Neo monopoli digitali: urge una regolamentazione

Nell'era di digitale é arrivato il momento di aggiornare il concetto di monopolio. Tradizionalmente il monopolista, quello che all'inizio del Novecento era ritratto seduto su montagne di dollari in tuba e con il sigaro in bocca, era un imprenditore che conquistava la supremazia quasi assoluta in un dato settore economico, facendo leva su uno o più situazioni di vantaggio competitivo per restringere gli spazi della concorrenza. Da decenni le leggi negli Stati Uniti, e in tutto l'occidente, hanno stabilito regole difficilmente eludibili da chi aspira al monopolio in uno specifico settore.

Molto più sfumato il concetto quando applicato alla manciata di grosse piattaforme tecnologiche che letteralmente monopolizzano la nostra vita, visto il livello medio di utilizzo digitale quotidiano. Il caso più evidente é quello di Amazon, l'azienda fondata da Jeffrey (Jeff) P. Bezos nel 1994, con l'idea di rivoluzionare la distribuzione libraria, che è diventata il più grande supermarket del pianeta. Oggi Amazon fattura circa 470 miliardi di dollari (33,5 utile netto), di cui il 43% proviene dalle vendite e-commerce, 22% dalla vendita di servizi inclusi quelli di consegna, 12% da servizi web, 7% dagli abbonamenti (Amazon Prime) 6,6% da pubblicità indotta dal sito, 3,6% da punti vendita reali. L'azienda nega di avere in alcun modo una posizione monopolistica e difende con molta aggressività la sua politica e il suo modello organizzativo. Secondo Amazon, come per tutte le altre big tech, gli utenti premiano la società perché soddisfatti del servizio ricevuto. La polemica su questo argomento dura da ormai oltre un decennio, con fautori dei diversi punti di vista. Non stupisce che persino dal Washington Post sono arrivati sostegni per i negazionisti del monopolio, se se considera che J. Bezos ha acquisito il controllo della testata, simbolo della libertà di stampa americana.

L'azienda ha anche affrontato numerose liti relative alle possibili pratiche monopolistiche nei confronti di utenti, partner e concorrenti. Le più significative: il contenzioso sul prezzo di vendita dei libri con alcuni editori (Hachette - Mcmillan); nel pieno della battaglia legale Amazon ritardò volutamente le spedizioni di titoli Hachette boicottando quello che doveva essere un partner; la lite si risolse nel 2014 con un compromesso i cui termini non sono mai stati resi pubblici. Ancora, la cancellazione dai dispositivi Kindle di contenuti senza autorizzazione degli utenti (caso Amazon/Orwell 2009 e Amazon/Wikileaks 2010); Amazon ha rimborsato tutti quanti lo hanno richiesto e promesso di tenere mai più un simile comportamento, ma gli episodi hanno dimostrato che nessun utente di Amazon diviene mai integralmente proprietario dei contenuti digitali acquistati. Il caso più noto e documentato riguarda la discriminazione dei piccoli venditori indipendenti, penalizzati da condizioni di pagamento e consegna tendenti a favorire i prodotti di marchi della galassia Amazon; negli ultimi dieci anni le autorità di controllo di tutto il mondo hanno sanzionato l'azienda di Bezos con multe miliardarie, il cui ammontare complessivo non è dichiarato nel bilancio annuale del gruppo.

E sin qui siamo nel campo della tendenza a un monopolio classico, in cui il controllo della piattaforma viene sfruttato per un uso autoritario delle leve di prezzi e risorse. La riduzione della concorrenza induce meno diversificazione nel mercato, che smette di essere uno spazio aperto regolato dalle leggi della domanda e dell'offerta, per trasformarsi in un'area privata regolata dall'interesse del player più grosso e tentacolare. Si riducono le opportunità di avviare nuove imprese che non siano appendici del modello dominante, e i posti di lavoro complessivamente diminuiscono.

Ma se si guarda alle caratteristiche del neo - monopolio,  si percepisce la mutazione del fenomeno e la sua pericolosità, non solo teorica e lontana nel tempo, ma concreta e immediata, anche per le acquisizioni condotte da Bezos. Nessuno, se non i diretti interessati, si è preoccupato troppo per le acquisizioni di Washington Post, Internet Movie Data Base, Drugstore.com, AbeBook, GeoWorks, Pets.com,  e delle altre decine di società di ogni dimensione inglobate in Amazon. Poi si è registrata inquietudine fra i concorrenti e preoccupazione generale per l'acquisto da parte di Amazon di "Whole Foods" nel 2017. Spendendo 13 miliardi di dollari Amazon ha inserito nel meccanismo basato sulla sua piattaforma un'azienda che da 40 anni distribuiva prodotti alimentari biologici, con una propria catena di supermercati, nota per la qualità dei prodotti e per i prezzi astronomici. All'epoca Amazon ha motivato l'acquisizione con l'aspettativa di un aumento delle sottoscrizioni per il servizio Amazon Prime, grazie a sconti e altri privilegi offerti agli aderenti ai vari programmi di fidelizzazione. Ma sin dall'inizio i concorrenti hanno temuto che si trattasse di un sondaggio nel settore della distribuzione alimentare, in vista di un'offerta digitale strutturata destinata a portare progressivamente una quota rilevante del comparto sotto il governo della piattaforma di Bezos.

Ancora superiore l'apprensione dopo il recente annuncio (21 luglio 2022) che Amazon ha assunto il controllo del fornitore di assistenza sanitaria One Medical. L'allarme è stato dato a Washington dalla senatrice A. Klobuchar, del Judiciary Commitee del senato, che ha invocato un'inchiesta della Federal Trade Commission sull'acquisizione. Oltre ad erogare assistenza h24 in Video Chat, One Medical garantisce visite specialistiche entro 24 ore dalla richiesta, prescrizione on line di farmaci, consulenza per la scelta di medici e centri di cura, servizi di telemedicina e di gestione on line dei piani di assicurazione sanitaria. One Medical è il secondo anello della nuova unità "salute" dell'azienda di Bezos dopo PillPack, una farmacia online acquisita per 750 milioni di dollari nel 2018. L'operazione attuale, che deve ricevere l'autorizzazione dalle autorità federali e l'avallo degli azionisti della società, costerà circa 4 miliardi di dollari. Amazon dichiara di voler reinventare il modo di erogare servizi sanitari negli Stati Uniti, che é caratterizzato da un'offerta diversificata anche a livello statale. Malgrado la riforma Obama, l'intervento dello stato nel welfare sanitario è molto limitato, con servizi sanitari principalmente a pagamento (out poket), e le compagnie assicurative private che giocano un ruolo determinante. Nella visione idilliaca comunicata da Amazon in occasione dell'acquisizione, per gli utenti della piattaforma Amazon sarà possibile accedere a visite mediche ed esami diagnostici senza aspettare settimane o mesi, pianificare in autonomia le terapie in funzione della propria agenda lavorativa, scegliere una clinica, trovare un parcheggio, identificare una sala d'attesa e poi una farmacia. Il tutto grazie alla regia disinteressata di Amazon. Inutile dilungarsi per spiegare che questo scenario orwelliano appare ben lontano dagli interessi degli utenti, che verrebbero pilotati dalla piattaforma di Amazon senza più autonomia nella parte più sensibile della loro vita privata, la salute, esattamente come consumatori in un supermercato.

Ma con questo ancora non abbiamo toccato il cuore del carattere neo monopolistico di Amazon. Il vero problema sta nell'utilizzo disinvolto dei dati, degli e sugli utenti: con un'interpretazione estensiva delle normative sulla protezione dei dati personali, Amazon allarga ogni minuto confini del proprio impero, accumulando in automatico dati che poi utilizza per proporre, vendere ed erogare servizi e beni. Nessuna altra azienda è in grado di costruire un'offerta di questo tipo, e per questo la concorrenza non è ristretta, semplicemente non esiste. E Amazon assume un ruolo che si avvicina alla vera e propria sovranità sui suoi utenti. Se uno stato è, secondo la teoria positivista classica, definito dall'insieme "legge/popolo/territorio", Amazon ha la sua propria legge che impone a tutto il mondo. Senza vincoli legali e senza limiti fisici, grazie alla tecnologia che non ha frontiere nè limiti.

Sempre più urgente portare a compimento le riforme avviate dall'amministrazione Biden ( vedi su questo blog "Joe Biden avvia la nuova regolamentazione digitale" del 11 giugno 2022) e imporre la separazione netta della proprietà delle attività di gestione della piattaforma e dei dati da quelle di vendita dei prodotti e servizi, imponendo meccanismi che assicurino all'utente la libertà di scelta effettiva. Altrimenti il mercato della distribuzione di beni e servizi è destinato ad essere controllato da Amazon. Ipotesi che inizialmente sembrava irreale, ma che invece è sempre più ben delineata nell'attuale neo monopolio digitale. E' paradossale sia disattenta alla prospettiva della concentrazione di potere in mani private proprio quella parte di pubblica opinione che è insorta contro i governi per le politiche di gestione rese necessarie dalla pandemia.

https://www.visualcapitalist.com/tag/amazon/

https://www.washingtonpost.com/business/us-tech-companies-arent-monopolies/2021/11/24/a236ca6a-4d2f-11ec-a7b8-9ed28bf23929_story.html

https://www.nytimes.com/2014/11/14/technology/amazon-hachette-ebook-dispute.html

https://www.nytimes.com/2022/01/26/technology/amazon-price-fixing-settlement-washington.html

https://www.forbes.com/sites/stevebanker/2019/06/25/how-amazon-changed-whole-foods/

https://thehill.com/policy/technology/3568859-amazon-acquiring-one-medical-for-nearly-4-billion