Le norme anti trust dietro il ritiro dell'offerta di Musk per Twitter

La ritirata strategica di Elon Musk dall'acquisto di Twitter è stata interpretata generalmente sotto i due aspetti più evidenti: secondo i primi commenti prima di tutto ha pesato il crollo a Wall Street del titolo Twitter (-20% dalla data del lancio dell'offerta), insieme a tutto il listino per le ricadute della guerra in Europa sul futuro dell'economia occidentale. Subito dopo viene citato l'argomento invocato da Musk per ritirare l'offerta, la controversia sui falsi account, e di conseguenza sul valore di Twitter. Mentre il primo motivo ha origini contingenti che potrebbero trovare nel medio periodo soluzione con la fine da tutti auspicata  della guerra, la questione dei falsi account aprirà un contenzioso a breve termine. Ma lo stesso Musk secondo alcuni analisti potrebbe in un prossimo futuro tornare alla carica con una nuova offerta, ridimensionata nel prezzo.

C'è però un terzo motivo che non è sotto i riflettori, ma sotteso a tutta la questione: il timore di big tech per le politiche dell'amministrazione Biden. Il più anziano (e gaffeur !) presidente mai eletto negli Stati uniti continua a comportarsi come se avesse di fronte molti anni di lavoro, orientato obbiettivi strutturali, misurabili solo nel lungo periodo. Particolarmente evidente questa tendenza nell'ambito della regolamentazione del settore digitale, che é avversata dalle più grosse società private americane. Non a caso Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, ha recentemente rivolto un attacco tutto politico a Biden. Il Presidente ha dichiarato: "questo è un periodo di guerra e di pericolo globale" e tutti devono dare una mano, ad esempio le compagnie petrolifere dovrebbero abbassare i prezzi della benzina. Bezos gli ha risposto dicendo che: "L'inflazione è un problema troppo importante per la Casa Bianca per continuare a fare affermazioni come questa. O è un errore di direzione o un profondo malinteso delle dinamiche di mercato di base". La contro risposta è arrivata dallo staff presidenziale: l'addetto stampa Karine Jean-Pierre ha sottolineato che i prezzi del petrolio sul mercato sono scesi di circa 15 dollari al barile nell'ultimo mese, mentre i prezzi alla pompa restano inchiodati. E poi ha rincarato la dose il portavoce della Casa Bianca Andrew Bates: "Non è difficile capire perché uno degli individui più ricchi della Terra si opponga a un'agenda economica per la classe media che mira a taglire i costi che le famiglie devono affrontare, combattere l'inflazione".

In effetti se Bezos attacca pubblicamente Biden sulla politica economica, in realtà è sulla politica digitale che la sua Amazon e le altre compagnie big tech si muovono concretamente per contrastare l'azione della Casa Bianca. Il progetto cardine dell'amministrazione Biden é il American Innovation and Choice Online Act, che potrebbe essere approvato dal Congresso entro l'estate, creando le premesse per un'aggiornata normativa anti trust in ambito digitale. La normativa va nel senso auspicato sin dal 2021 da studiosi come Francis Fukuyama (vedi su questo blog il post "Sulla proposta Fukuyama di regolamentazione di big data" del 6 marzo 2021), perché interviene sul potere reale delle "piattaforme" limitando il potere del gatekeeper di determinare il comportamento dei consumatori. Elemento non secondario, questo obiettivo è inserito anche nel progetto di direttiva sui mercati digitali dell'Unione europea, con un essenziale legame normativo fra vecchio e nuovo mondo.

La nuova legge intende regolare l'attività delle grandi "piattaforme online" che consentono a un utente di generare o interagire con i contenuti sul piattaforma, o intermediano l'e-commerce tra consumatori e aziende di terze parti, o fungono da motori di ricerca. L'attuale bozza fa riferimento a tre tipologie di aziende:

(1) quelle con almeno 50 milioni di utenti attivi mensili (o 100.000 utenti business);
(2) quelle con capitalizzazione di mercato annuale o vendite nette negli Stati Uniti superiori a 550 miliardi di dollari;
(3) quelle che fungono da "partner commerciale critico" per i propri utenti aziendali.

ma la Federal Trade Commission e il Departement of Justice avrebbero la facoltà di classificare anche altri soggetti come piattaforma ai sensi anti trust.

In pratica la legge si rivolge a Apple, Alphabet (Google), Amazon e Meta (Facebook), mentre Microsoft potrebbe non rientare nella griglia indicata, stabilendo con chiarezza quali sono i potenziali nemici del progetto di legge.

La nuova norma creerebbe una serie di vincoli che si concretizzano in una nuova casistica di comportamenti classificati come violazioni della libertà di concorrenza da parte delle piattaforme:

  • preferire "ingiustamente" i prodotti, i servizi o le linee di attività di un operatore di piattaforma;
  • discriminare "ingiustamente" i prodotti di altra piattaforma;
  • differenziare i termini di servizio della piattaforma tra diverse tipologie di utenti aziendali;
  • limitare la capacità dei titolari di attività commerciali di operare con sistemi hardware o software di piattaforme diverse;
  • utilizzare dati non pubblici ottenuti o generati sulla piattaforma coperta dalle attività degli utenti per offrire prodotti propri della piattaforma;
  • limitare o impedire la disinstallazione di software preinstallati sulla piattaforma che indirizzano gli utenti verso i prodotti offerti dalla piattaforma stessa;
  • agire in ritorsione contro gli utenti che segnalano problemi;

L'opposizione di big tech a queste norme si basa sull'assunto che le loro azioni censurate come restrittive della concorrenza, sarebbero in realtà necessarie per motivi legali, per proteggere la sicurezza e la privacy degli utenti e la sicurezza dei loro dati, oltre che per mantenere o migliorare le funzionalità principali della piattaforma. In sostanza per le grandi compagnie digitali non di azioni contrarie all'interesse dei consumatori si tratterebbe, ma di vantaggi offerti dalle piattaforme agli utenti nel loro stesso interesse.

Per coloro che, per età o analfabetismo tecnologico, non sono in grado di discernere il funzionamento delle piattaforme non è facile distillare la verità fra le posizioni contrapposte. In questo il "vecchio" Biden si sta muovendo con una insospettata agilità tecnologica. Ad esempio con il Bipartisan Innovation Act ha rilanciato il programma Additive Manufacturing Forward con finanziamenti pubblici per 200 miliardi di dollari in nuovi impianti di produzione come premessa per la creazione di nuovi posti di lavoro che confermino il trend di crescita occupazionale il più alto dai tempi R. Reagan. Non solo per semiconduttori, batterie o altri settori di punta, il governo vuole invogliare le aziende americane a investire di nuovo in casa, rimpatriando posti di lavoro nel settore manifatturiero precedentemente delocalizzati. Il tutto come essenziale barriera contro l'inflazione. Come esempio concreto Biden ha lungamente citato l'obbiettivo della diffusione di sistemi produzione additiva che utilizzano software CAD o scanner di oggetti 3D. Il Presidente ha spiegato nel dettaglio che l'obbiettivo è di cambiare la cultura produttiva non solo per le grandi aziende, perché la produzione additiva diffonde ad ogni livello l'uso di hardware a deposito di materiale, e cambia il processo industriale. La produzione additiva aggiunge materiale per creare un oggetto, contrariamente al sistema tradizionale che in generale consiste nel rimuovere materiale mediante fresatura, lavorazione a macchina, intaglio, sagomatura o altri mezzi. Biden sembra aver capito come funziona, beato lui.

Inoltre ci sono diverse iniziative regolatorie che il governo federale sta conducendo: é' in via di costituzione un ufficio federale dedicato alla catena di approvvigionamento presso la Federal Trade Commission, per coordinare le iniziative che riguardano la produzione e gli hub tecnologici regionali, estendendo i vantaggi del cambiamento tecnologico anche alle piccole e medie aziende della base manifatturiera del paese. Per quanto riguarda l'attività di supervisione del mercato, il Consumer Financial Protection Bureau ha avviato un'estesa indagine sulle forme di pagament0 seguite da big tech. Dopo aver chiesto pubblicamente l'aiuto ai "whistleblower" perché denuncino le condotte illegali nascoste delle società del settore, l'agenzia sta assumendo 25 ingegneri informatici per rinforzare le sue capacità tecnologiche nel controllo degli illeciti finanziari.

L'attacco politico di Bezos contro Biden trova in tutto questo motivi ben più solidi che non la disputa accademica sui mezzi per combattere l'inflazione. Del resto big tech ha speso nel 2021, attraverso le sette più grandi società tecnologiche, quasi 70 milioni di dollari in attività classificate nei bilanci delle aziende come "lobbying". Ovvero per influenzare governo e congresso, e contrastare ogni forma di regolamentazione del settore. Meta, (Facebook), ha registrato per questa voce poco più di 20 milioni di dollari, Amazon 19 milioni, Google ha speso 9,6 milioni. E anche i progetti di E. Musk per utilizzare Twitter come base per allargare fatturato e guadagni del suo gruppo, probabilmente sono stati rivisti alla luce di una normativa che ormai è prossima all'approvazione.

La guerra di posizione da parte dei lobbysti di big tech mira a prendere tempo per due motivi: nel settore digitale i cicli di vita di prodotti e sistemi sono drammaticamente brevi e ogni normativa anti trust è destinata a perdere di efficacia, o diventare del tutto obsoleta, di fronte alla rapida evoluzione teconologica. Inoltre l'esito delle incombenti elezioni di mid term a novembre 2022 potrebbe condizionare ulteriormente l'azione legislativa della Casa Bianca, allontanando nel tempo la macchina dei controlli regolamentari sul settore digitale.

https://www.congress.gov/bill/117th-congress/senate-bill/2992/text

https://www.klobuchar.senate.gov/public/_cache/files/b/9/b90b9806-cecf-4796-89fb-561e5322531c/B1F51354E81BEFF3EB96956A7A5E1D6A.sil22713.pdf

https://www.congress.gov/bill/117th-congress/senate-bill/1260

https://www.protocol.com/policy/cfpb-hiring-tech?

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2022/05/06/fact-sheet-biden-administration-celebrates-launch-of-am-forward-and-calls-on-congress-to-pass-bipartisan-innovation-act/

https://www.washingtonpost.com/technology/2022/01/21/tech-lobbying-in-washington/