28/2/1861 Il primo ambasciatore italiano negli Stati Uniti
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28/2/1861 Il primo ambasciatore italiano negli Stati Uniti

Ricorre fra pochi giorni il 160° anniversario dell’inizio delle relazioni diplomatiche permanenti fra l’Italia e gli Stati Uniti: il 28 febbraio 1861 infatti fu ricevuto a Washington il primo Ministro residente d’Italia a Washington, Giuseppe Bertinatti.

L’ufficio storico del MAE in occasione delle celebrazioni dell'evento dieci anni fa, così descriveva l’epoca: “Gli Stati Uniti erano ancora considerati, a metà del XIX secolo, una terra di confine e scarsamente rilevante a livello politico internazionale. Tuttavia, l’emigrazione di numerosi patrioti del risorgimento italiano al di là dell’Atlantico (quali Silvio Pellico e Pietro Maroncelli) costituì un fenomeno di rilevo in particolare per i rapporti tra causa italiana e Stati Uniti d’America. Del resto, la simpatia delle élites americane verso la causa italiana fu evidenziata dall’apporto di combattenti statunitensi nell’impresa dei mille di Garibaldi, cui trovò riscontro, qualche anno dopo, la partecipazione di volontari italiani nei due eserciti americani, in prevalenza in quello nordista, durante la guerra di secessione” (MAE – Documenti pubblicati per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia).

Bertinatti, nato a Castellamonte presso Ivrea nel 1808, frequentò il seminario e insieme la facoltà teologica, dove si laureò nel 1832 con Vincenzo Gioberti. Espulso dal seminario per le sue posizioni non ortodosse, si laureò anche in giurisprudenza. Entrato in contatto con la carboneria, restò nel circolo degli intimi di Gioberti, a Torino dove iniziò la pratica legale, sino a quando nel 1835 si recò a Parigi, per specializzarsi in diritto commerciale. Nella capitale francese entrò in contatto con i circoli di esuli politici italiani, e conobbe Pellegrino Rossi, di cui divenne amico. Dopo una breve parentesi a Torino, raggiunse a Bruxelles il Gioberti, di cui curò la traduzione e pubblicazione in francese delle opere. Quando Gioberti nel 1849 venne nominato Presidente del Consiglio da Carlo Alberto, Bertinatti venne integrato nel Ministero degli esteri e inviato a Bruxelles e poi a Berna. Rientrato a Torino dopo l’intronizzazione di Vittorio Emanuele II e la caduta del ministero Gioberti, fu incaricato di dirigere la sezione che curava le relazioni con il Vaticano. Nominato console generale a New York e incaricato d'affari a Washington nel 1855, restò negli Stati Uniti undici anni. Fu successivamente nominato ministro residente con lettere credenziali il 28 febbraio 1861, e infine, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, incarico che mantenne dal 1864 al 1866. Fu poi ministro in Turchia, e nei Paesi Bassi, morendo a L’Aja il 4 agosto 1881.

Giuseppe Bertinatti nel 1865 - Courtesy: Western Kentucky University, 1906 College Heights Blvd. #11092, Bowling Green, KY 42101-1092

Definito “un irregolare” nel mondo diplomatico (MAE ibidem), Bertinatti svolse con capacità e successo le sue due missioni, commerciale, favorendo l’interscambio fra le due nazioni, e politica, che mirava principalmente alla costruzione di una relazione amichevole fra i due giovani stati nazionali. Negli anni della guerra civile fu sempre convinto, per motivi morali, della prevalenza degli stati del Nord, ed ebbe ottimi rapporti con l’amministrazione Lincoln, ed in particolare con il Segretario di Stato, William Seward.

Seward, nato nello stato di New York nel 1801 in una famiglia di agricoltori di origine irlandese, studiò legge fuori dalle università, e dopo la pratica forense a New York, al Senato dello Stato natale nel 1830. Governatore dello stato con il Whig Party dal 1839 al 1842. La sua esperienza statale fu caratterizzata dall’ opposizione alla schiavitù, e dal sostegno agli immigrati e ai cattolici. Dopo un ritorno alla professione, nel 1849 fu eletto al Senato degli Stati Uniti dal 1849 al 1860, distinguendosi per l’appoggio ad A. Lincoln ed al nuovo Partito Repubblicano, antischiavista e antisecessionista. Appoggiò la candidatura di Lincoln alla presidenza nel 1860, e fu da questi nominato Segretario di Stato dopo aver vinto le elezioni. Dopo aver inutilmente negoziato con gli stati del sud prima della secessione, riuscì poi ad evitare ogni intervento straniero nella guerra civile, ed il riconoscimento degli Stati Confederati. Rimase ferito nell’attentato che costò la vita a Lincoln nel 1865. Come segretario di stato di A. Johnson negoziò l'acquisto in Alaska nel 1867. Morì il 10 ottobre 1872.

Le relazioni amichevoli fra Bertinatti e Seward, testimoniate dalla fotografia agreste dei due in visita alle cascate di Trenton pubblicata dall’Ambasciatore S. Baldi ne “L’Immaginario diplomatico”, furono il motivo, nel 1861 del principale successo politico-diplomatico di Bertinatti: il riconoscimento del Regno d’Italia da parte degli Stati Uniti all’indomani dell’unificazione. Il resoconto inviato dal Ministro Bertinatti a Roma si legge come un articolo di giornale, dettagliato ben oltre l’uso diplomatico corrente: “subito dopo aver ricevuto il dispaccio del 19 marzo …ho sentito il dovere di trasmetterlo immediatamente, in copia, al Segretario di Stato degli Stati Uniti… il giorno dopo questa trasmissione, il signor Seward mi scrisse di sua mano la seguente piccola nota: Mio caro signor Bertinatti, Se non avete nessun altro impegno per domani sera, verrete a cena con me en famille alle 7?”.

Dicendo in famiglia il segretario di stato intendeva in realtà la famiglia politica, considerando che il figlio Frederic aveva il rango di assistente del segretario di stato, e furono presenti alla cena anche il segretario alla Marina e il Postmaster general, che all’epoca era il capo dell’amministrazione civile.

L’invito arrivava a proposito, perché il Dipartimento di stato aveva dato solo formale avviso di ricevimento della nota, senza alcun commento politico. Pertanto, Bertinatti intendeva sfruttare l’occasione conviviale: “…Ho pensato per un momento che avrei potuto introdurre l’argomento a tavola, facendo un brindisi a Vittorio Emanuele II come Re d'Italia, o con qualche altra dichiarazione tale da far ritenere che il nuovo titolo assunto da SM, fosse stato ufficialmente riconosciuto. Cullandomi con questa speranza mi ero preparato in anticipo a prenderne atto e ad alludere, secondo l'opportunità, a quanto serviva.

Dato che nulla di simile è accaduto, ho pensato che non fosse opportuno da parte mia prendere l'iniziativa, in considerazione delle straordinarie circostanze in in cui si trovava il Governo Federale (il telegrafo aveva appena annunciato poche ore prima della cattura di Fort Sumter da parte dei Sudisti), che giustificavano ampiamente le preoccupazioni più urgenti e l'oblio di una risposta tempestiva, che sarebbe stata del tutto naturale in un altro momento.

Poiché volevo, tuttavia, avere in mano un documento scritto in grado di provare che il titolo di Re d'Italia era stato ufficialmente riconosciuto, e visto che non potevo concepire il minimo dubbio sulla disposizione del Gabinetto federale nei nostri confronti, soprattutto dopo la risposta del Presidente al mio intervento, durante la presentazione della mia lettera di accreditamento come Ministro Residente, mi sono recato ieri al Dipartimento di Stato per tornare con il Sig. Seward su questo argomento.

Non appena mi ha visto entrare nel suo Gabinetto, il Segretario di Stato, senza indagare sullo scopo della mia visita, mi ha immediatamente annunciato, secondo quanto concordato, in previsione della notifica del nuovo titolo, che il signor Marsh, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario degli Stati Uniti a Torino, sarebbe stato accreditato a Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele II, non più come Re di Sardegna, ma come Re d'Italia.

Questo era precisamente ciò che era importante per me sapere: ho ringraziato cordialmente il signor Seward e gli ho chiesto, come ulteriore cortesia, di confermare la comunicazione con una nota ufficiale, nonché di notificare al pubblico, tramite la Gazzetta ufficiale (Daily National Intelligencer), il riconoscimento formale del Regno d'Italia da parte del Governo degli Stati Uniti” (MAE - R. Confidenziale -  77 - 25 aprile 1861).

La capacità di contemperare il raggiungimento dei risultati chiesti dal Ministero, senza minimamente offuscare i rapporti eccellenti con lo stato di missione, sono una delle più importanti qualità che un capo missione possa vantare. Giuseppe Bertinatti, pur con la preoccupazione che traspare dalla cronaca da lui stesso redatta, ha nella circostanza dimostrato di possedere questa qualità in sommo grado. E il MAE gli tributa, a 180 anni di distanza, il giusto riconoscimento: “a lui si deve il formale riconoscimento del Governo statunitense, in luogo della semplice accusa di ricevimento del dispaccio di Cavour”.

MATERIALI

https://www.esteri.it/mae/en/sala_stampa/archivionotizie/approfondimenti/20110411_unitaitalia6.html

Daniele Sorrentino: "La politica estera americana e la questione romana", in "Le relazioni tra Stati Uniti e Italia nel periodo di Roma capitale" Centro Studi Americani - Gangemi editore

Stefano Baldi - L’immaginario diplomatico - Ambasciata d’Italia Sofia - 2020

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