Nuovo ordine mondiale fra forza militare e interessi economici
Euramerica

Nuovo ordine mondiale fra forza militare e interessi economici

Senza un disegno complessivo e al di fuori di qualunque principio giuridico, si sta delineando un nuovo sistema di relazioni internazionali, basato sulla forza e sul reciproco tornaconto economico fra centri di potere egemoni.

Siamo forse al ritorno a quelle “sfere di influenza”, che nate dopo la Conferenza di Berlino del 1884-85, quando fu sancita la spartizione dell’Africa fra gli imperi coloniali europei, vennero rinnovate in chiave ideologica alla fine della Seconda Guerra Mondiale alla Conferenza di Yalta (4/11 Febbraio 1945).

Il neo isolazionismo degli Stati Uniti, sembra orientato solo a riscuotere immediate contropartite economiche che consentano un raddrizzamento dei conti pubblici fuori controllo, ed è ben visibile nelle due aree al momento più calde globo: l'Ucraina e il Medio Oriente.  Il Presidente Donald Trump aveva già trattato l'Ucraina come moneta di scambio nel 2019 quando cercò di ottenere un vantaggio elettorale chiedendo la collaborazione di V. Zelensky per incriminare il figlio di J. Biden. Dopo avere promesso la fine della guerra in Ucraina prima in due, poi in cento giorni, e non essendo riuscito a mantenere la promessa, oggi D. Trump sembra pronto a smettere di difendere l'indipendenza ucraina, come invece chiedono a gran voce dagli alleati europei, dentro e fuori la NATO.  In contropartita l'amministrazione USA sembra avere incassato il mancato intervento della Russia in Medio Oriente, che ha mantenuto il silenzio diplomatico sull'attacco militare dell'aviazione USA contro l'Iran e sul contemporaneo eccesso di difesa israeliano a danno delle popolazioni palestinesi. Il governo russo che non é riuscito a piegare la resistenza ucraina dopo sette anni di guerra strisciante (2014-2021) e tre di guerra aperta (2022-2025), spera così di poter portare a compimento il progetto di egemonizzare un'area europea che dopo la caduta del Muro di Berlino (9 Novembre 1989) aveva progressivamente condiviso i principi di libertà ed i vantaggi della pace sotto l'egida dell'Unione Europea e l'ombrello militare della NATO.

Nello stesso tempo il governo USA cerca di frenare l’espansione della Cina, unico competitor economico, ormai prossima al dominio marittimo militare, con il rischio di conflitto nell’Indo-Pacifico. In questo caso la contropartita al disimpegno americano è in corso di contrattazione sul dossier dazi con Pechino, per limitare gli effetti negativi della crescita cinese sull'economia americana. Pechino nel frattempo ha di fatto militarizzato il Mar Cinese e minaccia quotidianamente Taiwan e le rotte dell'Oceano Indiano. La produzione taiwanese di microchip e privileg nel settore commerciale, sono la contropartita cercata da Washington nell'area, salvaguardando gli interessi degli Usa a scapito di quelli europei. Il silenzio e l'assenza di Australia e Giappone all'ultimo G7 evidenziano i timori dei maggiori alleati locali di Washington.

Un capitolo a parte riguarda l'ostinato negazionismo del Presidente Trump, che rifiuta di impegnare gli Stati Uniti nella difesa dell'equilibrio climatico, che in questi giorni dell'estate 2025 sta dispiegando effetti drammatici immediati e anche peggiori in prospettiva. La legge di bilancio approvata dal Senato per un voto lo scorso 30 giugno permette al Presidente di pagare un tributo al settore petrolifero che lo ha sostenuto alle elezioni del 2024, a scapito dello sforzo ineludibile verso le energie rinnovabili che aveva caratterizzato il quadriennio di Joe Biden.

Non è facile farsi un'idea complessiva di avvenimenti che sono in divenire, ma ormai sembra che di fatto gli USA di D. Trump stiano abdicando al ruolo di guida del mondo occidentale che con diverse modalità  è stato il filo conduttore e la continuità della politica estera di 13 presidenti USA dal 1946 in avanti.

Il disegno dell'attuale amministrazione americana sembra trovare una contraddizione interna nella necessità che l'Europa resti uno sbocco privilegiato per l'industria ed i servizi americani, ma la debolezza politica dell'Unione Europea non permette di utilizzare a proprio favore questa incoerenza. Non è una novità che l'Europa fatichi a trovare una voce e una strategia internazionale unica. Ma questo stato endemico è oggi aggravato dai problemi di politica interna dei maggiori stati europei, che portano i diversi leader a cercare piccoli vantaggi contingenti nel rapporto diretto con l'aspirante autocrate di Washington, trascurando i reali interessi comuni del nostro continente.

Il libro

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Euramerica

Di Gianfranco Pascazio
Edizioni l'Ornitorinco

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