Diario

1 Novembre 2020 Il procedimento per l'elezione del Presidente USA

Il Presidente degli Stati Uniti non è eletto direttamente con voto popolare nazionale bensì in modo indiretto, con l’indicazione stato per stato di Grandi Elettori, o delegati, chiamati a confermare il voto popolare.

Il sistema è stato definito dall'Articolo 2 della Costituzione degli Stati Uniti, modificato dagli Emendamenti XII (1789), che ha riscritto l’articolo ed è ancora in vigore, XXII (1951) che ha limitato a due il numero di mandati presidenziali, e XXIII (1961) che ha inserito anche i delegati del territorio della capitale federale, il Distretto di Columbia *.

Presidente e vicepresidente sono scelti dai partiti con un sistema di elezioni di primo livello (primarie), sono votati dai cittadini e vengono eletti dal Collegio Elettorale statunitense, i cui membri a loro volta sono eletti direttamente da ciascuno Stato dell'Unione. Il mandato del presidente e quello del vicepresidente durano quattro anni.

Il numero di grandi elettori è proporzionale alla popolazione di uno stato, ma uno stato non può avere meno di tre elettori. Questa regola favorisce leggermente gli stati scarsamente popolati, come l'Alaska, il Wyoming o il Vermont, che hanno tutti più di quattro elettori per milione di abitanti, mentre per gli altri stati la media è di uno o due elettori per milione di abitanti. I padri fondatori, rappresentanti dei tredici stati iniziali dell’unione, per preservare la parità di peso fra gli stati, furono indotti a prevedere un contrappeso al puro dato numerico della popolazione, e quindi il voto per i candidati alla presidenza si trasforma in nomina di un numero prestabilito di delegati per stato, che provvedono poi a trasformare in voto dello stato il voto popolare.

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Fonte: USA.gov

Di fatto è accaduto ripetutamente, e da ultimo nel 2000 e nel 2016, che un presidente sia stato eletto grazie alla maggioranza dei delegati, pur avendo ricevuto meno voti popolari del candidato sconfitto. E nel 2000 il margine anche fra i delegati fu talmente risicato, e circoscritto ad un solo stato, che la Corte Suprema fu investita del ruolo di arbitrare la disputa sul conteggio dei voti dello stato decisivo (Florida). Dopo una serie di rapide decisioni intermedie, la Corte a maggioranza 5 contro 4 annullò la decisione della Corte Suprema della Florida di procedere al riconteggio manuale selettivo delle schede elettorali in quello stato, assegnando di fatto i 25 voti (di allora) della Florida a George W. Bush.

Nella fase finale della campagna presidenziale del 2020 i sondaggisti annunciano una competizione elettorale dall’esito incerto, malgrado le loro previsioni siano già state smentite clamorosamente quattro anni fa; il Presidente Trump in uno dei suoi consueti attacchi anti sistema ha denunciato il meccanismo di voto postale, tradizionalmente favorevole ai democratici; lo stesso Trump ha annunciato, con una certa ambiguità, di essere intenzionato a contestare la validità legale di un voto che non gli sia favorevole. Il partito Democratico nel comitato destinato a gestire l’eventuale transizione, guidato dall’ex senatore del Delaware (seggio ereditato nel 2009 da Biden) , ha messo al lavoro un gruppo di legali che preparano le argomentazioni per la possibile battaglia giudiziaria. Altrettanto ha fatto il comitato per la rielezione di D. Trump, mettendo a capo dello staff legale Rudy Giuliani, la cui carriere come quella del suo Presidente è sopravvissuta a scandali che in altra epoca lo avrebbero mandato in pensione.  Tutti elementi che fanno pensare che una corte orfana di R. B. Ginsburg, e ancor più con la nomina di una sesta giudice di orientamento ultraconservatore, come Amy C. Barrett, costituirebbe una contro assicurazione per Trump a fronte di una eventuale sconfitto di misura.

Per eleggere i Grandi Elettori presidenziali ogni stato ha un proprio sistema, con regole di controllo conseguenti. Solo due stati (Maine – Nebraska) non prevedono di assegnare tutti i voti elettorali al vincitore, ma li suddividono fra i candidati proporzionalmente rispetto ai voti ottenuti. I conteggi e le certificazioni dei risultati elettorali sono gestiti dai governi statali, a mezzo di specifiche autorità solo in qualche caso indipendenti, mentre più spesso è competente il Secretary of State. La certificazione del voto avviene comunque dopo la chiusura delle operazioni di voto, ed il conteggio delle schede pervenute per posta.

Lo stato del Maine prevede un meccanismo unico, con un sistema di voto a scelta multipla, in cui gli elettori classificano tutti i candidati in ordine di preferenza. Le seconde scelte degli elettori vengono poi conteggiate in un ballottaggio per scelte che viene utilizzato se nessun candidato supera il 50% dei voti. Se il candidato votato dall’elettore non è stato uno dei primi due in ballottaggio, il suo voto viene attribuito alla seconda preferenza espressa dall’elettore. Questo in partica permette allo schieramento che esprime due candidati, quest’anno quello “liberal”, uno del partito e uno indipendente, di limitare il danno dovuto alla dispersione dei voti.

Appartiene più al folklore che alla cronaca politica la possibilità che un delegato voti contro l’indicazione del voto popolare (faithless electors), perché il sistema permette immediati ricorsi e correttivi in casi del genere. E’ peraltro vero che nel 2016 per la prima volta dopo 208 anni (elezioni del 1808) più di un delegato si è espresso contro le istruzioni ricevute dagli elettori, e che i 7 voti creativi così registrati sono la cifra più alta dopo la prima elezione presidenziale del 1796.

Va poi rilevato che ad oggi metà dei governatori (24) sono democratici, quindi si può presumere che sino al livello statale del procedimento elettorale ci siano sufficienti margini per il controllo incrociato fra i supporter dei due candidati. Il rischio è che Trump mantenga l’intenzione annunciata di confutare un esito del voto che apparisse a lui contrario, contestando nei tribunali locali i risultati statali. La contestazione potrebbe riguardare in particolare il voto postale, in genere sbilanciato verso i democratici, ripetendo su più larga scala quello che avvenne in Florida nel 2000. E a quel punto tornerebbe al centro dell’attenzione la Corte Suprema, che come già nel 2000 potrebbe essere investita del ruolo di arbitro della controversia elettorale. Appare chiaro che l’interesse di D. Trump per una Corte “allineata” non è circoscritto ai pur numerosi casi che lo riguardano personalmente che affollano il calendario della Corte Suprema.

Nel passato si sono già verificati risultati di parità nel collegio elettorale: nel 1800 la Camera dei Rappresentanti ha eletto Thomas Jefferson presidente dopo che era finito in parità con A. Burr; nel 1824, la Camera elesse presidente John Quincy Adams; nel 1836 Richard Johnson fu eletto vicepresidente dal Senato.

Nelle elezioni del 2020 potrebbe verificarsi uno scenario nuovo, quanto meno dall’inizio del novecento: il nome del vincitore delle elezioni potrebbe non essere noto il giorno dopo il voto. L’effetto concomitante dell’aumento del voto postale favorito dalle nuove tecnologie che lo hanno reso più sicuro, e della renitenza agli spostamenti e ai concentramenti in dipendenza dell’epidemia da Covid 19, potrebbero portare ad un risultato molto ravvicinato dei due candidati, e alla conseguente necessità di aspettare lo spoglio completo del voto postale per poter avere certezza del voto.

Il tempo non mancherà, perché i grandi elettori saranno convocati il 14 dicembre 2020, con una procedura da remoto che se non appartenesse alla tradizione della democrazia americana sembrerebbe un altro effetto della pandemia da Covid 19.

Poi il 6 gennaio 2021, di fronte a Camera e Senato in seduta congiunta, il voto del Collegio Elettorale verrà formalizzato, ed il vincitore confermato. Una contraddizione della legge prevede che questa funzione sia assolta dal nuovo Parlamento uscito dalle elezioni di novembre, ma presieduto dal Vicepresidente uscente, un’arma in più nelle mani di un Trump che volesse combattere per non lasciare il potere.

Infine il 20 gennaio 2021 il nuovo Presidente presterà formale giuramento e si insedierà nell’ufficio della Casa Bianca.

Chi voglia approfondire lo studio delle leggi statali sul procedimento elettorale si veda https://www.nass.org/sites/default/files/surveys/2017-08/research-state-laws-pres-electors-nov16.pdf

*Vedi il testo integrale nella sezione “links e documenti”

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