06 Dicembre 2020 I buchi neri del sistema elettorale americano
L’insussistenza e strumentalità delle accuse di frode elettorale mosse dal Presidente uscente Trump non devono fare dimenticare che il sistema elettorale americano è fra i più arcaici e inefficienti al mondo. Nel rapporto redatto dagli osservatori dell’OCSE sulle elezioni del 3 Novembre 2020, il giudizio di affidabilità e sicurezza del sistema è accompagnato da rilievi non secondari: “Incertezza causata da ricorsi legali tardivi e reclami privi di prove sulla frode elettorale ha creato confusione e preoccupazione tra i funzionari elettorali e gli elettori. La registrazione degli elettori e le regole di identificazione in alcuni stati sono indebitamente restrittive per alcuni gruppi di cittadini.” Non una bocciatura ma certamente una valutazione non positiva.
La censura più severa viene però dall'interno degli USA: Kay C. James, Presidente dell’associazione neo-con Heritage Foundation, (https://www.heritage.org) lamenta che se il sistema politico avesse dato ascolto alla Commissione Federale sulle elezioni che nel 2005 aveva studiato i problemi elettorali, le polemiche delle ultime settimane avrebbero avuto ben poche ragioni di esistere.
La Commission on Federal Election Reform venne costituita come associazione privata nel 2005 dall’ex Presidente democratico J. E. Carter e dal repubblicano James Baker III, ex Segretario di Stato di G. Bush sr. Dopo sei mesi di lavori condotti dai 27 membri appartenenti alle due aree politiche, la Commissione pubblicò un rapporto denso di proposte (https://web.archive.org/web/20070620141618/http://www.american.edu/ia/cfer/), che si possono così schematizzare:
Registrazione e identificazione dei votanti
Va detto che negli USA solo nel 2005 sull’onda dell’attentato alle Torri gemelle venne approvata una norma nazionale sul documento di identità, il “Real ID Act “ che equipara come documenti nazionali la patente di guida statale e il documento di identità di sicurezza ; in pratica solo il primo è davvero nazionale, ma gli stati hanno recepito la legge molto lentamente, e solo nel 2020 ci sono state le ultime tre normative locali; anche per questo molti stati sono restii a imporre l’uso del controllo di identità in occasione del voto; peraltro è possibile ottenere il documento anche ai non cittadini, che non hanno diritto di voto, quindi sarebbe necessario implementare questo dato sul documento standard; la commissione raccomandava in alternativa alla carta di identità, l’adozione di una dichiarazione giurata sostitutiva sulla propria identità, destinata a essere controllata nelle operazioni di scrutinio;
Collaborazione fra stati
Le liste elettorali sono strettamente statali, e dipendono in larga misura dalla volontaria registrazione dei cittadini come elettori; ciò permette a chi volesse frodare il sistema, di votare più volte in stati diversi, senza quasi nessuna possibilità che questa pratica fraudolenta possa essere scoperta; se è vero che nell’era digitale sembra assurda la mancanza di una lista degli elettori controllabile, non si deve dimenticare che le resistenze verso il controllo digitale generalizzato della popolazione sono fortissime e bipartisan negli USA;
Voto postale
Lungi dal prevedere lo straordinario aumento del ricorso a questo sistema, la commissione si limitava a un generico invito a migliorare quella che sembrava una procedura del tutto marginale;
Tecnologia utilizzata
La commissione raccomandava l’uso di una tecnologia unica a livello nazionale, adattata anche per consentire il voto alle persone con disabilità, e l’adozione di procedure di controllo nazionali; le matite copiative dei nostri seggi sembrano precise clessidre nell’epoca del fallace computer;
Garantire l’esercizio del diritto di voto
Oltre al permanere di norme restrittive chiaramente orientate a limitare l’accesso al voto delle minoranze, ad esempio afro americani e ex carcerati, esistono alcune categorie che sono da sempre oggetto della protezione del legislatore, come i militari e i residenti all’estero; la commissione per ogni categoria proponeva miglioramenti normativi;
Procedure standard di controllo e repressione delle frodi
La commissione proponeva che il Dipartimento di giustizia oltre a incrementare le sue attività a livello nazionale, pubblicasse un rapporto annuale
Gestione bipartisan dell’organizzazione elettorale
La commissione faceva proposte precise per la standardizzazione dell’organizzazione statale di supervisione delle elezioni, ponendo l’accento sulla necessità che sia controllata in modo paritario dai due partiti;
Definizione dei tempi e procedure post elettorali
In tempi decisamente non sospetti, la Commissione chiedeva al Congresso di chiarire le regole e procedure applicabili per completare la procedura costituzionale di attribuzione della vittoria. E allo stesso tempo chiedeva ai singole stati adottare regole chiare e tempi standard per la certificazione dei risultati e la risoluzione delle eventuali controversie insorte.
Ad oggi nessuna delle indicazioni della Commissione si è tradotta in norma di legge. Al momento il Presidente eletto Biden non ha espresso alcuna intenzione di mettere mano a questo tema, ma non è escluso che le cicatrici di questa inedita transizione, e l’eventuale clima di collaborazione con il GOP, possano convincere J. Biden ad affrontare anche questa riforma.
Possiamo provare a indicare alcuni motivi per cui il contenuto di questo equilibrato e neutrale documento sia stato di fatto ignorato: anzitutto la preoccupazione ben nota anche in casa nostra, che un partito maggioritario possa mettere mano alle regole elettorali, volgendole a proprio vantaggio, per cui la conservazione dello status quo resta sempre la migliore soluzione rispetto a riforme dalle conseguenze non sempre prevedibili. Ne è una conferma la storia anche recente, che dimostra come le elezioni sono sempre regolari, secondo il partito che le ha vinte, e sempre contestabili, per il partito sconfitto.
C'è poi il timore comune ai due partiti di perdere il controllo dell’elettorato, costruito attraverso decenni di uso di regole “flessibili”.
Infine la gelosa difesa da parte degli stati delle loro prerogative e tradizioni, che pur arcaiche, sono parte integrante dell’identità di ogni comunità statale.
Tutte remore che hanno qualche merito, ma che vista la profonda crisi di credibilità in cui il sistema elettorale USA versa dopo il caotico periodo post elettorale, dovrebbero essere superate nell'interesse della democrazia a stelle e strisce.