Trump violando la legge licenzia gli "Ispettori Generali"
Nell'uragano di decreti firmati dal Presidente Trump all'inizio del suo secondo mandato, negli USA ha suscitato inquietudine l'Ordine Esecutivo con cui sono stati licenziati senza alcuna motivazione tutti gli "Ispettori Generali". La regola dello "spoiling system" nel governo è parte della costituzione materiale americana: ogni amministrazione riempie gli uffici governativi di fedelissimi, dopo averli svuotati di avversari. E' la logica dell'alternanza al potere propria della democrazia rappresentativa, ed è in qualche modo un elemento di controllo perché ogni funzionario sa di non essere in carica per l'eternità, e anzi che entro quattro anni qualcuno potrà verificare cosa tiene nei cassetti. E fin qui niente di male, anzi. Ma se si guarda all'episodio più nel dettaglio, i motivi di inquietudine appaiono chiari.
Gli ispettori generali sono nati nel 1978 per mettere un argine contro l'abuso del potere esecutivo, dopo l'esperienza fatta con Richard Nixon, l'unico altro presidente americano che abbia infranto la legge prima di Trump. Quella riforma stabiliva che venissero incaricati del controllo sulle agenzie governative dei funzionari "selezionati senza riguardo all'affiliazione politica, sulla base dell'integrità, della capacità di forte leadership e della comprovata abilità in contabilità, revisione contabile, analisi finanziaria". All'inizio erano 12, quasi 50 anni dopo sono 73, anche in situazini non proprio cruciali, come il Farm Credit Board o lo Smithsonian Institue.
Gli Ispettori Generali garantiscono il controllo sulla pubblica amministrazione federale in assoluta indipendenza dal potere esecutivo. La legge prevedeva originariamente che comunque il presidente avesse facoltà di sostituire o licenziare un Ispettore Generale informandone il Congresso con un preavviso di 30 giorni, fornendo una qualunque motivazione. Barak Obama licenziò un Ispettore, comunicando al Congresso solo che "non si fidava più di lui". Poi il Congresso nel 2022, modificò la legge, sostituendo la parola "ragioni" con la frase "ragioni sostanziali, comprese ragioni dettagliate e specifiche del caso". In sostanza dopo l'esperienza del primo mandato di Trump, il Congresso ha inasprito la normativa per difendere la pubblica amministrazione da eventuali attacchi. Che puntualmente si sono verificati, in aperta violazione della legge. La compassata rivista giurdica "Justia" ha definito gli ordini esecutivi di Trump "illegali" e "sfacciatamente incostituzionali", benché ci sia il precedente di Ronald Reagan, che nel 1982 rimosse tutti i 15 Ispettori allora in carica, ma sostituendoli con un accordo bipartisan sancito dal Congresso. Approccio che con assoluta certezza non sarà seguito da Trump.
Per usare una metafora sportiva, é come se il pugile X, dovendo incontrare uno sfidante, si è presenti con un martello in mano; lungi dal penalizzarlo, l'arbitro (il Congresso) definisce come si può usare il martello; dopo aver perso la rivincita, arrivati al terzo incontro, il pugile al posto del martello si è presentato con una pistola. Bisognerà vedere se l'arbitro (la Corte Suprema) permetterà a Trump di tenere la pistola in mano.
Di fronte a questo modo di fare politica ignorando il sistema costituzionale, non c'é stata alcuna mobilitazione da parte del Partito Democratico, e solo la società civile sta attirando l'attenzione sulle conseguenze di una politica presidenziale che sfidi le leggi in vigore.