Trump, dietro il caos, la soluzione finale per il controllo economico

Due delle principali criticità del sistema economico-finanziario americano saranno a breve termine al centro dall'assalto bartaliano di Trump, che sostiene che "gli è tutto da rifare": debito pubblico e gestione monetaria. Il metodo di governo trumpiano che combina comunicazione aggressiva e decisionismo radicale, sta assediando le cattedrali del sistema, in un momento di relativa buona salute dell'economia USA.

I fondamentali del sistema monetario americano sono stati modificati per l'ultima volta nel 1971, quando Richard Nixon rinunciò alla convertibilità in oro del dollaro per rilanciare l'economia USA dopo lo shock petrolifero . Non è un caso se allo stesso tempo Nixon reintrodusse  un sistema generalizzato di dazi sulle importazioni, secondo uno schema operativo che Trump sta riproponendo in questo periodo. Nei successivi 54 anni è intervenuto solo un ritocco marginale, ma decisivo, sotto il profilo della struttura delle banche, con le riforme di W. Clinton (Financial Services Modernization Act – 1999), e B. Obama (Dodd Frank Act - 2010). Messi sotto pressione dal pensiero economico liberista prevalente e da due successive crisi, i due presidenti democratici fecero cadere le stringenti linee di demarcazione del sistema bancario delineate da F. D. Roosevelt (Glass–Steagall Act - 1934).

Al centro del sistema c'é la Federal Reserve (Fed), banca centrale atipica e fulcro del sistema americano. La FED fu costituita nel 1913 (Federal Reserve Act) quando il governo centrale aveva preso il controllo della gestione monetaria sottraendola agli stati, che avevano dato cattiva prova per mancanza di coordinamento e controllo. La struttura dell'istituzione affida la gestione ad un organismo collegiale  (board), rappresentativo delle banche di stato e di una molteplicità di interessi. Nelle intenzioni originarie l'obiettivo era di far coincidere il fine (l'interesse generale) con le modalità di governo (indipendenza). L'indipendenza della FED era stata rinforzata nel 1977 (Federal Reserve Reform Act) per blindare l'istituzione da possibili interferenze del potere politico, dopo che lo scandalo Watergate aveva dimostrao che il Presidente Nixon aveva soggiogato la FED. Oggi secondo lo schema proposto dalla teologia politica conservatrice che domina Washington, una FED indipendente finirebbe solo per essere una parte del "deep state" che opererebbe solo per perpetuare il suo potere contro il (presunto) volere della sovranità popolare, incarnata dal solo presidente. E già nel corso del primo mandato Donald Trump aveva cercato di limitare l'indipendenza della FED, per ridurla al ruolo di braccio operativo del potere presidenziale.

La situazione economica generale presenta all'attivo un'economia forte, il mercato del lavoro sano e i dati sull'occupazione confortanti, insieme a crescita della produzione manifatturiera e riduzione dell'inflazione senza rischi recessivi. E tutto questo malgrado il biennio di drammatica pausa ed incertezza dovuto alla pandemia, potenzialmente devastante per ogni economia. La vera criticità è data dal debito pubblico, che insieme al deficit commerciale sembra essere la priorità dell'azione di Donald Trump, mentre la comunità finanziaria è in apprensione. Secondo Peter Oppenheimer, Chief Global Equity Strategist di Goldman Sachs vivremo un periodo di forte vulnerabilità delle borse, dopo un periodo di quotazioni molto alte. Preoccupa l'alta concentrazione del mercato, per area geografica (gli Stati Uniti dominanti), per settore (la tecnologia digitale genera la maggior parte dei rendimenti azionari) e per singole aziende (i cinque titoli azionari più grandi negli Stati Uniti rappresentano circa un quarto dell'indice di borsa), che rende l'intero mercato dipendente da pochi indicatori. Anche per questo i mercati seguono con preoccupazione l'andamento dei rendimenti obbligazionari che rischiano di condizionare negativamente gli utili futuri, insieme all'andamento dei tassi di interesse storicamente in calo dopo i periodi di aumento dei rendimenti azionari.

La concentrazione dei rischi aumenta anche il grado di dipendenza dalla politica: ad esempio le sette aziende "big tech" hanno aumentato il loro valore del 47% lo scorso anno, (contro il 10% medio dell'indice Standard & Poors 500), ma sono alle prese con notevoli programmi di investimento, il che fa innalzare la spesa in conto capitale, riducendo il flusso di cassa libero.  Una situazione che oltre a porre un tetto agli utili futuri, espone le aziende a rischi potenziali importanti, che possono essere evitati se trovano una piena sintonia con il potere politico. Significativo in questo senso il recente annuncio di una forte ripresa degli investimenti di Apple nel territorio americano.

Il debito pubblico rappresenta comunque la principale fonte di ansia per tutti, dai finanzieri di Wall Street agli hillbilly della retorica neo conservatrice. Il debito complessivo degli Stati Uniti è aumentato in modo esponenziale per finanziare la leadership mondiale USA, inclusa la necessità di condurre in prima persona le guerre in Iraq e Afghanistan.  Ma hanno contribuito in maniera determinante anche i ripetuti tagli alle tasse, le nuove spese per contrastare il cambiamento climatico e alleviare il peso dei conseguenti disastri naturali, senza dimenticare le somme messe in campo per aiutare gli americani a superare la recessione del 2007-2009 e la pandemia di COVID-19.

Trump sta seguendo una strategia in tre fasi, con diverse modalità. Dapprima l'attacco ad alcune sacche di spreco, con misure dal sapore vagamente demagogico per garantirsi il sostegno dell'opinione pubblica: sospensione dei programmi umanitari di spesa per l'assistenza e lo sviluppo internazionale, tagli alle spese in programmi ecologici, lotta alle truffe al sistema sistema di welfare, aumentate dopo la pandemia. Una volta incassato il plauso per queste misure marginali ma popolari, Trump é già passato alla seconda fase: ridurre drasticamente la burocrazia federale, con programmi di licenziamenti combinati a uscite volontarie. Al contrario delle misure iniziali, questo genera allarme per una larga fascia delle popolazione perché mette in dubbio la continuità nell'erogazione dei servizi governativi. Nel pacchetto vengono sono inserite pour cause anche misure gradite a big tech come lo smantellamento del Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), piccolo baluardo contro lo strapotere dei colossi dell'informatica. Se anche questa seconda fase andrà in porto senza creare turbative sociali, Trump potrebbe, il condizionale è d'obbligo, affrontare in una terza fase il tabù della previdenza sociale e dell'assistenza sanitaria di base (Medicare) che rappresentano il 35% del bilancio federale, in continuo aumento visto l'aumento dell'età media degli americani (dati del Congressional Budget Office).

Infine é stata affacciata l'ipotesi che in caso di emergenza Trump potrebbe anche arrivare ad interrompere il pagamento degli interessi sul debito, limitatamente a quello in mani straniere. Benché la statura morale del personggio autorizzi a prevedere qualunque cosa, si tratta probabilmente di una interpretazione estrema di alcuni temi della campagna elettorale, quando Trump ha promesso nel tono che gli è proprio, di eliminare entro il suo secondo mandato il debito pubblico. Fatti i conti, i tecnici del bilancio hanno concluso che anche dando per ottenuti  tutti i risultati al momento ipotetici - tagli alla spesa corrente, benefici diretti dai dazi e pur improbabili moderati aumenti delle entrate fiscali, non esattamente un tema caro a Trump - non é realistico pensare di poter saldare il debito in meno di 20 anni.

In questa complessa situazione dunque, malgrado le numerose iniziative fatte dal Presidente Trump per distrarre l'attenzione dalla politica economica,
si avvicina per Trump il momento di affrontare i veri nodi dell'economia. Un terreno sul quale l'ala più liberal dell'opposizione democratica americana sta lanciando allarmi ripetuti per denunciare l'instaurazione di una nuova oligarchia monopolista, che saldando tecnologia, finanza e potere politico, ottenga il completo controllo del sistema economico USA. Uno scenario orwelliano da seguire con attenzione.

https://www.goldmansachs.com/insights/articles/global-stocks-are-vulnerable-in-2025?chl=em&plt=briefings&cid=0124&plc=body

https://www.cbo.gov/topics/health-care/medicare

https://www.crfb.org/blogs/can-donald-trump-eliminate-debt

https://www.promarket.org/2025/02/24/the-real-target-of-trumps-crypto-strategy-is-the-federal-reserve/?mc_cid=8d04ce4763&mc_eid=d0cccaa10f