Palazzo Margherita affittasi
Tradizionalmente il mondo politico e l'opinione pubblica riservano in Italia grande attenzione al nome dell'inquilino di Palazzo Margherita in via Veneto, e di Palazzo Taverna ai Parioli, rispettivamente sede e residenza del rappresentante USA a Roma. Nella storia repubblicana sono stati inviati a Roma ambasciatori classificabili in diversi modi: ingombranti e iper attivi, come Claire B. Luce (1953/1956) e Maxwell Raab (1981/1989). Studiosi flessibili nell'adattamento alle circonvoluzioni del nostro sistema politico come Richard N. Gardner (1977/1981), e tecnici di altissimo livello (Reginald Bartholomew (1993/1997).
In questi 76 anni rari sono stati i momenti di sospensione come quello che stiamo vivendo da quando l'ambasciatore nominato da D. Trump, Lewis M. Eisenberg, ha lasciato l'incarico nel gennaio 2021 senza essere rimpiazzato.
Questa insolita pausa nella normalità delle relazioni diplomatiche bilaterali fra Italia e USA é stata variamente commentata ed interpretata. I tanti motivi ipotizzati sono forse tutti parzialmente validi e tutti insieme concorrenti: lo scarso controllo del parlamento USA da parte del partito democratico, incline a rischiare il confronto con i repubblicani per nomine non essenziali nel gioco politico interno. Una certa indecisione del Dipartimento di Stato sul miglior modo di affrontare la complessa e sfuggente situazione politica italiana, come evidenziato anche dall'ultima crisi di governo. Corollario, la scarsa fiducia da parte americana nella coerenza della politica estera italiana, che acuisce l'incertezza sulla scelta più opportuna per il ruolo di ambasciatore. Le pressioni che la struttura dello stesso Dipartimento di Stato ha esercitato su J. Biden per abbandonare la prassi di nominare ambasciatori di scarsa esperienza, solo per compensare fedeli alleati interni. Prassi che durante la presidenza Trump ha causato non pochi imbarazzi alla diplomazia americana. E infine, il diffondersi negli USA della considerazione che chiunque rappresenti degli USA, scarse sono le possibilità di incidere concretamente sulle relazioni con l'Italia stante la cronica instabilità dei nostri governi.
E' anche vero che da almeno un decennio a scapito delle relazioni bilaterali è cresciuta l'importanza del rapporto complessivo fra Washington e Bruxelles. Infatti Biden ha nominato come suo inviato presso la UE Mark Gitenstein (gennaio 2022), già collaboratore parlamentare del presidente USA, con vent'anni di servizio anche diplomatico. E prima di lui nei primi mesi della nuova amministrazione era stata nominata come vice capo missione Kelly Adams-Smith, una sperimentata diplomatica del Dipartimento di Stato (luglio 2021). Considerando però che Roma è l'unica sede diplomatica nell'Unione Europea cui l'amministrazione Biden non ha messo mano per rimediare alle nomine deludenti di D. Trump, ci si deve chiedere se questa assenza non possa nuocere alle relazioni bilaterali. E per conseguenza anche ai rapporti complessivi USA/UE, in un momento in cui sul territorio europeo è in corso una guerra in cui lo schieramento compatto degli alleati è necessario per fronteggiare l'aggressività russa.
All'inizio di quest'anno si erano diffuse voci sulla candidatura di Stephen Robert, banchiere e finanziatore di Nancy Pelosi, Speaker della Camera dei rappresentanti e donna forte del Partito Democratico. Il viaggio - ufficialmente privato - di Pelosi a Roma lo scorso 29 giugno è stato da qualcuno interpretato come un rilancio della candidatura di Robert. Ma le settimane sono passate e niente sembra autorizzare una soluzione rapida dell'impasse. Il recente avvicendamento dell'incaricato d'affari che regge l'ambasciata, con l'arrivo di Shawn Crowley al posto di Thomas Smitham, rende ancor più probabile che la decisione venga rinviata a dicembre, dopo le elezioni di mid term che rinnoveranno il Congresso. Nelle quali è in gioco anche il seggio di Nancy Pelosi: la veterana democratica non rischia di perdere il seggio dell'undicesimo distretto della California, ma una vittoria netta dei democratici le consentirebbe di mantenere il ruolo preminente conquistato all'interno del Partito Democratico, cui l'ottanduenne presidente della Camera non intende certo rinunciare. Anche per influire su scelte come quella dell'ambasciatore a Roma.
In questa attesa due ulteriori riflessioni sono possibili. La prima: anche in occasione dell'ultima crisi si sono registrati attacchi al Presidente Draghi, accusato dagli anti americanisti di professione di essere una pedina degli Stati Uniti. In realtà le buone relazioni di M. Draghi esistono più con Wall Street che con Capitol Hill, e con buona pace dei complottisti e dei vetero marxisti, è a Washington e non a New York che si fanno le scelte che contano. Un approccio coerente e non occasionale da parte dei governi italiani alla relazioni politiche con Washington, permetterebbe di sfruttare meglio l'enorme potenziale che le relazioni italo-americane comportano. Con vantaggio reciproco.
Seconda riflessione: il Presidente Biden è in grave difficoltà interna, senza una reale maggioranza in parlamento, non è riuscito a sfruttare la sua proverbiale capacità di manovra per convincere il partito repubblicano ad uscire dalla logica dello scontro frontale. Forse una rinnovata intesa con una nazione che sperimenta da quasi tre decenni una progressiva paralisi della dinamica democratica, potrebbe contribuire ad invertire la tendenza. Solo tre anni fa con D. Trump alla Casa Bianca e l'assedio dei populismi all'Unione Europea, sembrava che il mondo occidentale fosse avviato verso una inesorabile involuzione. La pandemia e l'aggressione russa all'Ucraina hanno compattato le democrazie liberali, pur con gli strascichi di polemiche interne, e riaperto un ciclo progressista. Anche un nuovo inquilino di peso a Palazzo Margherita sarebbe di grande utilità per rinsaldare questa riapertura. Ancor più necessaria visto il rischio che dalle elezioni politiche italiane del prossimo 25 settembre potrebbero riportare al governo Berlusconi o Salvini, che hanno legami con l'autocrate russo Putin tali da mettere a rischio la permanenza dell'Italia nell'alleanza occidentale.
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