Tentativi di estendere il mandato presidenziale oltre quattro anni
Voci dall'America

Tentativi di estendere il mandato presidenziale oltre quattro anni

Dopo essere stato eletto eletto lo scorso 5 novembre 47° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha agito da capo di stato nei due mesi di interregno, ricevendo capi di stato e di governo, e usato occasioni pubbliche ed i social netwrok per cominciare a delineare la linea politica del suo governo, con lo stile aggressivo di comunicazione che gli conosciamo. Prima ha bloccato l'approvazione della legge di spesa americana, demolendo con un solo post le trattative condotte dallo speaker della Camera dei rappresentanti M. Johnson,. Poi è iniziata una grottesca serie di iniziative che appare eccessivo definire di politica estera, come l'annessione del Canada, l'invasione della Groenlandia e il recupero della sovranità americana sul Canale di Panama. Tre atti di un'unica commedia, volta a far concentrare l'attenzione mediatica su elementi diversi da quelli che effettivamente hanno occupato le otto settimane di attesa di Trump nella dorata anticamera di Mar-a-Lago. Nell'iper attivismo del Presidente eletto, cui ha fatto riscontro la semi paralisi del Presidente in carica, si avvertono due obbiettivi ben precisi.

In primo luogo la volontà di imporre una svolta istituzionale e culturale agli Stati Uniti, continuando la politica adottata dai Repubblicani dal 2016, e sublimata dall'aggressiva linea politica di Donald Trump. Il secondo fine non è dichiarato, ma serpeggia nei corridoi della politica e dei media conservatori, e consiste nell'assicurare ai repubblicani conservatori il governo ben oltre i quattro anni del secondo mandato di  Trump.

Per il primo aspetto è atipico che il Presidente eletto, incontri capi di stato esteri e che insieme alle nomine che intende proporre facia anche precisi proclami sulle normative da emanare, come se fosse già in carica. I nominati in una rincorsa ricca di piaggeria, si affrettano a diramare comunicati che anticipano provvedimenti legislativi divisivi che si erano ben guardati dall'esternare in campagna elettorale. Così ad esempio, due controversi futuri membri del governo, Robert Kennedy jr alla Sanità e Kash Patel al FBI, annunciano la cancellazione della vaccinazione contro la poliomielite e l'utilizzo della polizia federale per le vendette politiche. Una fretta incomprensibile, autorizzata dalla passività della controparte democratica. Un approccio, quello dei liberal, che è in linea con quello dell'amministrazione uscente di Obama nel 2016, quando subì il colpo di mano repubblicano sulle nomine alla Corte Suprema. Mentre queste sparate prendono la scena, dietro le quinte si avverte il lavorio dei due schieramenti che hanno riportato Trump alla Casa Bianca: i miliardari conservatori con in testa Elon Musk, e i fondamentalisti della "Heritage Fundation" che hanno scritto il programma di Trump e intendono controllarne l'applicazione.

Ma come detto, oltre all'immediato, il neo presidente e il suo schieramento guardano oltre il secondo mandato di Trump. Subito dopo l'election day uno dei media più apertamente schierati in favore delle posizioni più reazionarie, "American Conservative", candidamente dichiarava che mezza America aveva dato a Trump l'incarico di schiacciare l'altra metà dell'America. E questo non in base ad una convinta adesione ad una cultura conservatrice, ma a quella che continua ad essere la dittatura televisiva: "Trump ha acquisito una sufficiente popolarità spendibile politicamente scrivendo un best-seller (The Art of the Deal), prestando la sua immagine a un gioco da tavolo (Trump: The Game) e rendendosi disponibile come testimonial pubblicitario (Pizza Hut, McDonald's, ecc.). Poi negli anni 2000, il reality show televisivo di Trump, The Apprentice, è stato un successo globale ben oltre il già enorme successo televisivo". Credenziali che la cultura liberal non riesce a digerire, anche perché oggettivamente ridicole. E sin qui saremmo sembre al solito dibattito destra/sinistra. Ma lo stesso sito va oltre, perché giudica il ritorno di Trump nel 2024 "non semplicemente la manifestazione di un bisogno degli elettori, ma il riflesso dei loro sentimenti ......basati non sul contenuto delle promesse di Trump, ma sull'apprezzamento per la sua persona". E questo malgrado, o forse proprio a causa, dei processi che hanno evidenziato il disprezzo per la legge che caratterizza il personaggio Trump, contro la tradizione anglo sassone del "rule of law".  E infine la conclusione scioccante: "“Se poi nel 2028 gli elettori riterranno che Trump abbia fatto un pessimo lavoro, potranno scegliere un altro candidato; ma se riterranno che abbia mantenuto le sue promesse, perché dovrebbe essere negata loro la libertà di sceglierlo ancora una volta?

Il teorema é servito: 51% degli americani aderiscono ad una visione del mondo reazionaria, quindi tutta l'America oltre a tornare indietro di un secolo, deve revocare parte della Costituzione per installare alla Casa Bianca non un Presidente, ma una dinastia.

Aperta questa falla nella costituzione, si è precipitato ad allargarla Steve Bannon, già king maker e consigliere di super Donald, poi due volte condannato per una brutta storia di tangenti sull'immigrazione e oltraggio  al Congresso. Bannon ha detto all'inizio di gennaio in un discorso al New York Young Repubblican Club: "Donald John Trump alzerà la mano sulla Bibbia di Re Giacomo e presterà giuramento, la sua terza vittoria e il suo secondo mandato. Dato che nella Costituzione in realtà non c'è scritto consecutivo, forse lo eleggeremo di nuovo nel '28". In questo Bannon ripete lo schema aggressivo e demagogico dei giuristi "originalisti" che da più di un decennio hanno imposto la linea reazionaria della Corte Suprema, leggendo e interpretando la Costituzione strumentalmente.

La Costituzione è chiara "no person shall be elected to the office of the President more than twice", e l'affermazione di Bannon è quindi senza rimedio falsa. Tuttavia, come già per il decennale dibattito sulle armi, la falsa lettura originalista è stata imposta politicamente alla Corte Suprema che ha finito per operare non più come arbitro, ma come braccio giudiziario di una parte politica. Al di là della volontà di negare l'evidenza, è il tono monarchico che sorprende: l'insistenza sul nome completo di Trump, il riferimento a Re Giacomo, evidenziano una voglia di monarchia che è al tempo stesso aspirazione alla dittatura. Una dinastia non può essere cancellata da un eventuale cambio di maggioranza elettorale, e resta in carica per sempre. Alla faccia dei diritti del 49% degli americani che quanto meno, seguendo il ragionamento dei conservatori, non amano Trump e la sua linea politica.

https://www.theamericanconservative.com/they-like-him-they-really-like-him/
https://www.nytimes.com/2024/12/16/us/politics/young-republicans-gala.html

Il libro

Il Libro

Euramerica

Di Gianfranco Pascazio
Edizioni l'Ornitorinco

Acquistalo ora su: