Verso l'election day: come nel 2020 si prepara la battaglia legale

La campagna presidenziale americana sta entrando nella fase finale fra finanziamenti stellari ai candidati, rincorsa agli elettori degli stati in bilico e ultimi tentativi di trovare messaggi politici capaci di fare presa sul pubblico. Poi il 5 novembre si tireranno le somme dei voti espressi, e gli Stati Uniti avranno un nuovo (o vecchio) presidente.

Secondo una parte degli osservatori si tratta di un'elezione storica e decisiva, che cambierà per sempre la politica americana. Entrambi gli schieramenti tendono a presentare l'avversario come il male assoluto, e ad alzare al massimo il livello dell scontro evocando il rischio che la demcrazia correrebbe se venisse eletto il candidato sbagliato. Si torna alla vecchia teoria della "brinkmanship", per cui si deve condurre una “lotta senza scrupoli per portare l’avversario fino all’orlo (brink appunto) del baratro al fine di ottenere il massimo tornaconto”. Nella teoria dei giochi viene definita la "strategia del massimo rischio". I democratici hanno costruito su questo teorema una mezza vittoria alle elezioni di mid term del 2022 , lasciando che i candidati trumpiani arrivassero sino a spaventare l'elettorato. Da parte repubblicana si insiste nel definire "rubate" le elezioni del 2020, e si prospettano nuovi disordini qualora il preteso furto si dovesse ripetere il mese prossimo. Inutile aggiungere che per Trump sconfitta e furto sono sinonimi.

Come già nel 2020 i due schieramenti non si limitano a definire strategie comunicative ed applicarle con differenti livelli di violenza verbale, ma preparano anche gli strumenti normativi ed organizzativi per il controllo di merito del voto, in quella che si annuncia come una nuova battaglia legale. Non si tratta solo di brogli elettorali, che nella storia americana sono sempre esistiti al punto che venne coniato l'adagio per cui “la politica è un gioco che non si fa con le regole della messa domenicale".

Sull'argomento i due partiti hanno ruoli opposti: repubblicani all'attacco e democratici in difesa, ripetendo il modello del 2020. Da parte repubblicana la strategia si concentra sulla possibilità di impedire il voto di immigrati recenti e cittadini isolati, e di invalidare singoli risultati sgraditi con ricorsi amministrativi e giudiziari. Nell'ambito di un programma denominato "Protect the Vote", il Comitato Nazionale Repubblicano RNC ha reclutato 200.000 scrutatori ed avvocati aprendo anche un call center per coordinare quella che viene definita "lotta alle interferenze elettorali". Gli avvocati monitoreranno l'accuratezza del funzionamento delle macchine per il voto, le modalità di scrutinio del voto anticipato e i riconteggi post-elettorali.

Negli stati in cui le legislature statali hanno maggioranza repubblicana, sono state introdotte negli ultimi mesi nuove norme per dare maggiore discrezionalità ai funzionari. In Pennsylvania e Nevada, alcuni funzionari delle contee locali hanno già dichiarato che rifiuteranno di certificare l'eventuale vittoria di Harris sulla base di astruse teorie giuridiche sulla liceità della sua candidatura. In Georgia il congresso statale controllato dai repubblicani ha approvato una norma che avrebbe consentito agli eletti locali di prendere il controllo delle commissioni elettorali, sulla base di semplici denunce di broglio. Quest'ultima manovra è stata fermata il 14 ottobre scorso dalla Corte superiore della contea di Fulton, presso la quale il giudice Robert McBurney, ha negato validità alla normativa recente laddove prescrive non meglio definiti conteggi manuali anche dopo che la Commissione elettorale statale ha approvato i risultati. Per il giudice McBurney, non solo la norma, ma la tempistica della sua approvazione rendono impossibile la sua attuazione, anche perché "tutto ciò che aggiunge incertezza e disordine al processo elettorale non è di interesse pubblico". Con una separato sentenza McBurney aveva anche stabilito che "nessun sovrintendente elettorale (o membro di un consiglio elettorale e di registrazione) può rifiutarsi di certificare o astenersi dal certificare i risultati delle elezioni in nessuna circostanza". Il senso é chiaro per chi ricorda il contenuto delle telefonate nell'immediatezza del voto del 2020 di un furioso Donald Trump al segretario di stato della Georgia, Brad Raffensperger, per chiedergli di non certificare i risultati del voto in quello stato.

Da parte democratica si ripete la strategia del 2020 di preparare un network di studi legali che supportino le strutture locali del partito nella gestione delle controversie elettorali. Una parte importante dei finanziamenti (giganteschi) ricevuti dalla campagna di Harris sono stati convogliati verso il "Democracy Defenders PAC", una struttura espressamente destinata alle controversie legali. Per contrastare adeguatamente le minacciose intenzioni espresse da Donald Trump, Democracy Defenders ha ricevuto una dotazione iniziale di 10 milioni di dollari. A capo della struttura Jim Messina, già responsabile della campagna per la rielezione di Barack Obama nel 2012, mentre il capo dei consulenti esterni é Norm Eisen, un avvocato militante democratico, consulente per la commissione giudiziaria della Camera durante il primo impeachment di Trump. La dotazione iniziale serve per il lavoro preparatorio, la comunicazione pre elettorale, e la protezione del diritto di voto. La forma giuridica del PAC (Political Action Committee) consente poi di finanziare la struttura con nuovi contributi proporzionati alle dimensioni che le controversie legali potranno assumere. Nel 2020 , secondo il Centro Studi elettorali della Ohio State University, a fronte dell'incalcolabile miriade di liti e ricorsi, 60 casi sono arrivati in tribunale, per contreversie su violazione delle regole sul voto anticipato, facilitazioni per i disabili, restrizioni illecite al diritto di voto, accesso al diritto di voto di pregiudicati, modifche illecite dei distretti elettorali.

Una nuova serie di battaglie legali sarebbe pessima pubblicità per un sistema politico che si modernizza con grande difficoltà, costretto fra l'originalismo srtumentale di una parte politica, e la polarizzazione fra i due schieramenti che inibisce la possibilità di riforme basate su compromessi costruttivi.

https://electioncases.osu.edu/case-tracker/?sortby=filing_date_desc&keywords&status=all&state=all&topic=25
https://www.americanbar.org/groups/public_interest/election_law/litigation/