Inaugurazione (5) Barak Obama 2009 - A New Birth of Freedom
Voci dall'America

Inaugurazione (5) Barak Obama 2009 - A New Birth of Freedom

Nella breve carrellata sulla storia dell'inaugurazione presidenziale negli USA, il 20 gennaio 2009 segna una data memorabile: il primo presidente afro americano accolto dalla più grande folla mai vista sul Mall della capitale federale. Al  delle controversie sul calcolo dei  presenti, fu indiscutibile l'atmosfera di un popolo diviso che si ritrovava, di persone mature che volevano partecipare al punto di arrivo di una grande storia, insieme a giovani ansiosi di ricevere il testimone e continuare il cammino.

Nel bicentenario della nascita di A. Lincoln quella folla, insieme ai milioni di spettatori collegati via TV, voleva dire che 150 anni dopo la guerra civile un altro capitolo si chiudeva, quello della segregazione.  Si sarebbe presto dimostrato che restava aperto il capitolo del razzismo, che proprio per l'avvento alla presidenza di Obama è stato ravvivato da nuove motivazioni, rinfocolando lo squallido fenomeno del suprematismo bianco.

Ma il senso della cerimonia, dell'enorme partecipazione - venduti quasi 700.000 biglietti della metropolitana con l'effige di Obama - e della contemporanea speranza per una parte della popolazione e frustrazione per l'altra, è quello tutto americano di un nuovo inizio. Il discorso di Obama, durato venti minuti nella gelida giornata di sole, si è basato sulla citazione del discorso di Lincoln a Gettysburg, "una nuova alba di libertà", ma non circoscritta alla questione razziale. Più avanti Obama ha infatti detto "A partire da oggi, dobbiamo rialzarci, togliere la polvere del passato e iniziare il lavoro di rifondazione dell'America".

Un nuovo inizio per una nazione pur giovane, nata dalla forte coesione di pochi coloni di diversa origine, ed affermatasi coinvolgendo nel suo esperimento uomini e donne arrivati da ogni parte del mondo. Una nazione che sembra avere smarrito la sua identità da quando ha assunto un ruolo planetario dominante, rinunciando a molte delle certezze che l'hanno innalzata a quel rango.

Come ha osservato l'ex Presidente W. Clinton, "È certo un momento storico perché il presidente Obama è il primo presidente afro americano, ma in realtà è più di questo: è un momento in cui stiamo chiaramente avviando un nuovo inizio. L'America è un paese di ripetute seconde possibilità e nuovi inizi ".

Anche l'ex segretario di stato repubblicano, il generale C. Powell ha condiviso l'attesa "che il popolo americano si riunisca ...dobbiamo tutti fare qualcosa per aiutare il paese ad andare avanti sotto la guida di questo nuovo presidente".

Che l'atmosfera fosse di positiva e unanime attesa, è dimostrato dalla correttezza con cui il Senato quello stesso pomeriggio aveva approvato sette delle otto nomine ministeriali di Obama, ritardando per un supplemento di indagine solo la nomina di H. R. Clinton a segretario di stato.

Un'attitudine costruttiva che è impossibile ritrovare oggi, solo dodici anni dopo, con le promesse del nuovo inizio bruscamente fermate da quattro anni di ritorno al passato, a parole d'ordine, sedizioni, violenze, che si pensava fossero state messe definitivamente in archivio.

Vedremo la prossima settimana se la cerimonia di insediamento dell'allora vice di Obama, Joe Biden, che si annuncia spettrale per la convergente minaccia del virus e dei violenti di destra, riuscirà a dare qualche barlume di continuità con il nuovo inizio del 2009.

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