Le ricadute sul mercato digitale della sentenza Tik Tok
La Corte Suprema ha giudicato conforme alla costituzione la legge voluta dall'amministrazione Biden e votata dal Congresso che vieta l'utilizzo del social media TikTok per motivi di sicurezza nazionale, a causa dei legami tra la sua controllante, ByteDance, e il governo cinese. La legge vieta alle aziende americane di "distribuire, mantenere, aggiornare o fornire servizi di hosting Internet" con app che siano sotto il controllo di un governo estero. L'amministrazione Biden aveva agito per il rischio di accesso di enti governativi cinesi ai dati degli utenti americani, e per la possibilità per il governo cinese di manipolare segretamente l'algoritmo di TikTok.
ByteDance ha comunicato che non è sua intenzione vendere la partecipazione, ma il mercato segue con attenzione le mosse di alcuni player nazionali, tra cui l'ex Segretario al Tesoro di Trump Steven Mnuchin e l'uomo d'affari Frank McCourt. Quest'ultimo avrebbe fatto presentato una proposta a ByteDance per acquisire le attività statunitensi di TikTok, tramite il gruppo "Project Liberty" alleandosi con il gruppo di aziende specializzate in private equity legate al conduttore di "Shark Tank" Kevin O'Leary. Non sono stati divulgato i termini finanziari dell'offerta.
Secondo il parere della maggioranza degli osservatori nessun operatore americano del settore app, come Apple e Google, né i provider cloud come Oracle, possono candidarsi per distribuire l'app vietata finché non vengono sciolti i legami con il governo cinese relativi al hosting dei dati ed al loro potenziale utilizzo da parte di un soggetto nazionale estero.
Secondo Cayce Myers, professore presso la Virginia Tech University "la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti su TikTok è un momento spartiacque per i social media e le loro operazioni negli Stati Uniti. La decisione della corte per curiam ha sottolineato l'unicità della tecnologia, la pervasività del suo impatto e le implicazioni per la sicurezza nazionale delle sue operazioni. Rappresenta un cambiamento importante nella sovranità digitale e mostra il delicato equilibrio tra preoccupazioni per la sicurezza nazionale, libertà di parola ed economia digitale globale".
Una volta stabilito che Tik Tok non può continuare le sue attivtà negli USA nemmeno se ceduta ad un soggetto americano, la Corte non si è ritenuta competente per definire un quadro chiaro per definire fin dove possa spingersi la regolamentazione dell'attività dei social media, lasciando a Congresso e governo mano libera per risolvere il problema in futuro.
Second Amnesty Tech (che aveva chiesto a TikTok di smettere di usare le informazioni personali sensibili delle persone) "Il divieto di TikTok non risolve in alcun modo i rischi endemici per i diritti umani e i danni associati ai modelli di business basati sulla sorveglianza proprio di Tik Tok ma anche di altre grosse aziende tecnologiche come Google e Meta. Al contrario Amnesty auspica che le autorità statunitensi introducano regolamenti che valgano per tutte le piattaforme tecnologiche con l'obiettivo di proteggere i diritti umani nell'era digitale. Secondo Lauren Armistead, vicedirettrice di Amnesty Tech,"i pericoli della raccolta di dati di massa e degli algoritmi dei social media, come l'amplificazione dell'odio sulle piattaforme Meta e il costo indiretto pagato a causa dei contenuti dannosi sulla salute mentale dei giovani a causa di TikTok" rendono necessario legiferare "per sciogliere i nodi sistemici del modello di business basato sulla sorveglianza che è proprio delle principali aziende tecnologiche, garantendo che l'ambiente online sia rispettoso dei diritti".
Il fronte conservatore che considera un tabù ogni limitazione al "free speech", guarda con preoccupazione alle possibili estensioni del principio interventista stabilito dalla Corte con la sentenza Tik Tok. Secondo Morgan Wilsmann, analista politico presso Public Knowledge "Accettando le ragioni del governo legate alla sicurezza nazionale la Corte ha aperto alle future amministrazioni la strada per chiudere qualsiasi piattaforma o società di media affiliata a soggetti esteri che siano sgraditi al governo...se i legislatori si preoccupassero davvero della sicurezza dei dati americani, approverebbero una legge completa sulla privacy e terrebbero a freno i broker di dati che traggono enormi profitti dalla raccolta e dalla vendita di dati ad attori stranieri senza la nostra conoscenza. Se l'azienda dovesse essere venduta, il rimedio potrebbe essere peggiore della malattia".
Il Presidente eletto Donald Trump ha espresso posizioni vaghe e contradditorie, che includono l'ipotesi di non far rispettare il divieto, ma non è chiaro come intende procedere dopo il suo insediamento il 20 gennaio. Nel corso del procedimento, in una memoria depositata presso la Corte Suprema come "amicus curiae" aveva sostenuto di essere "l’unico a possedere la competenza nella conclusione di accordi, il mandato elettorale e la volontà politica per negoziare una risoluzione che salvi la piattaforma, affrontando al tempo stesso le preoccupazioni per la sicurezza nazionale espresse dal governo”. Malgrado voci insistenti e contraddittorie, al momento nessuan posizione ufficiale è stata espressa da Elon Musk che in quanto padrone di X (già Twitter) e invadente alleato di Trump, sembrava essere il naturale sbocco per una soluzione decisionistica del problema.
La sentenza non chiude un capitolo dell'evoluzione del più grande mercato digitale del mondo, ma al contrario ne apre uno nuovo, in cui per il momento si confondono i due fronti contrapposti sul tema del controllo del sistema digitale.
https://www.supremecourt.gov/opinions/24pdf/24-656_ca7d.pdf
https://www.amnesty.org/en/latest/news/2025/01/us-tiktok-ban-wont-solve-big-tech-harms/
https://publicknowledge.org/supreme-courts-tiktok-ruling-sets-dangerous-precedent-for-free-speech/