20 Dicembre 2020 La tradizione dell'inaugurazione: Washington(1)
Voci dall'America

20 Dicembre 2020 La tradizione dell'inaugurazione: Washington(1)

In vista dell'inaugurazione del mandato di J. Biden il prossimo 20 gennaio, a partire da oggi vengono brevemente delineati, traendoli dalla bicentenaria storia americana, cinque precedenti di questa giornata, da Washington a Jackson, passando poi per Harrison e Johnson sino ad Obama,  che aiuteranno a capire meglio il senso di questa tradizione apparentemente legata solo al folclore politico.

La costituzione americana, quanto all'inizio del mandato presidenziale, indica solo la data e le parole del giuramento. Tutto il resto è guidato dalla tradizione. Ogni tradizione politica e istituzionale che si rispetti nasce da un evento storico, e a questa regola non sfugge la prima inaugurazione di un quadriennio presidenziale negli Sati Uniti d'America, quello di George Washington nel 1789. Il percorso della rivoluzione americana durò poco più di vent'anni, dall'iniziale resistenza, alla guerra contro la Gran Bretagna, e alla stagione costituente. Può sembrare un periodo breve se calcolato sui lunghi tempi della storia, ma rappresenta un mutamento del costume politico che è stato analizzato e copiato infinite volte. Quel primo giorno di G. Washington alla testa degli Stati Uniti sembra essere il culmine di alcuni secoli di storia, e la premessa per un'epoca del tutto nuova, che in parte stiamo ancora vivendo.

George Washington in quanto primo Presidente ebbe la ventura di non dover seguire regole pre esistenti: "he know that whatever he did would set precedents". Il carisma del generale virginiano, nato sui campi di battaglia della Rivoluzione e confermato nelle sedi costituenti di New York e Philadelphia, fu uno degli elementi che favorirono questa opera innovativa, insieme al consenso assoluto di cui il generale godeva nella società politica del tempo.  GW resta l'unico Presidente che si può considerare sia stato eletto all'unanimità dai Delegati degli stati, benché il risultato del 1789 mostri come al generale siano andati 69 voti contro i 34 toccati a J. Adams, e i 35 dispersi su altri 10 candidati. Era però l'effetto delle regole elettorali dell'epoca: ogni delegato disponeva di due voti, e chi avesse raggiunto la maggioranza diventava Presidente, mentre il secondo sarebbe stato il suo vice. Tutti i 69 delegati diedero il loro voto a Washington, con una concordia mai più ripetuta nei 230 anni successivi.

Forte di questa investitura, non cercata e cui anzi resistette, il generale, poi rieletto nel 1792 con 132 voti (contro 77 andati a J. Adams e 61 ad altri candidati),  per otto anni avrebbe operato per il consolidamento della nazione, conscio che l'unità non era garantita dalla sola volontà dei fondatori. Il risultato fu che "no one did more to make the presidency the powerful national office it became" (G. S. Wood).

"Camminavo su un terreno inesplorato", così George Washington descrisse il giorno in cui prestò giuramento come Presidente degli Stati Uniti a New York City, il 30 aprile 1789. Le salve di artiglieria insieme alle campane delle chiese fecero da colonna sonora in una New York capitale provvisoria della nazione. A mezzogiorno Washington si fece strada tra la grande folla fino alla Federal Hall, dove erano riunite le due Camere del Congresso. Sulla balconata del secondo piano, che dava sulla strada, prestò giuramento nelle mani di Robert Livingston, Cancelliere dello Stato di New York, e divenne ufficialmente il primo presidente degli Stati Uniti.

Nel 1796 il suo successore, John Adams, prestò giuramento a Philadelphia e solo nel 1801 Thomas Jefferson, il terzo Presidente,  sarebbe stato il primo a entrare in carica e prestare giuramento nella nuova capitale federale intitolata a Washington, morto a 67 anni il 14 dicembre 1799.

Il libro

Il Libro

Euramerica

Di Gianfranco Pascazio
Edizioni l'Ornitorinco

Acquistalo ora su: