Un diplomatico fascista non può rappresentare l'Italia all'estero
Queste note sono estranee all'oggetto abituale del blog, ma in questi giorni due eventi hanno richiamato l'attenzione di chiunque tenga all'avvenire della nostra comunità: l'assassinio del sindacalista Adil Belakhdim è la drammatica prova della gravissima crisi sociale innestata dalla pandemia che sta provocando una guerra fra poveri e poverissimi per le briciole della nostra ricca produzione industriale. I morti da lavoro che compaiono sulle prime pagine dei nostri giornali provocano fiammate di indignazione, presto spente dall'apparente normalità. E' uno scandalo nazionale che nessuna normativa sulla sicurezza è riuscito a circoscrivere, e che necessita di una normativa emergenziale. Non servono normative o strutture emergenziali magari guidate da un altro generale, ma un generale rifiuto dell'idea stessa che si possano associare i concetti di morte e lavoro, e solo una diversa cultura del lavoro e delle relazioni industriali potrà farci uscire da questo scandalo insopportabile. C'è poi la vicenda di un funzionario dello stato dichiaratamente fascista che non solo non viene punito, ma promosso, provocando un grande allarme politico, che riguarda la democrazia, la diplomazia e la costituzione. Argomenti che si intersecano con quelli abitualmente trattati su queste pagine.
In questione è la nomina di Mario Vattani ad ambasciatore d'Italia a Singapore, che ha suscitato polemiche sui giornali ed in parlamento per le posizioni politiche neo fasciste assunte dal diplomatico, accostato persino al gruppuscolo fascista Casa Pound, che lo portò sul palco di una performance musicale. Vattani non ha mai smentito la sua nostalgica e anti storica adesione al fascismo, vantandosi di fare il "saluto romano", e per questo il Ministro Giulio Terzi di Sant'Agata lo fece rientrare dall'incarico consolare in Giappone con una motivazione netta e inequivocabile "L'apologia del fascismo non è compatibile con il ruolo di servizio allo Stato". Come tutte le vicende italiane la cosa finì davanti alla giustizia amministrativa che, come quasi sempre, riuscì a emettere sei sentenze contraddittorie, consentendo infine che il funzionario fascista continuasse la sua carriera. La posizione del Ministro Terzi, oltre a essere incontrovertibile, illustra bene due aspetti chiave della vicenda, e dello scandalo, Vattani: il mancato rispetto della legalità repubblicana da parte di un funzionario pubblico, e l'enorme potere all'interno della Farnesina della fazione dei nostri diplomatici che trascurano la pregiudiziale antifascista.
Il principio posto da Terzi è limpido: un ambasciatore fascista non può rappresentare gli italiani e la repubblica italiana all'estero. Non si tratta di togliere il diritto costituzionale alle proprie opinioni al Signor Vattani, ma di imporgli di rispettare il suo giuramento. Troppo spesso ci si dimentica che i funzionari pubblici prestano giuramento al momento dell'entrate nei ranghi dell'amministrazione "giuro di essere fedele alla Repubblica italiana ed al suo capo, di rispettarne le leggi, e adempiere tutti i doveri del mio stato al solo scopo del bene della patria". Queste le parole che chi scrive ha pronunciato durante il servizio militare di leva, e che non ha scordato. Al contrario sembra averle scordate il Vattani, perché non rispetta le leggi dello stato chi agisce in violazione della XII disposizione transitoria della Costituzione che vietando la ricostituzione del partito fascista, ha aperto la strada per la caratterizzazione antifascista della nostra repubblica. Né adempie i doveri del suo stato chi si vanta di fare atti come il saluto romano che per costante giurisprudenza, oltre che per semplice buon senso, rientrano nella definizione di "apologia del fascismo", reato punito con la reclusione da sei mesi a due anni (art 4 legge 20 giugno 1952, n. 645). Il Ministro Terzi, malgrado i successivi giudizi amministrativi "zelanti", agì quindi, secondo buon senso, opportunità politica e nel rispetto della legge.
Contro Terzi però si sono mosse quelle forze conservatrici che, neanche poi tanto nascoste, del fascismo rimpiangono quasi tutto, e permeano la pubblica amministrazione suscitando il costante allarme delle forze democratiche. Su questo fenomeno si registra con sollievo la vigilanza dell'ANPI, che ha dovuto trasformare la sua missione dalla rappresentazione degli ex partigiani, per motivi anagrafici ormai estinti, nella difesa permanente della legalità repubblicana. Le forze conservatrici neo fasciste sono ben presenti alla Farnesina, e ne è prova la difesa che è stata fatta del funzionario infedele, e la sua promozione malgrado l'allarme suscitato in ampi settori della società italiana. Del resto Mario Vattani rappresenta la terza generazione di famiglia legata al Ministero degli Esteri, di cui il padre Umberto è stato due volte segretario generale. In questa veste Vattani padre è considerato ancora oggi, grazie ai numerosi figliocci professionali ancora in servizio ai piani alti della Farnesina, uno dei capi della lobby conservatrice del ministero, quella parte della "carriera" per cui il nemico è ancora e sempre il comunismo, ed è comunista chiunque non si adegui alle regole della lobby stessa. La storia è lunga, e inizia con il primo scandalo della mancata epurazione degli ambasciatori più compromessi con il fascismo, un nome per tutti Filippo Anfuso, limitandosi a colpire qualche attaché di secondo piano, estraneo alla lobby. Lo scandalo maggiore è che questo gruppo di potere occulto é ancora abbarbicato nel cuore della struttura che deve rappresentare l'Italia nel mondo, curare gli interessi della nostra economia all'estero, e rappresentare i cittadini italiani oltre le frontiere. Nè Mario Vattani, nè questa lobby hanno il diritto di permettere che il fascismo sopravviva entro il Ministero degli Esteri, dopo avere insanguinato la nazione, calpestato la democrazia ed essere stato sconfitto dalla storia, e dalle armate alleate con il contributo della piccola pattuglia dei (da loro) tanto disprezzati partigiani.
Secondo le chiacchiere dei ristoranti romani l'attuale Ministro degli Esteri si fiderebbe ciecamente del suo segretario generale, l’Ambasciatore Ettore Francesco Sequi, che ha un curriculum insospettabile in termini di correttezza istituzionale e sensibilità politica, ed ha preso possesso dell'incarico solo a fine maggio 2021. Le procedure di nomina alla Farnesina, così come in ogni altro ministero, sono drammaticamente lunghe, quindi l'iter di nomina di Vattani era certamente iniziato, e forse si é anche concluso, mentre era segretario generale l'Ambasciatore Elisabetta Belloni, oggi al vertice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, i servizi segreti della Repubblica. A prescindere dai tempi e dalle responsabilità amministrative e politiche, è preoccupante che persino due prestigiosi diplomatici succedutisi nell'alto incarico non abbiano ritenuto, o non abbiano potuto, bloccare la promozione di questo funzionario infedele
Fra le argomentazioni avanzate a difesa di Mario Vattani é stata avanzata la sua pretesa elevata competenza in materia di affari dell'estremo oriente, certificata dalla scrittura di alcuni libri, e dai premi per questo generosamente ricevuti. Secondo questa versione la reazione alla nomina di un funzionario dichiaratamente fascista, per di più presso uno stato autoritario come Singapore, sarebbe dovuta a pregiudizio politico e all'azione malevola di avversari interni contrari alla meritocrazia. Chi scrive non ha titolo per emettere giudizi professionali su preparazione ed attitudine del diplomatico Vattani, ma la questione del merito va presa con molta attenzione. L'accesso alla carriera diplomatica è regolato da un concorso che è ritenuto fra i più duri della pubblica amministrazione, caratteristica che proprio il fascismo caro a Mario Vattani violò introducendo forzatamente gerarchi, di diversa caratura e qualità, nei ranghi che allora si definivano di "Palazzo Chigi". Abbiamo fiducia nel meccanismo repubblicano di selezione della nostra diplomazia, e ne prendiamo ad occhi chiusi criteri e risultati, ma il caso della terza generazione dei Vattani, anche facendo astrazione dalla questione dell'infedeltà del Vattani Mario. La questione è scivolosa per le mai sopite polemiche sui troppi figli d'arte presenti da sempre nella "carriera". *
Per la mancata fedeltà dell'ambasciatore Vattani alla Repubblica italiana, il Ministro Di Maio dovrebbe immediatamente revocare la sua nomina a Singapore.
* modificato il 20/06/2021, ore 18.43