La fase cibernetica del conflitto mondiale è già iniziata
Voci dall'America

La fase cibernetica del conflitto mondiale è già iniziata

L'Occidente, dopo il lungo periodo di relativa pace e aumento costante del benessere diffuso, è stato richiamato alla realtà del mondo, in cui l'intenzione di rivoluzionare le gerarchie del sistema internazionale può venire da una piccola potenza economica erede di un enorme potere militare, la Russia, che ha fatto la prima mossa con carri armati e missili.

Di fronte al rischio che una escalation del conflitto avvicini l'eventualità della catastrofe nucleare, l'occidente si è dovuto limitare a rispondere ai cannoni con le sanzioni, probabilmente confermando così l'opinione dell'attaccante che la parte di mondo che dal 1945 domina il mondo non sia più in grado difendere la sua posizione. Le democrazie euroamericane sono preda di una crisi profonda del sistema rappresentativo, incapace di selezionare classi dirigenti capaci di attirare consenso reale e di realizzare riforme strutturali, e di realizzare una sintesi efficace degli interessi contrapposti che tali classi rappresentano.

La guerra in corso in Ucraina, come già in altre occasioni nel passato, nelle intenzioni di chi l'ha lanciata avrebbe dovuto essere molto breve, ma potrebbe anche diventare più lunga di quanto oggi ci aspettiamo. Di certo mentre carri armati e missili russi stanno stroncando la resistenza ucraina, blandamente assistita dalla NATO, un'altra guerra è già iniziata, a livello cibernetico. A fine febbraio 2022, mentre i leader europei facevano la spola con Mosca per convincere V. Putin a non lanciare l'attacco contro l'Ucraina (che in quei giorni la propaganda russa definiva un'invenzione della CIA), il segnale preciso che l'invasione sarebbe iniziata è venuto dall'attacco di hacker basati in territorio russo contro le strutture informatiche ucraine. Diversi siti web del governo ucraino, fra cui i ministeri degli affari interni, esteri e della difesa, sono stati ridotti all'inattività. analogamente anche i i siti web delle principali banche di Kyev, sono stati bloccati utilizzando il sistema detto "DDoS" (distribution denial of service). Fonti ufficiali della Casa Bianca hanno dichiarato che gli hacker responsabili dell'attacco erano basati in Russia, e con ogni probabilità agivano su istruzione delle autorità russe.

Va premesso che, come a livello politico e militare le dittature del settore asiatico risultano più efficienti, per le catene gerarchiche rigide, la centralizzazione del potere e l'autoritarismo nei confronti della popolazione, l'occidente sconta un rilevante handicap di partenza a livello di difesa cibernetica. Il coordinamento delle attività di difesa dagli attacchi hacker è, infatti, difficoltoso a livello pubblico, per la moltiplicazione di competenze  fra diversi centri di potere burocratico, e del tutto frammentato a livello privato, laddove prevale ancora una logica costi / benefici che porta troppo spesso a sottovalutare i rischi reali.

Negli Stati Uniti la strutturale diffidenza per la regolamentazione statale rallenta l'attività del governo federale, che nel 2019 ha creato, con un accordo bipartisan, un'agenzia governativa (Cyberspace Solarium Commission) per mettere in pratica una strategia complessiva di difesa nazionale nel cyberspazio, il cui lavoro avanza con molte difficoltà. In Europa il progetto di Direttiva europea sulla sicurezza delle reti e delle informazioni, ha l'ambizione di definire standard di sicurezza informatica uniformi in tutti i settori del territorio europeo, ma è ancora alle prime fasi dell'iter legislativo. Alla periferia del sistema occidentale Canada e Australia stanno accelerando i programmi di gestione congiunta con USA e Gran Bretagna per uniformare le attività di sicurezza informatica tamite un'unica agenzia, competente tanto per il settore pubblico che per quello privato.

Mentre queste iniziative avanzano con la relativa velocità consentita dalla complessità del procedimento politico democratico basato sull'equilibrio dei tre poteri, esecutivo-legislativo-giudiziario, i sistemi politici autoritari grazie al proprio apparato repressivo, controllano direttamente le loro strutture operative, che sono già in grado di sferrare attacchi cibernetici capaci di paralizzare interi settore delle società industrializzate, tanto nel l'ambito della vita privata (acqua - elettricità - trasporti) che nell'ambito lavorativo (oleodotti - gasdotti - centrali elettriche) e militare.

Ancora in occidente, le grandi piattaforme big tech stanno seguendo il copione su sicurezza e stato di guerra costruito negli ultimi dieci anni, ma il conflitto in corso le costringe ad affrontare situazioni del tutto nuove, in cui è quasi impossibile preservare un equilibrio che consenta la continuità globale dei loro servizi. Sistemi di pagamento e di diffusione di contenuti editoriali hanno smesso di funzionare in territorio russo, in parte per decisione delle autorità locali, e in parte per volontà delle aziende digitali. Esemplare la sequenza relativa a Facebook: il 26 Febbraio i responsabili della piattaforma hanno formato un team operativo capace di agire in "tempo reale" per monitorare e "agire il più velocemente possibile". In Ucraina una nuova funzionalità ha consentito agli utenti di bloccare il proprio profilo in privato, aggiungendo "un ulteriore livello di privacy e sicurezza", come già sperimentato in Afghanistan nell'agosto 2021. Poi il 3 marzo il governo di Mosca, tramite Roskomnadzor, l'autorità che regola le comunicazioni, ha bloccato Facebook perché accusato di "discriminare" i media russi.

Tuttavia a Washington big tech non ha rinunciato a premere sui legislatori americani per alleggerire la normativa antitrust, sostenendo che è di intralcio nel supporto alla sicurezza nazionale in contrasto con Cina, e Russia. Le piattaforme stanno spiegando tutta la loro capacità di lobbyng per bloccare l'American Innovation and Choice Online Act, un disegno di legge bipartisan che impedirebbe alle piattaforme digitali dominanti di imporre agli utenti propri servizi e consentirebbe al regolatore federale di controllare le più grandi aziende tecnologiche. Dopo essere stata approvata a larga maggioranza in commissione con il concorso del partito Repubblicano, diversi parlamentari hanno espresso la preoccupazione che la nuova normativa potrebbe rappresentare un vantaggio per gli avversari degli Stati Uniti.

Se ce ne fosse stato bisogno, un altro segnale che l'unità dell'occidente è premessa necessaria per ogni positiva evoluzione della nostra situazione politica, economica e sociale.

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