Joe Biden e Kamala Harris, uniti e divisi dall'incertezza sul futuro
Benché la Casa Bianca di Joe Biden sia un paradiso terrestre rispetto all’esperienza turbolenta del precedente inquilino, è sorta una polemica negli Stati Uniti sulle relazioni del Presidente USA con la sua vice, Kamala Harris.
Due giornalisti del New York Times, Jonathan Martin e Alex Burns, nel loro recente libro “This Will Not Pass: Trump, Biden, and the Battle for America’s Future” dedicato al permanere della radicalizzazione dello scontro fra i due schieramenti politici, hanno sollevato dubbi sulla sintonia fra i due massimi responsabili della politica americana. Questo in un momento in cui la gravità della situazione internazionale richiede una guida ferma e sicura per la nazione americana e per le sue alleanze, di fronte all’aggressione militare russa.
Le radici del dissidio sarebbero lontane nel tempo: durante la campagna elettorale del 2019, l’allora candidata alla presidenza Harris aveva polemizzato duramente con Biden sull’argomento della parità razziale, ricordando le sue amichevoli relazioni con senatori apertamente segregazionisti, e per l’opposizione fatta da Biden in senato contro la normativa più Integrazionista in materia di scuolabus.
Martin e Burns hanno anche ripreso le voci secondo cui la first lady Jill Biden non fosse sin dall’inizio soddisfatta della scelta di Harris come vicepresidente. “Parlando in confidenza con uno stretto consigliere per la campagna di suo marito, la futura first lady ha posto una domanda semplice e netta. Ci sono milioni di persone negli Stati Uniti, perché Joe dovrebbe sceglierne una che in passato lo ha attaccato?”.
Già da alcuni mesi la stampa americana riferiva di una pessima intesa fra gli staff della comunicazione del Presidente e della sua Vice, e si era parlato di reciproche accuse di insufficiente collaborazione. Kate Bedingfeld, direttrice delle comunicazioni di Biden, che già aveva smentito le critiche, dopo la pubblicazione del libro ha emesso un comunicato per lamentare il fatto che gli autori non si siano preoccupati di verificare direttamente con lei queste voci. Vittime di queste situazioni critiche coincidenti sono state Symone Sanders, responsabile della comunicazione di Kamala Harris, e la sua vice Sabrina Singh, che si sono dimesse in rapida successione, senza suscitare troppe polemiche politiche.
Di certo, la tradizionale luna di miele aveva tenuto la Casa Bianca di Biden al riparo dalle guerre intestineche avevano invece caratterizzato l’amministrazione Trump, che già nei primi mesi di mandato aveva sostituito ministri e importanti collaboratori. Le cose sono cambiate dopo il viaggio di Harris in Guatemala nel giugno 2021, quando le dichiarazioni della Vicepresidente sui problemi dell'immigrazione negli USA , avevano reso necessario un intervento diretto del Presidente per mettere ordine nella comunicazione ufficiale.
Nel secondo semestre 2021 i risultati dei sondaggi sulla popolarità di Biden hanno subito un costante degrado, superati in questo dalla scarsa popolarità rilevata per Harris, al punto che negli ambienti del Partito Democratico si sarebbe cominciato a riflettere sulla campagna del 2024. Cosa fare nel caso in cui un Biden ultra ottantenne e in calo di consensi, decidesse di non correre per la rielezione?
Il 19 gennaio 2022, il Presidente Biden ha apertamente dichiarato che qualora dovesse candidarsi per un nuovo mandato nel 2024, Kamala Harris sarà sicuramente ancora nel suo tiket. Ma come ha scritto Peter Nichols su Atlantic Magazine, “la vicepresidente ha bisogno di conquistare gli elettori che approvano Biden, ma anche apprezzano la sua performance nei primi dodici mesi di presidenza”. Il presidente più anziano della storia americana non è sicuro di essere in condizione di durare otto anni, ciò che rende Harris la sua erede apparente. I primi sondaggi avevano indicato che Harris, spinta dall’elettorato nero, sarebbe stata favorita in una ipotetica primaria democratica senza Biden. Eppure molti democratici oggi dubitano apertamente della capacità di Harris di sconfiggere Trump (se dovesse correre di nuovo) o uno dei tanti repubblicani che si rifanno alla sua immagine politica radicale. "Odio anche solo dirlo, ma sarà molto difficile per lei, per ovvi motivi, e non dovrebbe essere così", ha dichiarato Dennis DeConcini, un ex senatore democratico moderato dell'Arizona, uno degli stati in cui Biden ha vinto di misura nel 2020. La realtà descritta dall’esponente democratico è che una candidata donna e afro americana rischia di non mobilitare al massimo l’elettorato democratico, mentre al contrario incentiverebbe lo spostamento verso l’estrema destra del partito repubblicano.
L’incubo dei democratici sono le elezioni di medio termine del 2022, che potrebbero portare ai repubblicani il controllo della Camera e forse del Senato. Un tale risultato potrebbe essere letale anche per Harris, ed i tempi della politica giocano contro di lei. Se il midterm sarà una dèbacle per i democratici, le domande cruciali saranno:
- quando Biden annuncerà di non candidarsi per la rielezione?
- Harris farà pressioni su Biden per annunciare in anticipo i suoi piani per il 2024? Prima Biden annuncia il suo status di zoppo, più il suo potere reale diminuisce, costruendo l’immagine di una presidenza fallita; Lyndon Johnson annunciò la sua decisione di non chiedere un secondo mandato otto mesi prima delle elezioni; del resto se Biden ritarda il suo annuncio, saranno danneggiati gli altri possibili candidati democratici, che avranno meno tempo per costruire un'organizzazione, raccogliere i fondi e condurre una campagna di successo per le primarie;
- Se Biden rinuncerà al secondo mandato, quando annuncerà il suo eventuale sostegno ad Harris come suo successore? Anche in questo pesa il precedente che coinvolge lo stesso Biden: Obama nel 2020 ha evitato di sostenere il suo ex vicepresidente fino al 14 aprile 2020, dopo che Biden aveva conquistato la nomination democratica;
- Ad Harris sarà utile il sostegno di Biden anche se l’indice di popolarità del Presidente resterà al di sotto del al 40 percento, o cercherà di smarcarsi da un presidente in caduta libera?
Al centro dell'enigma di Harris c’è il tradizionale trabocchetto in cui si trovano i vicepresidenti in carica: non possono contraddire il loro superiore e faticano a definire un’identità politica propria. I sondaggi su Harris non sono incoraggianti: il peggiore indica 28% di elettori democratici che vede con favore Harris, contro il 51% contrari (Gallup - Los Angeles Times); quest’ultimo dato è costante per il sondaggio migliore, in cui la percentuale di favorevoli sale ad un modesto 40% di intervistati (RealClearPolitics).
I Democratici vogliono evitare di scegliere Harris come candidato solo perché è il "suo turno". Il più recente precedente (Hillary Clinton 2016) indica che per conquistare la Casa Bianca si devono riunire due fattori: un certo carisma personale e una coalizione politica in grado di attirare consensi al di là degli elettori tradizionali del partito. Due elementi che al momento non sembrano essere stati assemblati da Kamala Harris.
https://www.theatlantic.com/politics/archive/2021/08/kamala-harris-interview/619657/
https://www.realclearpolitics.com/
https://www.latimes.com/projects/kamala-harris-approval-rating-polls-vs-biden-other-vps/