Stati Uniti (e Italia) verso una scadenza elettorale decisiva
Voci dall'America

Stati Uniti (e Italia) verso una scadenza elettorale decisiva

Italia e Stati Uniti sono accomunati dall'attesa per il rinnovo, totale da noi e parziale in America, delle assemblee legislative.

Nella diversità dei sistemi costituzionali delle due democrazie, almeno tre elementi assimilano le due situazioni politiche: la crisi del sistema rappresentativo, la polarizzazione degli schieramenti e l'influsso del sistema elettorale.

E' noto che in tutto il mondo il concetto di rappresentanza é stato eroso da alcuni anni dalla disaffezione per la politica, dalla sfida dell'apparente aumento della quota di democrazia diretta consentito dalla digitalizzazione, e dalla crisi dei partiti tradizionali. Da Trump a Orban, passando per Grillo e Meloni, il populismo, è stato al tempo stesso causa ed effetto di questa crisi, non nuova per le democrazie, come si può verificare andando a rileggere il testo di un autore oggi poco frequentato come Harold Laski. Il grande teorico del laburismo inglese già nel 1933 in "Democrazia in crisi" (pubblicato in Italia da Laterza nel 1935 nella traduzione di Alessandro Schiavi della Società Umanitaria) aveva colto alcuni aspetti essenziali della crisi della democrazia: "la prima difficoltà consiste nel corpo elettorale, che costituisce un problema quasi insolubile: i cittadini anche senza cognizione del processo politico chiedono al governo risultati, e sono impegnati a captare il favore dell'opinione pubblica, che cambia rapidamente in ragione delle mutevoli condizioni sociali". Inoltre già all'epoca Laski aveva messo in guardia contro gli effetti del distacco progressivo dei partiti degli "elettori messi nell'impossibilità di scegliere davvero i rappresentanti che desiderano, potendo solo buttarsi contro quelli per cui prova una passeggera indignazione". All'impietosa ricognizione di Laski non sfuggirono parlamento e governo: al primo è "é vano pretendere che possa discutere un complesso di questioni tecniche in un'assemblea, quando solo lo scontro di grandi principi richiama largamente l'attenzione dell'opinione pubblica", insieme agli interessi di bottega. Già allora era chiaro che le assemblee legislative: "sono costrette ad agire come organo registratore formale dell'esecutivo, oppure assoggettarsi all'alea di una nuova elezione generale".
La dinamica parlamentare  risulta menomata in ogni possibile condizione: "una grossa maggioranza costringe l'opposizione ad anni di sterilità...un governo in minoranza è incapace di agire con decisione e chiarezza ... una coalizione di partiti ha la necessità di ridurre le differenze per arrivare ad una parvenza di unità". L'azione di governo é imbrigliata, dall'aumento delle competenze e delle attività affidate ai ministri, da due fenomeni apparentemente irreversibili: "il passaggio dell'iniziativa legislativa  dal parlamento al governo, che è sopraffatto dalla mole degli affari". E la vita breve di ogni governo, perché "i voltafaccia del corpo elettorale impediscono a qualsiasi governo di rimanere al potere quel tanto che occorre per portare in porto provvedimenti atti ad una vera, ampia, ricostruzione". E questo sembra un'epitaffio su qualsiasi possibilità di riforma del sistema democratico dall'interno. Peraltro anche il "quarto potere" viene coinvolto nell'analisi critica di Laski: "nessuna stampa è accettabile così come si presenta...le sue fabbricazioni tendono ad avere un'incidenza di breve durata". Tanto per ricordare che la disinformazione non è nata con internet. Scrivendo negli anni di passaggio dai populismi alle dittature, e considerando la matrice marxiana del suo laburismo, Laski riteneva che, "visto che la democrazia deve essere guidata, in una democrazia capitalistica le principali armi di guida sono in mano ai capitalisti" solo la democrazia socialista avrebbe potuto riportare ordine nelle regole de gioco democratico. Novanta anni dopo resta intatta la disuguaglianza fra ricchi e poveri nel controllo della politica, e anche per questo la crisi odierna della democrazia sembra così simile a quella descritta da Harold Laski.

Peraltro, la crisi che Laski descriveva nel 1933 ha avuto un epilogo drammatico nella Seconda Guerra Mondiale, nella quale i nemici della democrazia furono sconfitti. Anche oggi siamo in tempo di guerra, ed ai giorni nostri mentre si muore in Ucraina, viviamo ancora una "drole de guerre", esattamente come avvenne in mezza Europa nel 1939. Dobbiamo davvero passare di nuovo per una strage immane per salvare la democrazia ? Sarà bene non dimenticare mai un altro passaggio di Laski "la guerra è una tragedia senza fine, significa pene e sofferenze e la tragica confusione dei mezzi con i fini. Ed é nemica della ragione e della libertà".

Il secondo elemento, la polarizzazione degli schieramenti, é per alcuni una conseguenza secondaria della digitalizzazione, che induce a ridurre ogni fenomeno a scelte binarie, proprie della logica informatica. Che si tratti di politica, sport, o vaccinazioni, gli schieramenti si dividono in modo radicale in due. Si perdono così di vista le questioni di merito, e si finisce per fare di tutto uno scontro culturale, fra noi e il resto del mondo. E si tende a demonizzare chi ha un'opinione diversa della nostra, trappola in cui è difficile non cadere. Nel sistema istituzionale il corollario di questa degenerazione é il disprezzo crescente per ogni forma di quel sale della politica (e della vita) che é il compromesso. In Italia per squalificare un politico lo si accusa di cercare "l'inciucio" così come negli USA ha assunto una caratterizzazione negativa il termine "bipartisan". Con il partito avverso non si deve collaborare e quasi nemmeno parlare, se non per poterlo più facilmente sconfiggere. La sopraffazione dell'avversario politico passa quindi per la sua distruzione, e ne é segnale evidente e oggettivo il linguaggio sempre più estremo e violento (distruggere, asfaltare, annichilire, annientare, annullare, demolire, devastare, disintegrare, massacrare, smascherare, stroncare, fare a pezzi). L'uso di questa terminologia gratifica chi lo usa e nello stesso appaga l'ansia di sopraffazione propria del lettore schierato. Ma é controproducente per il sistema, perché contribuisce ad avvelenare il clima generale della partecipazione politica. La polarizzazione in giuste dosi sarebbe un elemento positivo del sistema, stabilendo con chiarezza la distanza ideologica e programmatica tra i partiti opposti. Offrendo agli elettori opzioni reali, anche un profondo disaccordo può essere salutare per la democrazia. Diventa però un impedimento maggiore quando é un circuito che obbliga i partiti ad amplificare l'ostilità per guadagnare il consenso, e quindi la rielezione solo sulla base dell'antagonismo.

Infine, la questione del possibile condizionamento determinato dal sistema elettorale. Walter Marossi, grande esperto di questioni elettorali, ci ha insegnato che "la legge elettorale informa la politica e il modello organizzativo dei partiti" e che i sistemi di voto da soli non determinano i risultati elettorali. In occasione delle nostre politiche del 25 settembre, è evidente che nella consistente quota uninominale dei collegi, i voti che andranno ai partiti minori influenzeranno direttamente lo scarto fra i due candidati più votati. Questo vantaggio determinante potrebbe essere attutito con l'utilizzo di un meccanismo correttivo: nel sistema americano, in cui la legge elettorale varia da stato a stato ma il sistema é ovunque uninominale, è stato introdotto un meccanismo di seconda scelta che consente una correzione. Questo espediente, detto Ranked Choice Vote, sistema di voto a scelta classificata, prevede che se un candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti di prima preferenza, viene dichiarato vincitore. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, ci sono due possibili rimedi: o il candidato con il minor numero di preferenze viene eliminato dal conteggio, ricalcolando così la maggioranza assoluta, e ripetendo il processo fino a quando un candidato ottiene la maggioranza assoluta. L'altra strada é quella che ha deciso il 30 agosto 2022 l'elezione suppletiva indetta in Alaska, per il seggio del rappresentante Don Young, morto nello scorso marzo (vedi su questo blog "Primarie in Alaska e tirannia della maggioranza in Occidente" del 9 luglio 2022).  I primi quattro classificati, senza distinzione di partito alle primarie, si sono presentati al giudizio degli elettori, che avevano fino a quattro scelte in ordine di preferenza. Non avendo nessun candidato raggiunto la maggioranza assoluta, i funzionari elettorali hanno ricalcolato i risultati in base alla seconda, terza e quarta scelta degli elettori. E' quindi risultata vincente Mary Peltola, prima democratica a rappresentare l'Alaska alla Camera da 50 anni, sull'ex governatore Sarah Palin e candidato vice presidente nel 2008, repubblicana, appoggiata da D. Trump. Peltola, che diventerà così la prima donna e la prima nativa dell'Alaska al Congresso, è stata indicata come seconda scelta da molti elettori repubblicani, determinando la sconfitta di Palin. Sarebbe forse il caso di pensare in modo bipartisan in Italia ad un meccanismo del genere, fuggendo la tentazione di cambiare la legge elettorale, operazione che "mina la credibilità del processo elettorale, ovvero il pilastro della democrazia. Dando ai cittadini l’impressione che il potente di turno, a ogni nuova partita voglia truccare le carte".

L'insieme di questi elementi di crisi ha portato molti americani a dire, che gli Stati Uniti sono arrivati "maybe to the 11th hour of the republic". Così come in Italia non pochi identificano la fine della nostra repubblica con il possibile ritorno al potere di un partito apertamente ispirato all'esperienza del passato nostro fascista. La prima risposta a questi timore sta nelle urne, e nella capacità dei partiti democratici di difendere il sistema prima di tutto con comportamenti virtuosi e non auto lesionisti.

Fra settembre e novembre vedremo se e come i risultati elettorali negli Stati Uniti (e in Italia) cambieranno questa prospettiva. Almeno sino a dopo le elezioni italiane sarà difficile seguire l'andamento della campagna per il mid-term americano, senza venire distolti dall'importanza dell'appuntamento elettorale italiano. La polarizzazione colpisce anche in questo.

http://www.ilsocialista.com/articolo-politica-milanese-indecisi-a-tutto-di-walter-marossi-su-arcipelago-milano-n-1685.html
Arcipelago Milano - 09 febbraio 2017

https://foreignpolicy.com/2022/08/22/information-warfare-in-russias-war-in-ukraine/#graphic-anchor-1087395?tpcc=graphics-db

https://ballotpedia.org/Ranked-choice_voting_(RCV)

https://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2016/12/mondoperaio_pdf_12_2016.pdf

Robert B. Talisse - Sustaining Democracy - What We Owe to the Other Side - Oxford University Press

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