"Rule of law": negli Stati Uniti si alternano progressi e resistenze
Dopo la controversa assoluzione in Wisconsin di K. Rittenhouse per l'omicidio di due manifestanti, il tribunale di Brunswick (Georgia) il 24 novembre ha condannato tre uomini per l'uccisione a colpi di fucile di Ahmaud Arbery, un uomo di colore che correva a mani vuote inseguito dai pick up dei tre nostalgici del sud razzista. Ora i tre rischiano una condanna all'ergastolo, senza possibilità di libertà condizionale. Commentando la sentenza il Presidente Biden ha detto "Dobbiamo invece impegnarci nuovamente per costruire un futuro di unità e di forza condivisa...", ma non sembra che i democratici al Congresso abbiano intenzione di cogliere il messaggio unitario. Infatti la commissione di inchiesta del Congresso ha deciso di incriminare per oltraggio Steve Bannon, l'ex consigliere di Trump che aveva già schivato lo scandalo Cambridge Analytics e poi salvato dal condono presidenziale per una banale truffa, che ha rifiutato di testimoniare nel procedimento per l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Altri ex funzionari e lo stesso Trump potrebbero essere citati in giudizio e si preparano a sfidare le richieste del Congresso, con conseguenti, possibili incriminazioni per oltraggio.
Mentre qualcuno esulta per la potenziale punizione di chi ha contribuito all'attacco contro la democrazia dello scorso gennaio, altri, come Clay Risen del New York Times, riflettono sul potere del Congresso nei confronti dei testimoni recalcitranti, che nella storia ha già condotto ad abusi che dovrebbero consigliare molta cautela.
Storia, letteratura e cinema sono lì per ricordare i numerosi casi in cui negli 40 e 50 del Novecento il Comitato della Camera per le attività anti-americane, ha utilizzato il potere d'indagine per colpire semplici cittadini che si erano limitati ad esercitare i diritti propri di ogni americano. Nato in funzione anti fascista negli anni '30, il Comitato assunse dopo la fine della guerra mondiale il ruolo di fustigatore di ogni attività che potesse, anche assurdamente, diventare sospetta di essere una copertura per l'infiltrazione sovietica nella società americana. Benché essere comunista non fosse, e non sia oggi, illegale negli USA, molti intellettuali ed attivisti rifiutarono di testimoniare sostenendo il diritto per i privati cittadini di ignorare la volontà del Congresso. Come conseguenza scrittori come Dashiell Hammett, scenggiatori come Dalton Trumbo e persino medici come Edward Barsky, presidente del comitato per la protezione dei rifugiati anti franchisti (Barsky v. United States, 167 F.2d 241), ebbero carriere e vite troncate per avere sfidato il Congresso, suscitando l'indignazione dei loro sostenitori e la preoccupazione di una larga parte dell'opinione pubblica.
Come sostiene Clay Risen, malgrado questi disastri privati "la conseguenza maggiore, però, venne sopportato dall'America", visto che in quel periodo migliaia di persone in settori chiave della società - scuole, università, sindacati, chiese, giornali, industria cinematografica - hanno dovuto convivere con l'obbligo di soppesare ogni parola e ogni azione per evitare il rischio di essere posti di fronte all'eventualità di rischiare il proprio lavoro e la loro reputazione oppure sottomettersi al volere del Congresso.
La Corte Suprema intervenne due volte nella materia: prima nel 1957 (Watkins v. United States - 354 U.S. 178), delimitando in modo rigido i poteri dei comitati parlamentari ai soli casi di rifiuto di rispondere a una domanda "pertinente al caso in esame, chiara e limitata", senza quelle che sono entrate nel lessico politico americano come "battute di pesca", alla ricerca di indizi. Poi nel 1975 (Eastland v. United States Servicemen's - Fund 421 U.S. 491 ), la corte ha riconosciuto che finché il Congresso persegue attraverso una citazione in giudizio un obiettivo legislativo legittimo, per quanto possa essere ampio e a tempo indeterminato, è immune dalla possibile censura del sistema giudiziario.
Questo argomento potrebbe tornare nel calendario della Corte, che proprio nei prossimi giorni (1 Dicembre 2021) tornerà ad occuparsi delle limitazioni del diritto di aborto, che da ormai 4o rappresenta una delle più profonde spaccature all'interno della società americana, con riflessi immediati sulla politica. La Corte disegnata in senso conservatore con abilità e spregiudicatezza dal Partito Repubblicano negli ultimi sette anni, potrebbe accentuare l'orientamento alla contrazione dei diritti. E se finisse davanti ai giudici supremi anche la questione dei documenti sul 6 gennaio di cui Trump pretende la secretazione, allora un altro capitolo delle libertà civili tornerebbe al vaglio della Corte.
E' interesse di tutti quanti hanno a cuore il buon funzionamento della democrazia americana che Steve Bannon, così come lo stesso Trump e gli altri funzionari infedeli, siano indotti a testimoniare, e che si chiariscano sino in fondo le responsabilità del fallito tentativo di sovvertire il sistema democratico USA. Tuttavia é nell'interesse della democrazia che ogni attività di indagine resti nei limiti della legge, perché anche di fronte a tentativi di sovvertimento, è in base alle leggi che si deve condurre la difesa del sistema. Questi avvenimenti sono pagine nella storia americana, non nuova agli arretramenti, ma orientata al rafforzamento dell'uguaglianza, e riguardano certamente la "rule of law", per come viene gestita e amministrata da governo, parlamento e magistratura. Ma ancor di più riguarda i cambiamenti sociali e la loro influenza sul modo con cui la maggioranza degli americani guarda ai diritti fondamentali dei cittadini.
https://www.nytimes.com/2021/11/23/us/politics/steve-bannon-congress-indict.html
https://law.justia.com/cases/federal/appellate-courts/F2/167/241/1493956/