15 Novembre 2020 La Cina occupa le sedie lasciate vuote dagli USA
Due articoli provenienti dalle sponde opposte dell'Atlantico mettono l'accento sull'Accordo regionale di libero scambio (Regional Comprhensive Economic Partnership) firmato il 15 Novembre con cerimonie a distanza da 15 nazioni: Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Birmania, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam, Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
Gli USA si sono ritirati nel 2017 dal negoziato e dall'accordo precedente (Trans Pacific Partnership), firmato da B. Obama, che non includeva la Cina. Anche l'India non ha aderito all'accordo RCEP, perché propensa alla flessibilità tariffaria e per le forti perplessità sulla parte legata alla difesa del copyright.
Secondo il NYT (K. Bradsher e A. Swanson) la firma di questo accordo, che peraltro sembra avere effetti concreti ed immediati solo per l'eliminazione delle tariffe doganali, dimostra che politicamente il resto del mondo non può aspettare gli Stati Uniti.
https://www.nytimes.com/2020/11/15/business/china-trade-rcep.html
Il giorno successivo in un editoriale senza firma di Le Monde, si narra la soddisfazione che traspare negli articoli della stampa ufficiosa cinese per il risultato conseguito a scapito del concorrente americano, anche perché sembra che il mondo giri in senso inverso a quanto sperava il Presidente Trump. E si ricordano i due primati che questo accordo consegue: realizza l'area di libero scambio più grande del mondo, aperta a un terzo della popolazione del pianeta; ed è il primo accordo commerciale firmato congiuntamente da Cina, Giappone e Corea del Sud.
Nel contempo nell'editoriale si rileva che sul piano del multilateralismo asiatico, l'incognita è il ruolo che la Cina cercherà di giocare anche grazie a questo nuovo strumento diplomatico e commerciale. Va considerato infatti che fatta eccezione per Pechino, tutti i firmatari odierni sono parte dell'Asean. La domanda implicita quindi è se la Cina aggiungerà un terzo elemento, al doppio binario sin qui seguito nei confronti dell'associazione, uno bilaterale con ciascun membro e uno collettivo con l'ASEAN nel suo complesso. Spesso in contraddizione.
Malgrado questi dubbi il giudizio complessivo del quotidiano francese è che l'amministrazione Biden dovrà ricostruire interamente la strategia in Asia, che sin qui era riuscita a controllare l'espansionismo cinese.
Se l'interpretazione fosse corretta, viene da chiedersi: questo è"make America great again" ?