Ancora la Corte Suprema al centro della cronaca politica
Nel corso degli ultimi giorni la Corte Suprema è rimasta al centro delle cronache politiche, prima per una controversa decisione su una vertenza relativa alla limitazione del diritto di voto degli afroamericani in Alabama, e poi per l'indicazione di Ketanji Brown Jackson come nuovo giudice supremo.
Dopo il voto 5-4 del 7 Febbraio che ha cassato una decisione del Corte federale dell'Alabama, si sono intensificate le accuse alla Corte di influenzare in senso conservatore le prossime elezioni, permettendo che si svolgano entro distretti elettorali ridisegnati espressamente per diluire la presenza di votanti afroamericani, in uno stato in cui più di un quarto della popolazione non è bianco. Secondo la lettura liberale, la decisione della della Corte Suprema, sostiene la strisciante azione volta ad indebolire l'impatto del voto afroamericano, e non protegge i diritti delle minoranze. I più cinici si limitano a sottolineare come in realtà per la maggior parte della sua storia, la Corte Suprema abbia difeso lo status quo e il potere delle elites bianche, con la ragguardevole eccezione del periodo della presidenza di Earl Warren. Anche per questo il presidente Biden, che vorrebbe invertire la tendenza tradizionalista della Corte attuale, dopo avere insediato una commissione di studio che ha proposto di mettere fine al mandato a voita per i giudici supremi, ha inviato al Congresso il nome della giudice Ketanji Brown Jackson per rimpiazzare il dimissionario giudice S. Brewer.
Nata a Washington e cresciuta a Miami, figlia di due insegnanti nelle scuole pubbliche, laureata alla Harvard Law School, Jackson ha iniziato la sua carriera legale nel gratuito patrocinio a livello federale, prima di essere nominata vicepresidente della Commissione per le sentenze degli Stati Uniti nel 2009 da B. Obama, confermata con sostegno bipartisan del Senato. Nella sua attività, oltre ad un periodo come cancelliere proprio del giudice Breyer, Jackson ha concentrato la sua attività sulla riduzione delle disparità di pena ingiustificate e sulla garanzia che le sentenze federali fossero giuste e proporzionate.Promossa ancora da Obama al Tribunale Distrettuale per il Distretto di Columbia nel 2012, è poi stata uno dei primi giudici proposti dal neo presidente Bidenper la Corte d'Appello degli Stati Uniti per il circuito del Distretto di Columbia. Anche in questa occasione la nomina è stata approvata dal Senato con il consenso del Partito Repubblicano.
Il presidente Biden ha quindi scelto un candidato che non solo avesse credenziali impeccabili, ma che potesse contare su un giudizio non prevenuto da parte dell'opposizione repubblicana, benché certamente appartenente all'area liberal della magistratura americana. Non casualmente il Presidente ha sostenuto la candidatura facendo riferimento alle esperienze di Jackson come presidente di una corte giudicante, esperienza che solo la giudice e Sonia Sotomayor può vantare fra gli attuali membri della Corte Suprema.
Biden ha anche voluto intestarsi il merito storico di aver nominato la prima donna afroamericana alla Corte Suprema, ma se per questo il massimo collegio giudiziario americano poterbbe domani assomigliare un po' di più alla nazione, è ancora lontano il momento del ricambio dell'ideologia della sua attuale maggioranza di giudici conservatori, che sono schierati decisamente più a destra dell'americano medio, come scrive in un editoriale il New York Times. Difficilmente cambierà in tempi brevi la pressione dei giudici conservatori della corte, che stanno lentamente smontando la legislazione sociale degli ultimi cinquant'anni. Tuttavia questa nomina, insieme alla prospettata riforma della durata del mandato, è volta ad arrestare il declino della considerazione della pubblica opinione per l'alta corte. L'intenzione di Biden è di introdurre un elemento che per quanto di area democratica, operi per ridurre il condizionamento politico dei giudici, da almeno vent'anni rigorosamente vincolati al partito del presidente che li ha nominati. Il Chief Justice Roberts difende statistiche alla mano la sua corte, sostenendo che si è divisa in un numero ristretto di casi (dati 2021):
Tuttavia la convinzione dominante è che ogni giudice voti costantemente in coerenza con i valori del presidente da cui ha ricevuto l'incarico.
Se sarà confermato il giudice Jackson, la Corte avrà questa composizione: sei conservatori, Clarence Thomas, nominato da G. Bush sr nel 1991, Samuel Alito, nominato da G. Bush jr nel 2006, Neil Gorsuch nominato da D. Trump enl 2017, Brett Kavanaugh nominato da Trump nel 2018, Amy Barrett nominata da Trump una settimana prima di perdere le elezioni nel 2020, oltre al Chief Justice John Roberts nominato da Bush jr nel 2005; e tre progressisti Sonia Sotomayor nominata da B. Obama nel 2009, Elena Kagan nominata da B. Obama nel 2010, oltre a Jackson.
Ma al di là numeri c'è la dinamica politica ed umana della corte, che potrebbe portare a mutamenti sostanziali, con il Presidente Roberts impegnato a ricostruire la reputazione di indipendenza politica del supremo collegio, e il giudice Thomas, il più anziano di nomina, che si è assunto dentro e fuori il corte il ruolo di leader del fronte giudiziario conservatore, minando l'autorità dello stesso Roberts. Nelle prossime settimane il Presidente Biden deciderà se e come muovere sulla riforma della Corte, e sarà quindi possibile vedere come questa dinamica nuova potrà funzionare.