camere del Congresso, e poi della ratifica dalle legislature di tre quarti degli stati. Gli stati però potrebbero, con una maggioranza meno qualificata (due terzi), chiedere al Congresso di convocare una Convention costituzionale. Se era Trump deve essere, qualcuno potrebbe avere la tentazione di forzare la mano per concretizzare le dichiarazioni dello stesso Trump sulla perennità del su potere.

https://verdict.justia.com/2024/11/13/from-day-one-donald-trump-will-be-a-lame-duck-president-will-that-just-free-him-to-do-whatever-he-wants?utm_source=verdict-newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=2024-11-13&utm_content=text-title-1

Nota 1: Ruben Gallego ha vinto il seggio senatoriale dell'Arizona, uno stato che ha voltato le spalle ai democratici nell'elezione presidenziale. Così in California il democratico George Whitesides, neofita ex direttore della NASA, nel distretto di Los Angeles nord ha sconfitto il rappresentante uscente republicano, Mike Garcia. E in Louisana l'avvocato afro americano di Baton Rouge Cleo Fields, ha tolto ai repubblicani il seggio dell'uscente Garret Graves, dopo che era stato ridisegnato il 27° distretto, includendo zone tradizionalmente a prevalente voto democratico. Significative due vittorie democratiche in battaglie eltettorali giocate sui temi centrali della campagna di Trump: in Nevada, il senatore in carica Jacky Rosen ha conservato il seggio per un risicato 0,6% di mrgine, dopo aver sostenuto la necessità di combattere il cambiamento climatico e l'energia pulita basato sul litio estratto nello stato. La campagna dello sfidante Brown è stata sostenuta da Americans for Prosperity, parte della rete conservatrice di proprietà dei magnati petrolchimici Charles e David Koch, che ha accusato Rosen di aver fatto sprecare un trilione di dollari nei sostegni alle nuove fonti di energia non fossile. Analogamente nel Michigan, Elissa Slotkin ha strappato ai repubblicani il seggio al Senato Senato (0,3 % il margine) sconfiggendo il repubblicano Mike Rogers, che aveva cercato di spaventare i lavoratori del più grande distretto automotive degli USA affermando che nello stato si sarebbero persi 500.000 posti di lavoro a causa della corsa ai veicoli elettrici. Con buona pace del super trumpiano Elon Musk, re dell'auto elettrica.