Il piano B di Trump: un incubo per l'America
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Il piano B di Trump: un incubo per l'America

Donald Trump ha dimostrato nel 2020 di non accettare l'idea di una sconfitta elettorale. Da quattro anni sostiene che i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali sono stati alterati, senza mai spiegare come dove e quando l'alterazione si sarebbe prodotta. Trump protetto dall'immunità ha potuto mentire su questo argomento, mentre 1.265 dei suoi sostenitori venivano arrestati per l'attacco al congresso, e molti suoi collaboratori finivano in carcere e persino uno dei suoi avvocati, l'ex sindaco di New York  Rudy Giuliani, é andato in bancarotta per pagare i danni per diffamazione causati a funzionari elettorali e fornitori di sistemi elettorali accusati non solo falsamente.

Quattro anni dopo il Partito Repubblicano, ostaggio di un estremismo senza più limiti, ripropone la candidatura Donald Trump, che ancora sarebbe vicinissimo a vincere un nuovo mandato presidenziale. Ma che potrebbe non farcela, perché la sua avversaria Kamala Harris è come lui ad un passo dal raccogliere un numero di delegati vicino alla maggioranza. La prospettiva di un risultato deciso da poche migliaia di voti in 5/7 stati indecisi è preludio a nuove battaglie proagandistiche e legali. Queste ultime sono già cominciate, e per una volta con un successo di Trump: i repubblicani hanno presentato un ricorso urgente al Tribunale Distrettuale della Pennsylvania, lamentando che nella contea di Bucks gli elettori in fila per l'ultimo giorno di voto anticipato sono stati respinti a causa dell'insufficiente numero di funzionari elettorali. Il giudice ha rinviato il termine dal 3  ottobre al 1 novembre, per consentire a chi lo volesse di votare in anticipo.

Circolano poi non voci ma informazioni su un piano per sovvertire un eventuale voto negativo per Trump, grazie ad un'interpretazione della Costituzione, partorita nell'abisso delle più reazionarie menti legali degli Stati Uniti. Che purtrppo siedono nel Campidoglio, alla Corte Suprema.

Il piano si basa su tre elementi:

  • la possibilità (remota) di bloccare la certificazione del voto in alcuni stati, creando una situazione di parità di delegati, o comunque impedendo a Harris di raggiungere la maggioranza;
  • una lettura della Costituzione, che con un eufemismo si può definire falsa e fuorviante, che porterebbe a invalidare l'elezione di un numero di delegati assegnati ad Harris;
  • la gestione della Camera in un eventuale voto decisivo da parte di Mike Johnson un oscuro deputato della Louisiana, catapultato sulla poltrona di speaker della Camera con  un colpo di mano interno al Partito Repubblicano il 25 Ottobre 2023.

Qualora Harris dovesse prevalere di due o più degli stati incerti, scatterebbe il piano con la richiesta di invalidare il voto in quegli stati, e comunque di non certificarlo, rendendo impossibile la nomina dei delegati nel collegio elettorale. Questo porterebbe a demandare il voto decisivo alla Camera dei Rappresentanti ed abbassare il quorum maggioritario, rendendolo raggiungibile anche da un Trump che fosse indietro nel voto. E dipenderebbe dal Presidente della Camera dei Rappresentanti gestire e orientare il dibattito su un terreno del tutto inesplorato nella tradizione politica americana.  Senza precedenti e con una Corte Suprema devota al conservatorismo sino al ridicolo, ogni interpretazione della Costituzuione imposta a colpi di maggioranza potrebbe trovare spazio.

Donald Trump ha detto pubblicamente di avere un piccolo segreto in comune con lo speaker della Camera, facendo trapelare privatamente la minaccia di sabotare il sistema elettorale. Si tratta di un piano eversivo, il cui beneficiario finale è ancora una volta il remoto sostenitore di Trump, Vladimir Putin, che da quattro anni può permettersi di dire che la democrazia americana è ormai un fantoccio in cui non crede più nessuno.

Ancora una volta, come già dopo il 6 gennaio 2021, il destino di Trump dipende dai repubblicani moderati, che nell'urna o al Congresso, hanno la possibilità di fermare le operazioni al limite della legalità del candidato che si è imposto al partito. Quattro anni fa Trump fu salvato dai senatori repubblicani che negarono l'impeachment, rimandandolo alle corti ordinarie, che però non sono riuscite a terminare un solo processo contro l'ex presidente. Il 5 novembre gli elettori moderati repubblicani potrebbero fermare Trump nell'urna, e, qualora scattasse il piano B, i parlamentari repubblicani potrebbero rifiutarsi di cooperare con il sabotaggio delle elezioni.

Quattro anni fa pensavamo che le controversie elettorali avessero toccato il fondo, ma le sorprese non finiscono mai. Questa è anche, paradossalmente , una delle chiavi della popolarità di Trump presso l'elettorato americano, che per metà adora questo inarrestabile cialtrone, che dietro capelli colorati e cerone maschera le sue vere ricette politiche. Abilissimo nell'arte tutta americana di risorgere dai propri fallimenti, riuscendo a farli dimenticare dopo averli addebitati a congiure misteriose ordite contro di lui, e ripartendo più ricco e più potente di prima.

https://www.justice.gov/usao-dc/36-months-jan-6-attack-capitol-0

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