La misurazione del sentimento di unità nazionale negli USA
Voci dall'America

La misurazione del sentimento di unità nazionale negli USA

La forza degli Stati Uniti, e la loro capacità di attrazione del consenso globale, dopo due secoli di costante ascesa hanno subito una netta contrazione, che coincide con l'involuzione del sistema politico che con pochi ritocchi è ancora quello uscito dalla rivoluzione. Come in Europa, anche oltre Oceano la disaffezione per la politica è aumentata sino a lasciare che il suffragio universale tornasse nelle mani di una minoranza, e persino la tradizionale partecipazione alla vita comunitaria si è ridotta negli USA fra aumento dell'urbanizzazione e cambiamento degli stili di vita.

Il fenomeno più discusso e citato degli ultimi anni in America è quello della polarizzazione: le differenze fra i due partiti si sono radicalizzate al punto tale che ciascuno ritiene di avere una visione propria dell'America e del mondo. E la vuole imporre contro quella dell'avversario, che viene considerata una contro cultura. L'apice di questa deriva si é toccato lo scorso 6 gennaio 2020, quando rappresentanti di una fazione minoritaria, hanno dato l'assalto al Campidoglio di Washington per contestare il risultato delle elezioni presidenziali.

Non deve quindi stupire se un'università famosa - Vanderbilt - ha organizzato un sistema per misurare il grado di unità nazionale, attraverso le fluttuazioni sulla fiducia degli americani nelle loro istituzioni politiche. Ne risulta un quadro, aggiornato per trimestre sul sentimento unitario degli americani. Quello di "unità", é un concetto un po' sfuggente, ma riguarda direttamente il modo in cui i cittadini risolvono le loro divergenze, e il ruolo del governo nella loro vita.

Gli analisti dell'università del Tennessee hanno selezionato cinque elementi di base per valutare il grado di unità:

il tasso di approvazione del presidente, il più noto fra i sondaggio Gallup, attivo da 85 anni;
l'estremismo politico e ideologico, la quota di cittadini che si autodefinisce come un liberale "forte" o un conservatore "forte";
la fiducia sociale, il grado affidabilità nella comunità comunicato nei sondaggi dai cittadini;
il numero di proteste, è la parte più originale dello studio, che monitorando il numero di domande su proteste fatte dai sondaggisti, coglie il grado di tensione nella cittadinanza, assumendo che le proteste di oggi possano diventare le criticità di domani;
la polarizzazione del Congresso, la misura del conflitto politico, colta nella distanza tra i componenti delle élites dei due partiti politici;

cui si aggiungono i dati dei sondaggi dei principali istituti demoscopici.

Ne risulta un dato unitario con un intervallo potenziale di 0-100 (con 100 che rappresenta la massima unità possibile) per ogni trimestre dal 1981 al 2021. Zero indica assenza assoluta di unità di sorta e 100 significa unità completa. La media è situata tra i 50 ei 70 negli ultimi 40 anni. La rilevazione è stata fatta su questi decenni che hanno una certa omogeneità nella modalità in cui gli americani percepiscono la politica e il governo. Il lungo dopoguerra è stato anomalo per la moltiplicazione anche disordinata delle fonti di informazione messe a disposizione del pubblico, che però aveva poche possibilità di scelta nel consumo di notizie. Poi dopo la stagione del movimento per i diritti civili, é cambiato per milioni di americani il processo politico, con la fine delle pratiche che avevano escluso in particolare gli elettori afro americani, e dagli anni ottanta c'è una certa stabilità in materia. Il punto più basso dell'indice coincide con la manifestazione "Unite the Right" del 2017, quando si riunirono per la prima volta i gruppi di suprematisti bianchi a Charlottesville, in Virginia. Il momento di maggiore compattezza  risale, come facilmente intuibile, alle crisi geopolitiche, come la "guerra del Golfo" in Iraq e gli attacchi terroristici del 11 settembre 2001 al territorio americano.

Oggi gli elettori si possono tipizzare fra chi rinuncia del tutto all'informazione politica, chi seleziona le notizie sulla rete, e chi segue in esclusiva l'offerta continua del canale cui si sente affine (Fox News per i conservatori o MSNBC per i progressisti). Le piattaforme come Facebook e Twitter hanno sostituito l'intermediazione dei giornalisti, come filtro tra il sistema politico e il corpo elettorale, portando a nuove forme di confronto diretto fra cittadini. Per effetto dei meccanismo dei social network,  gli utenti della rete schierandosi hanno l'impressione di essere molto più lontani dai loro avversari di quanto siano realmente.

Secondo le ultime rilevazioni della Vanderbilt l'indice mostrerebbe che Biden è riuscito in qualche misura a promuovere l'unità, visto che l'estrema polarizzazione è diminuita negli ultimi due anni, benché il dato complessivo sia rimasto stabile. Questo è dovuto al dato sull'approvazione generale dell'operato del presidente, che é stata più bassa della media. Nella compensazione fra i due fenomeni, l'indice generale è rimasto quasi invariato.

La delicatezza del ruolo delle piattaforme digitali emerge chiaramente anche da questo rapporto, che può sembrare l'ennesimo studio statistico che per quanto originale resta sempre marginale. Si tratta però di un dato che indica la vitalità della democrazia, che in momenti di transizione e crisi non è mai scontata.

https://www.vanderbilt.edu/unity/wp-content/uploads/sites/380/2022/06/Vanderbilt-Unity-Index-White-Paper.pdf

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