Primarie in Alaska e tirannia della maggioranza in Occidente
Voci dall'America

Primarie in Alaska e tirannia della maggioranza in Occidente

Un aneddoto sulla campagna per le primarie repubblicane in corso in Alaska in vista delle elezioni di mid-term nel prossimo novembre, innesca una riflessione generale sull'attuale crisi dei sistemi democratici, e sul confronto fra Stati Uniti e Russia, indirettamente in corso in Ucraina.

Il New York Times ha intervistato Paulette Schuerch, che lavora nello staff della candidata alle primarie repubblicane in Alaska per il senato, Kelly Tshibaka, sostenuta dall'ex presidente D. Trump contro la veterana - 21 anni di senato - Lisa Murkowski. Secondo Scuerch la senatrice Murkowski, dopo essere stata capace di catalizzare il consenso dell'elettorato repubblicano per anni, avrebbe perso il sostegno di molti cittadini dello stato più occidentale e gelato degli USA. Scuerch indica il momento di frattura in un episodio apparentemente marginale: Murkowski avrebbe dimostrato di essere distante dall'elettorato quando non fu in grado di intercettare i sentimenti popolari in occasione del suicidio nel 2014 di Don Young, un politico locale. La senatrice rifiutò di fare della vicenda di Young un argomento di dibattito pubblico, finendo per essere percepita dai suoi stessi sostenitori come scarsamente attenta a un problema per loro centrale.

Il suicidio è un tema sensibile per molti abitanti, in particolare delle zone rurali, dell'Alaska, che registra il più alto tasso di suicidi pro capite negli Stati Uniti, 21,8 ogni 100.000 abitanti contro 11,5 nell'intera nazione. Abnorme il dato riferito ai soli nativi dell'Alaska che sale a 35,1 per 100.000. Si sono lamentati in Alaska 1.369 suicidi tra il 2000 e il 2009, una media di 136 all'anno. Il 78% dei casi in Alaska riguarda uomini, e fra essi i nativi di età compresa tra 15 e 24 anni raggiungono l'allarmante tasso di 141,6 suicidi ogni 100.000 abitanti, quasi sette volte più della media nazionale generale.

L'Alaska nel 2022 conta 720.763 abitanti (di cui il 14% nativi), su una superficie di  1.723.000 chilometri quadrati. Di conseguenza registra una densità di meno di un abitante per chilometro quadrato, con appena 29 città che hanno una popolazione superiore a 1.000 abitanti e solo due sopra i 10.000. Il concetto di comunità in Alaska va interpretato alla luce di questi numeri. La solitudine e l'individualismo diventano un fattore critico con cui politici in cerca di consenso come Murkowski devono confrontarsi. E persino un tema vitale per la "last frontier" come la conservazione ambientale, diviene meno divisivo della reazione di un politico di fronte ad un suicidio.

Senza voler trarre da questa particolarissima situazione delle conseguenze generali valide in assoluto, si può però dire che in Alaska come in tutto l'occidente, la partecipazione popolare alla vita politica si riduce (alle presidenziali del 2020 il ha votato il 60% degli aventi diritto, con una stretta maggioranza a favore di Trump), vanificando molte delle regole e la dinamica stessa del rapproto fra maggioranza e opposizione. Così a minoranze vincenti alle elezioni si contrappongono ancor più sparute minoranze in grado di bloccare il processo legislativo e persino amministrativo. Sull'argomento molto si è scritto e il dibattito non é mai concluso, dopo l'affermazione di A. de Tocqueville, (La Democrazia in America) sulla "detestabile massima che in politica la maggioranza di un popolo ha il diritto di far tutto; e tuttavia l’origine del potere sta nella volontà della maggioranza". E sin da allora ci addentriamo con Tocqueville nella "contraddizione tra queste due proposizioni".

L'aneddoto sulla senatrice Murkowsky indica un altro elemento proprio della nostra epoca in tema di minoranze che si fanno maggioranza quando cresce l'astensione. Negli USA, come in tutto l'occidente, c'è una spaccatura netta fra il voto nelle aree urbane rispetto a quelle rurali, territorialmente marginali, che sono diventate combattive e influenti. Queste rappresentano una nuova categoria di minoranza capace di imporre all'intera comunità nazionale la propria visione del mondo, raramente aperta al progresso e al prossimo. Chi vive isolato, poco a contatto con i propri simili, per necessità e talvolta per scelta, in questo periodo riesce a imporre il proprio credo a quanti vivono in comunità corpose e organizzate, che sono in modo massiccio sempre più indifferenti alla politica. Il fenomeno si è aggravato negli USA negli ultimi anni, favorito dallo spostamento della popolazione dalle città della costa orientale e occidentale a causa dell'aumento del costo della vita urbana, con un cambiamento demografico che sottrae alle grandi città popolazione in particolare giovane.

In parte si tratta degli stessi motivi e della stesso meccanismo che é stato determinante nella recente vicenda della negazione del diritto all'aborto negli Stati Uniti (vedi su questo blog  il post "La Corte Suprema USA impone una svolta conservatrice" del 25 giugno 2022). In quel caso, con il sostegno di una frangia estrema teocratica molto radicata nelle aree rurali, le associazioni pro vita, essenzialmente religiose e rappresentative di agguerrite parti della società, hanno condotto una battaglia anche aggressiva per ottenere che venisse negato a tutte le donne americane quel diritto che è invece tipicamente accettato nelle più vaste comunità urbanizzate. Le implicazioni etiche della questione dell'aborto hanno finito per mettere in secondo piano l'aspetto strettamente politico della questione.

Oltre a questo, deve fare riflettere anche il fatto che l'Alaska rappresenta l'unica frontiera fisica fra Stati Uniti e Russia, e che da Mosca periodicamente si levano voci anche istituzionali - da ultimo Vyacheslav Volodin, Presidente della Duma - di rivendicazione della sovranità sul quella fetta di America, parte dell'impero degli zar sino al 1867, poi ceduto agli USA con lo status di territorio, divenuto stato della repubblica federale dal 1959. In passato non è stata considerata con la necessaria attenzione la pericolosità della politica restauratrice del regime di V. Putin, poggiata su una cultura minoritaria nella stessa in Russia, nemica dello stato di diritto e delle libertà proprie dell'occidente. Così l'attacco imperialista all'Ucraina ha in qualche modo sorpreso l'Occidente. Di nuovo oggi dopo l'inattesa resistenza del piccolo esercito ucraino contro le armate del potente vicino, forse dovrebbe essere considerato con maggiore cautela il rischio che sta dietro le intemerate  da parte della corte del nuovo zar oltre che su fantasiose rivendicazioni territoriali, anche sul possibile uso dell'arma atomica (D. Medvedev - S. Lavrov).

Se si considera poi l'incessante lavorio sotterraneo dei servizi segreti e degli hacker russi per condizionare la politica americana in un tempo che è, lo si voglia o no, di guerra, anche una marginale scadenza elettorale nella remota regione americana diventa un fatto da osservare con la massima attenzione.

https://health.alaska.gov/SuicidePrevention/Documents/pdfs_sspc/AKSuicideStatistics.pdf

https://worldpopulationreview.com/states/alaska-population

https://www.elections.alaska.gov/results/20GENR/data/sovc/ElectionSummaryReportRPT24.pdf

https://smartasset.com/mortgage/where-millennials-are-moving-2021

https://history.state.gov/milestones/1866-1898/alaska-purchase

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