Non solo vaccini nel braccio di ferro fra Biden e Big Pharma
Voci dall'America

Non solo vaccini nel braccio di ferro fra Biden e Big Pharma

La nuova una proposta governativa di riforma del sistema di determinazione dei prezzi dei medicinali integra la strategia del Presidente Biden sui vaccini, che oltre alla inevitabile resistenza dell'industria farmaceutica sta incontrando inattese resistenze a livello internazionale promosse da alcuni governi europei e persino da una parte della sinistra liberal.  Il meccanismo dei prezzi, caratteristico del sistema sanitario misto pubblico/privato a prevalenza privata esistente in America , va a completare la riforma nota come Obamacare o Affordable Care Act, che sembra non essere più l'incubo della destra repubblicana. Il Presidente, che agisce di concerto con il Partito Democratico al Congresso, ha proposto di autorizzare Medicare, il braccio pubblico della sanità, a negoziare con Big Pharma prezzi più bassi dei farmaci da prescrizione. Al congresso i democratici hanno prontamente risposto, avanzando una serie di idee politicamente molto popolari, già avanzate inutilmente nel corso degli ultimi 20 anni, tutte orientate al contenimento dei prezzi concordati fra governo e aziende farmaceutiche.

Il presidente della Camera Nancy Pelosi e il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer avranno bisogno di ogni voto democratico in un Congresso diviso e polarizzato, altrimenti i Democratici potrebbero doversi accontentare di un compromesso che non permetterebbe loro di raggiungere l'obiettivo, oppure potrebbero pagare dazio alle elezioni di medio termine del 2022.

"C'è un percorso politico, ma c'è anche una sfida, e la sfida è che abbiamo margini sottilissimi" ha detto il rappresentante democratico del Vermont Peter Welch, uno dei luogotenenti di Pelosi. "Questo non è un affare fatto", ha continuato Welch. "Abbiamo il presidente dalla nostra parte, ma dall'altra parte c'è Big Pharma", l'industria farmaceutica con il suo formidabile potenziale di lobbying, il cui braccio armato si chiama appunto PhRMA.

L'apparato di lobbying di PhRMA è considerato uno dei più qualificati a Washington, e si calcola che sia tra i primi cinque lobbyst per volume di finanziamenti a legislatori e amministratori a Washington. La sua missione attuale è di preservare la clausola della legge del 2003 che ha creato una rendita di posizione per i produttori farmaceutici all'interno del sistema pubblico Medicare, impedendo al governo di interferire nelle negoziazioni sui prezzi tra produttori di farmaci e assicuratori. Questa regola era stata introdotta prima che i prezzi medi dei farmaci schizzassero verso l'alto, e che pillole da 1.000 dollari l'una diventassero la normalità.

Il CEO di PhRMA, Stephen Ubl, ha dichiarato, dopo il discorso di Biden al Congresso la scorsa settimana, che l'industria farmaceutica è pronta a difendere le sue prerogative. "Dare al governo il potere di determinare arbitrariamente il prezzo dei medicinali non è l'approccio giusto perché soffocherebbe l'innovazione". Dall'altra parte della barricata i difensori dei diritti dei cittadini sono determinati a sostenere l'iniziativa presidenziale. La direttrice dell'associazione Lower Drug Price, Now Margarida Jorge ha detto "Non credo che nessuno sia davvero preparato all'assalto che noi ci aspettiamo da PhRMA".

Al Congresso Pelosi ha riportato la questione Medicare al centro del dibattito politico, con la reintroduzione di un disegno di legge ambizioso, già presentato alla Camera nel 2019. Se il progetto di legge fosse approvato, Medicare userebbe una media di prezzi più bassa di tutti i altri paesi economicamente avanzati, grazie al negoziato diretto con le aziende farmaceutiche sul prezzo dei farmaci. Le aziende sarebbero sanzionate, se rifiutassero di negoziare, con aumenti del livello di tassazione. Inoltre, verrebbero resi obbligatori sconti sui prezzi praticati a Medicare da parte dei produttori di farmaci che abbiano aumentato i prezzi al di sopra del tasso di inflazione. Secondo i proponenti con questo sistema centinaia di miliardi di dollari risparmiati potrebbero essere reinvestiti in altri programmi sanitari, e gli assicuratori privati sarebbero in grado di garantire i prezzi più bassi di Medicare. Nel definire la questione "un problema centrale per noi", Pelosi ha anche detto "ci stiamo lavorando da una generazione, ed è ora di farlo perché il "costo dell'assistenza sanitaria è un peso insostenibile per le famiglie americane a causa del costo dei farmaci ".

Biden punta sulla possibilità di realizzare la riforma senza spese pubbliche aggiuntive, togliendo così un argomento tradizionale all'opposizione repubblicana, perché come ha detto il presidente "i soldi che risparmieremo potranno andare a rafforzare l'Affordable Care Act ed espandere i benefici di Medicare senza costare ai contribuenti un centesimo in più". Al momento i repubblicani hanno scelto un'opposizione morbida e in apparenza costruttiva, esortando Biden ad abbassare la portata del potere negoziale di Medicare, pur supportando l'idea di imporre ai produttori di farmaci sconti per aumenti dei prezzi al di sopra del tasso di inflazione.

I sondaggi hanno costantemente mostrato un forte sostegno dell'opinione pubblica per l'ipotesi di rafforzare Medicare nella sua possibilità di negoziare con Big Pharma. L'argomento è ai primi posti tra le preoccupazioni degli elettori, che apprezzano la coerenza con cui Biden cerca di mantenere le promesse della campagna elettorale.

Un'opzione per Pelosi e Schumer sarebbe quella di unificare la legislazione Medicare in un disegno di legge unico che riunisca il "Piano per il lavoro americano" di Biden ai progetti di legge sul welfare e sulle infrastrutture, strategia che sembrerebbe offrire le maggiori possibilità di superare l'opposizione sulla questione dei prezzi dei farmaci. Ma le dinamiche politiche sono diverse per le due camere, e ciò che potrebbe funzionare alla Camera potrebbe arenarsi al Senato. Infatti, con la divisione 50-50, il Senato sembra rappresentare l'anello debole della strategia, perché anche se la stragrande maggioranza dei democratici è a favore della riforma di Medicare, alcuni oppositori interni alla maggioranza democratica potrebbero essere rimasti sino ad ora coperti. Tra questi potrebbe risultare il senatore Bob Menendez del New Jersey, che afferma con apparente pragmatismo, e probabile calcolo politico, che "qualsiasi negoziato sui prezzi dei farmaci deve offrire risparmi reali per i consumatori alla cassa della farmacia, non basta ottenere risparmi per il governo o il sistema generale".

Per quanti prediligono le analogie fra Joe Biden e Franklin D. Roosevelt, lo scontro con Big Pharma potrebbe essere paragonato al contrasto che il presidente del new deal ebbe fra il 1933 e il 1937 con i monopoli della finanza. Poiché questi erano all'epoca sostenuti da una Corte Suprema conservatrice, appare come anche su questo tema potrebbe pesare la composizione attuale dell'organo di ultima istanza della giustizia americana, risultato di una attenta programmazione conservatrice promossa da D. Trump.

A spostare dalla parte del Presidente Biden l'opinione pubblica è la fortissima carica emotiva  causata da un anno di pandemia, che pur non avvertita in modo omogeneo dalle diverse componenti della società americana, rappresenta un sentimento maggioritario nella nazione.

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